La minaccia di infezione è più ipotetica che realistica: un bel rebus per i giudici che dovranno formulare una sentenza
Ragazzo adottato e affetto da epatite B “contamina” il cibo di casa e i genitori lo portano in tribunale. L’incredibile vicenda di disagio psicologico domestico è stata raccontata nell’edizione romana del Corriere della Sera. L’oggi 26enne lituano Liudivikas è stato adottato molti anni fa da una coppia romana, Vito Crociata e Gina Pisciotta, assieme ad altri tre ragazzini, tra cui due fratelli di Liudivikas, uno dei due suo gemello. Come precisa Open “il ragazzo pensava che i genitori avessero più attenzioni per gli altri, lamentando ad esempio il “bacio della buonanotte”, l’acquisto di pochi vestiti e i pasti non preparati per lui”. Insomma l’odio per i genitori adottivi si sviluppa con diversi maltrattamenti ma ancora senza il coup de theatre del contagio volontario.
La coppia di coniugi denuncia comunque il figlio adottivo alle autorità e in tribunale dove si apre un processo con rito abbreviato che finisce con una condanna a due anni di reclusione per il ragazzo in una casa famiglia. Al ritorno a casa si va di male in peggio perché il ragazzo oramai maggiorenne si vendica in maniera machiavellica per mesi. Essendo affetto da epatite B, contratta nella casa famiglia, ogni volta che la madre adottiva prepara il pranzo o la cena, Liudivikas si lecca un dito e lo sfrega su piatti, stoviglie, bicchieri e soprattutto cibo pronti per i pasti.
Ecco allora la nuova denuncia e il processo che verrà. Come riporta il Corriere il gup, nelle motivazioni della sentenza di condanna dell’odierno imputato, definisce l’adozione da parte della coppia come un “grandissimo atto di coraggio”: “La crescita dei ragazzi si rivela complessa. Perché, come nota il gup, i coniugi Crociata sono soli. Nonostante le difficoltà, Vito e Gina non fanno mancare niente ai loro figli adottivi. Una bella casa. Un contesto familiare dove sono amati. Buone scuole. Soldi”. Va però infine segnalato che, come riporta il sito della rinomata clinica Humanitas di Milano: “L’epatite B è una malattia che si trasmette con i contatti sessuali e a contatto con sangue infetto: il virus può essere infatti veicolato da sangue, sperma e liquidi vaginali. Il contagio non può invece avvenire per contatti casuali come strette di mano, abbracci, baci, starnuti o condivisione di posate e bicchieri”. Insomma, la minaccia di infezione è più ipotetica che realistica. Un bel rebus per i giudici che dovranno formulare una sentenza.