Sono ancora tutte da ricostruire le cause e la dinamica dell’attacco che sabato ha portato all’uccisione di tre soldati delle Forze di Difesa israeliane (Idf) in un’area del deserto del Negev, nella zona del monte Harif, al confine con l’Egitto. I militari di Tel Aviv hanno rilasciato una comunicazione stringata nella quale parlano di “incidente di sicurezza” dovuto a un attacco compiuto da “un poliziotto egiziano”, come comunicato dal portavoce militare israeliano. “L’indagine è condotta – ha spiegato – in piena collaborazione con l’esercito egiziano”.
Inizialmente non era chiaro se quello avvenuto fosse un attentato da parte di gruppi filo-palestinesi, un conflitto a fuoco scoppiato con alcuni trafficanti che utilizzano quei percorsi per portare avanti il loro contrabbando o se l’episodio avesse coinvolto sia militari israeliani che egiziani. A fornire un primo chiarimento è stato il portavoce militare: “Nelle prime ore del mattino – ha spiegato -, due soldati dell’esercito, un uomo e una donna, sono stati uccisi da un assalitore che ha aperto il fuoco contro di loro mentre assicuravano una postazione militare al confine egiziano. Subito dopo – ha aggiunto – altri soldati sono arrivati nell’area e vi hanno condotto ricerche. A mezzogiorno i soldati hanno identificato l’assalitore in territorio israeliano e uno scambio a fuoco si è sviluppato tra di lui e i soldati che hanno sparato e ucciso il sospetto. Durante lo scontro a fuoco, un soldato è stato ucciso e un sottufficiale è stato leggermente ferito”. I soldati, ha concluso, “continuano a perlustrare l’area per escludere la presenza di altri assalitori”. Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha tenuto una riunione con il capo dell’Idf, il tenente generale Herzi Halevi, e altri funzionari della Difesa sugli scontri a fuoco.