Una persona “insospettabile” che si guadagnava facilmente la fiducia dei giovani con cui entrava in contatto. E ancora: “Quasi piacione ma con eleganza”, a tal punto da essere definito addirittura “magnetico“. È questo l’identikit del cinquantenne romano, presidente della sede di un’associazione di volontariato a Roma nel quartiere Appio Tuscolano (Castelli Romani), che è attualmente accusato di violenza sessuale continuata. “Particolarmente attratto dai ragazzi” – continua così la descrizione dell’uomo fornita da diversi volontari dell’associazione – , le sue vittime preferite erano proprio i maschi tra i 16 e i 18 anni, che sarebbero stati costretti dal cinquantenne a consumare rapporti sessuali con lui subendo ricatti e pressioni psicologiche.
Secondo quanto riportato dal Messaggero, gli abusi sarebbero emersi grazie al racconto fornito da una ragazza alla sua psicologa durante una seduta. La giovane, anche lei dei Castelli Romani, era infatti amica di una delle vittime. “Lo ha violentato nella sede, con una mano gli tappava la bocca e intanto abusava di lui. È scioccato, sono disperata ho paura che faccia una sciocchezza”, ha raccontato la ragazza, in apprensione per l’amico, volontario nell’associazione guidata dal 50enne, alla sua terapeuta. Il suo racconto ha permesso quindi di risalire al responsabile delle violenze: la psicologa infatti, dopo essersi accertata dell’attendibilità delle dichiarazioni della sua paziente, ha immediatamente allertato il commissariato di polizia di Marino, fornendo tutti i particolari appresi durante la seduta.
Da lì sono partite le indagini e le ricerche delle forze dell’ordine, che hanno raccolto prove e testimonianze di diversi volontari che operavano nell’associazione, finché il cinquantenne non è stato rintracciato, arrestato e condotto in un carcere romano. Secondo le ricostruzioni, gli abusi perpetrati da quello che era noto nella comunità come “una persona perbene, stimata e gentile con tutti” avrebbero coinvolto dieci volontari dell’associazione. La dinamica era sempre la stessa: il 50enne utilizzava il suo ruolo di presidente per minacciare l’allontanamento delle vittime dall’associazione, costringendo i ragazzi a rapporti sessuali – anche più volte al giorno – per salvaguardare il proprio posto, approfittando soprattutto di chi era in prova o di chi necessitava di quel percorso di volontariato per future referenze lavorative. Gli abusi avvenivano soprattutto nella sede dell’associazione, durante le attività o gli incarichi educativi, e si sarebbero prolungati per due anni, anche se non è stata esclusa dagli inquirenti l’ipotesi che le violenze abbiano avuto inizio molto tempo prima.
Alcune delle vittime (a cui adesso sarà affiancato un percorso psicologico), dopo aver raccontato agli inquirenti qualche episodio di violenza, sono riuscite a ricordarne altri, che probabilmente erano stati rimossi: quello che tutti i ragazzi hanno sottolineato è la stata la coercizione psicologica messa in atto dall’uomo, che utilizzava la sua condizione di superiorità per ottenere ciò che voleva. Ma c’è anche chi, tra i giovani ascoltati durante le testimonianze, si era accorto del pericolo: “Era troppo gentile, troppo bendisposto ad ascoltare a fingersi amico e confidente e in fondo voleva solo appagare i suoi desideri morbosi e perversi”, ha detto qualcuno.