Antonio Goglia (questo il suo nome) intervistato da ItaliaOggi, ha dichiarato che il corpo della Orlandi si troverebbe “nei sotterranei del Castel Sant’Angelo"
Solo 18 giorni e saranno trascorsi 40 anni esatti da quel pomeriggio del 22 giugno in cui Emanuela Orlandi è scomparsa. Era andata a lezione di musica nel centro di Roma e non è mai più tornata dall’altra parte del Tevere dalla sua famiglia, in Città del Vaticano. E man mano che si avvicina questo triste anniversario, ogni giorno sbucano piste e testimoni con soluzioni fulminee al caso senza che però tutto questo porti su una sola traccia concreta della sorte della ragazza.
Soltanto ieri, l’ultima: un ex carabiniere ha scritto in una lettera indirizzata al Sostituto Procuratore Stefano Luciani (incaricato dalla Procura di Roma di riaprire le indagini) che il corpo di Emanuela si troverebbe sepolto a Castel Sant’Angelo. Antonio Goglia (questo il suo nome) intervistato da ItaliaOggi, ha dichiarato che il corpo della Orlandi si troverebbe “nei sotterranei del Castel Sant’ Angelo, o Mole Adriana, altrimenti detta Mausoleo di Adriano, dietro una porta rinforzata dovrebbe trovarsi una stanza di circa 20 metri quadri”. Qui, secondo le dichiarazioni, “dovrebbero trovarsi resti umani” e anche quelli di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori (l’altra ragazza scomparsa nel 1983). La struttura dovrebbe ricadere sotto l’autorità del Comune di Roma e perciò non dovrebbe essere difficile approntare un sopralluogo”. L’uomo non più in servizio ha poi aggiunto una sua interpretazione personale che sembra evocare la trama di un romanzo di Dan Brown. “Secondo la mia tesi – ha aggiunto – il codice 158 (in riferimento alla prima telefonata al centralino della segreteria di Stato del Vaticano da parte di presunti rapitori, nda) identifica senza ombra di dubbio il canone 1058 che impone il celibato sacerdotale. Quel codice serve a fare comprendere immediatamente cosa vogliono i sequestratori: l’abolizione del celibato sacerdotale, canone 1058, altrimenti avrebbero ucciso la Orlandi e la Gregori. Il numero 1058 del canone in questione i sequestratori lo indicano chiaramente nel chiedere che il codice telefonico di loro accesso alla Segreteria di Stato vaticana per le trattative fosse il codice 158”.
Prima ancora di essere verificata la notizia è stata rimbalzata da testate di stampa nazionali e agenzie di stampa. “È pura follia, com’è possibile che gli venga data tutta questa attenzione? – la replica amara di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela – Lo conosco da anni – spiega -, ogni volta cambia ipotesi, e a cominciare da Nicotri o Peronaci gli dànno tutto questo spazio. E’ uno che racconta frottole. Ma possibile che ormai la stampa in generale lavora con il copia e incolla senza cercare riscontri? Ora che è un momento particolare si lanciano ipotesi? Basandosi solo su “dove guarda l’angelo di Castel Sant’Angelo?” (in riferimento alla lettera anonima arrivata anni fa all’avvocato degli Orlandi, Laura Sgrò). Andiamo dietro ad ogni fantasiosa ipotesi, forse era il caso che approfondissi (rivolto al carabiniere) un po’ di più la tua, ma purtroppo per molti è un gioco”.
L’intervista di Italia Oggi è firmata dal giornalista Pino Nicotri che negli anni ha avanzato a gran voce diverse ipotesi molto “forti” sulla sparizione di Emanuela nei suoi libri sul caso Orlandi. Intanto, è ferma la commissione d’inchiesta parlamentare che aveva incassato voto unanime alla Camera per poi arenarsi in Senato su richiesta di un senatore di Fratelli D’Italia, Marco Lisei, che ha richiesto delle audizioni prima della votazione. “È ormai chiaro – ha dichiarato il deputato del Pd Roberto Morassut che fortemente ha voluto questa commissione – che dal giorno in cui si è capito che il Parlamento se ne sarebbe occupato è ripresa la giostra dei depistatori, degli esibizionisti, dei furbi che cercano di creare nuove cartine fumogene. Invece serve un lavoro serio di setaccio e di collaborazione delle massime istituzioni vaticane e italiane. La commissione a questo serve. La si approvi senza più ritardi”.