“Urla e rumori molesti”: il 22 maggio una famiglia che vive ormai da tre anni in un condominio di Casalgrande (Reggio Emilia) ha ricevuto una diffida dal vicinato, che ha lamentato “una grave situazione di disagio“. Il “disagio” contestato è quello creato in particolare da uno dei bambini presenti nell’appartamento, affetto dal disturbo dello spettro autistico. “Ci siamo rimasti molto male perché è una cosa che non è scaturita da noi ma che in primis subiamo“, hanno commentato i genitori del piccolo di 7 anni, che hanno anche un altro figlio di 4.

Ad “accusare” la famiglia sono i condomini dell’appartamento sovrastante e sottostante, una coppia di pensionati e una giovane donna. “I miei assistiti riferiscono della grave situazione di disagio che sono costretti a vivere da diversi anni a causa di urla e rumori molesti che promanano dalla vostra unità abitativa”, viene riportato nella diffida scritta dal legale. Una situazione che – sempre secondo quanto si legge nel documento – continuerebbe ormai da anni, vivendo fasi di “acutizzazione” durante le quali “risulta impossibile godere serenamente dei propri spazi domestici”.

Ma la famiglia si è difesa spiegando che le cosiddette “fasi di acutizzazione” rappresentano episodi “normali”, legati alla patologia di cui soffre il figlio. Nella diffida gli avvocati contestano perfino che “si avvertono chiaramente anche le grida dei genitori (della madre in particolare) probabilmente ormai senza armi nella difficile battaglia contro questa patologia”.

Citati anche spostamenti di sedie e mobili, sportelli che sbattono, tonfi e rimbombi sul pavimento, a tal punto che – a detta dei vicini – “vivere gli spazi domestici è divenuto quasi impossibile”. Una situazione che sembra insostenibile visto che i pensionati e la giovane donna affermano anche di avvertire “l’esigenza di trovarsi altrove se sono a casa”, nonostante si dichiarino consapevoli della situazione estremamente delicata vissuta dalla famiglia.

L’invito finale ai due genitori è quello di “rivolgersi quanto prima al servizio sanitario al fine di richiedere assistenza qualificata”. Un appello che ha colpito profondamente i genitori del piccolo, che asseriscono di fare già tantissimo per il figlio, a tal punto che “uno dei nostri stipendi va alle terapie di Giacomo”, dichiarano. “Viviamo con l’angoscia. Un figlio autistico è difficile da gestire, ma sapere di avere attorno persone che non si sforzano di capire ci tormenta ancora di più. Gli autistici attraversano spesso momenti di gravi crisi, è difficile anche per noi”, aggiungono amareggiati i genitori, che si domandano cos’altro possono fare, se non seguire il figlio quanto più possibile e scusarsi di eventuali disagi.

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