Vecchio e nuovo si intersecano quotidianamente sui mercati finanziari e nell’economia mondiale ma non è ancora detto se in futuro il secondo spiazzerà completamente il primo.

Dopo il boom delle criptovalute durante i lockdown, nell’ultimo anno le cose sono cambiate: la capitalizzazione di mercato globale è passata da 2.250 miliardi di dollari a 798 miliardi, un calo del 64,5 per cento. Ciononostante, da qualche mese le banche si sono tuffate nella tecnologia AI, utilizzando l’intelligenza artificiale per ottimizzare il portafoglio dei clienti, migliorare l’allocazione delle risorse o vincere in borsa.

Diverso il comportamento delle banche centrali che durante lo stesso periodo hanno ricominciato ad accumulare riserve in oro e lo fanno acquistando il metallo giallo sul mercato mondiale, vuoi Over-the-Counter (OTC), ossia comprandolo direttamente da una bullion bank o da una raffineria d’oro riconosciuta a livello internazionale (ad es. MKS PAMP), oppure da altre banche centrali o organizzazioni internazionali, come il Fondo monetario internazionale (FMI). Alcune hanno persino aumentato le riserve auree estraendo o raffinando la produzione nazionale di oro.

Per ora l’immaterialità delle criptovalute e dell’intelligenza artificiale non si è sostituita, piuttosto sta imparando a convivere con la madre di tutta la materialità monetaria e finanziaria: il lingotto.

Secondo il World Gold Council (WGC), nei primi due mesi del 2023 le banche centrali hanno acquistato 125 tonnellate nette di oro, la quantità più alta da quando le prime sono diventate acquirenti netti nel 2010. Tanto per avere un’idea di cosa stiamo parlando: nel terzo trimestre del 2022, le banche centrali hanno comprato un record di 399 tonnellate di oro per un valore di circa 20 miliardi di dollari, più degli acquisti totali di un anno intero dal 1967.

I motivi?

L’oro rimane il bene più sicuro e stabile, scudo inattaccabile contro l’inflazione, la svalutazione della valuta e i rischi geopolitici, fenomeni ormai all’ordine del giorno e non risolvibili nel breve periodo. Sempre secondo un sondaggio del World Gold Council, il 61 per cento delle banche centrali prevede di aumentare le proprie riserve auree nel corso del prossimo anno.

È innegabile, che la guerra in Ucraina abbia scosso l’ordine finanziario globale ed alimentato l’inflazione. Le sanzioni imposte alla Russia hanno infatti messo in evidenza la vulnerabilità delle riserve in dollari Usa per le nazioni non occidentali, quelle non appartenenti al mondo ricco, spingendole a diversificare. Le banche EMDE, quelle delle economie emergenti ed in via di sviluppo, usano le maggiori riserve di oro come cuscinetto contro qualsiasi crisi di pagamento che potrebbe scoppiare a causa di sanzioni attuali o future. Anche la Russia e la Cina hanno acquistato oro in modo aggressivo per proteggersi da future sanzioni.

Quali le implicazioni per l’economia globale e gli investitori? L’aumento della domanda e del prezzo dell’oro è positivo per i produttori, i raffinatori e gli investitori dell’oro. Può anche far gravitare la liquidità e la stabilità del mercato del metallo giallo, nonché la trasparenza e la responsabilità delle banche centrali a tali fini. Sul lato negativo, però può creare squilibri e tensioni nel sistema monetario internazionale, alcuni paesi potrebbero sentirsi minacciati o svantaggiati dalla crescente influenza e potere di altri paesi. Può anche aumentare la volatilità e l’incertezza dei mercati valutari, nonché il rischio di conflitti e sanzioni.

Pericoli legati a scenari di grande incertezza che ci si domanda se l’avvento del sistema linguistico dell’intelligenza artificiale potrà prevedere, che questa sia la prima prova del nove dell’immaterialità monetaria?

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