Entro i prossimi anni potrebbe essere finalmente disponibile un vaccino di prevenzione contro la borreliosi di Lyme, un’infezione trasmessa dalle zecche e causata dal batterio chiamato spirocheta Borrelia. Ad avvalorare questa incoraggiante ipotesi un nuovo studio condotto dagli scienziati della Blekinge University of Technology. Il gruppo di ricerca, guidato da Johan Sanmartin Berglund, ha avviato la prima sperimentazione di un farmaco di prevenzione sviluppato per proteggere l’organismo umano dalla malattia di Lyme. Identificata per la prima volta nel 1976, la malattia di Lyme deve la propria denominazione all’omonima città americana in cui è scoppiata la prima epidemia riconosciuta di questa patologia. Il numero di casi di malattia di Lyme segnalati ai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani è più che raddoppiato negli ultimi 20 anni e oggi superano circa 450mila episodi ogni anno. Attualmente, riportano gli esperti, la borreliosi di Lyme è la malattia trasmessa da zecche più comune negli Stati Uniti, ma è presente anche in Europa, in Cina e Giappone.
L’infezione, di origine batterica, colpisce prevalentemente la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni. La malattia può manifestarsi con sintomi gravi, persistenti e, se non viene curata, assume un decorso cronico. Questa condizione si sviluppa quando l’organismo entra in contatto con uno dei quattro batteri del genere Borrelia responsabili della malattia, la cui diffusione sembra specifica in base alle zone del mondo in cui si verificano i casi. Dal punto di vista epidemiologico, si legge sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo i dati raccolti dal Ministero della Sanità tra il 1992 e il 1998 in Italia si sarebbero verificati circa un migliaio di casi di borreliosi di Lyme. Le Regioni maggiormente interessate sono il Friuli-Venezia Giulia, la Liguria, il Veneto, l’Emilia-Romagna e il Trentino-Alto Adige, mentre nelle Regioni centro meridionali e nelle isole le segnalazioni sono piuttosto sporadiche.
I primi sintomi della malattia sono intermittenti e mutevoli, ma nel corso di poche settimane possono manifestarsi disturbi neurologici, mialgie, meningiti, polineuriti, linfocitomi cutanei, miocarditi e disturbi della conduzione atrio-ventricolare. A distanza di mesi o anni dal momento dell’infezione, il paziente può sperimentare alterazioni dell’apparato muscolo-scheletrico, del sistema nervoso centrale e periferico, della cute e dell’apparato cardiovascolare. Gli esami di laboratorio non sono sempre in grado di confermare o escludere in modo definitivo la malattia, che inoltre non porta a sviluppare immunità. L’infezione può quindi ripresentarsi più volte nel corso della vita, per questo, sottolineano gli scienziati, la possibilità di un vaccino rappresenta un’opzione importante per la salute pubblica. A contrarre la malattia anche Victoria Cabello, conduttrice televisiva e attrice italiana con cittadinanza britannica, nota per diversi ruoli in alcune fiction e lungometraggi come “Cuore contro cuore” e “Il cosmo sul comò”. La patologia non è stata diagnosticata per oltre un anno.
I ricercatori svedesi hanno reclutato oltre 15mila persone per testare il nuovo farmaco contro la malattia di Lyme. Avviata più di un anno fa, la sperimentazione sta mostrano risultati incoraggianti. I partecipanti, che devono ora ricevere la terza dose del vaccino, non hanno riportato effetti collaterali significativi o disturbi associati all’immunizzazione. “Sviluppare un approccio mirato alla prevenzione della malattia di Lyme – afferma Sanmartin Berglund – è molto complicato, perché i batteri responsabili della patologia esistono in diverse varianti. Nel lavoro preliminare, per superare queste difficoltà, abbiamo mappato le forme di malattia che si trovano in Europa e i ceppi che possono essere coperti dalla vaccinazione”.
L’obiettivo finale del gruppo di ricerca è quello di realizzare un vaccino efficace in ogni parte del mondo. La regione di Blekinge, in Svezia, è stata selezionata come area del test a causa dell’elevata incidenza di malattia di Lyme a cui la zona è associata. “Saranno necessari ancora alcuni anni prima che il nostro vaccino possa essere approvato e reso disponibile per la popolazione europea – afferma Sanmartin Berglund – ma siamo molto fiduciosi dei risultati preliminari. Speriamo che la distribuzione del vaccino possa avvenire nel 2026”. “Seguiamo con molta attenzione il lavoro dei nostri colleghi svedesi – commenta Federico Gobbi, direttore del dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’IRCCS Sacro Cuore di Negrar (Verona) – perché la malattia di Lyme è presente anche in Italia, ed è endemica in particolar modo nelle regioni del Nord. A differenza di altre patologie veicolate dalle zecche, come la Tick Borne Encephalitis (Tbe), le armi a disposizione contro la malattia di Lyme prevedono solamente una pronta diagnosi e una terapia antibiotica. Un nuovo vaccino potrebbe pertanto svolgere un ruolo fondamentale nella lotta alla patologia, con implicazioni importanti specialmente per le persone maggiormente esposte alle punture di zecche”.
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Valentina Di Paola