Mai come oggi è necessario celebrare la Giornata mondiale dell’ambiente per tentare di scuotere gli animi e indurre il cittadino “normale” a pensare, una volta tanto, con la propria testa e a guardarsi intorno per capire la gravità di quanto sta accadendo con il mutamento climatico. E’ per questo che vorrei dedicare questa giornata 2023 agli studenti e alle studentesse che stanno occupando la facoltà di Geologia della Sapienza per ottenere una massiccia e tempestiva riduzione delle emissioni di gas serra: iniziando proprio dall’operato dell’Università, cui chiedono di condannare le responsabilità ambientali e sociali delle aziende fossili, chiudendo subito accordi, convenzioni e progetti di ricerca ora in vigore con aziende Eni, Snam e Leonardo e di adoperarsi perché il governo aumenti il Fondo di Finanziamento Ordinario, in modo che la ricerca abbia i fondi per svolgersi in maniera indipendente.

Insomma, la loro scandalosa richiesta è che “l’Università, in quanto luogo fulcro del sapere e della ricerca, si erga a baluardo dei risultati della comunità scientifica e promuova le misure più efficaci per ridurre velocemente le emissioni”, troncando le “collaborazioni con aziende che non solo hanno piani industriali di decarbonizzazione incompatibili con i tempi indicati dai più solidi studi scientifici ed economici, ma si prodigano anche per influenzare le politiche governative a proprio vantaggio, rallentando la transizione ecologica”.

Hanno perfettamente ragione. Il vero scandalo è l’operato del nostro paese che, mai come adesso, fa di tutto per boicottare le (già insufficienti) misure imposte a livello comunitario: si introducono deroghe e proroghe per la eliminazione dell’usa e getta; non si fanno i decreti per attuare la legge “salvamare”; si emana una legge per creare la categoria delle industrie “di interesse nazionale” onde sottrarre le massime aziende inquinanti (ad iniziare dall’Ilva) alla osservanza della legge e ai doverosi provvedimenti della magistratura; si tiene in vita un testo unico ambientale pieno di buchi e smagliature, del tutto inefficace come deterrente dato che prevede solo contravvenzioni oblabili e destinate alla prescrizione; si prevede la punibilità del disastro ambientale solo se viene provocato “abusivamente”; si consente l’uso nei campi coltivati di fanghi di depurazione con sostanze altamente tossiche.

E nulla si fa per rispettare le priorità comunitarie in tema di rifiuti, basate in primo luogo sulla prevenzione e cioè su scelte politiche per indurre le aziende ad operare per ridurre al massimo la produzione di rifiuti, ove la famosa “termovalorizzazione” viene ammessa solo come residuale e, peraltro, deve essere ridotta il più possibile. E potrei continuare a lungo, specie se poi andiamo a vedere la totale inadeguatezza dei controlli sull’applicazione della normativa ambientale.

Quello che, soprattutto, in questa giornata va fatto capire alla gente è che interventi drastici contro i gas serra e a difesa delle risorse naturali sempre più scarse non sono degli “optional” ma una necessità inderogabile per tentare di salvare il nostro pianeta e la nostra civiltà dalla catastrofe annunciata. E pertanto non si può continuare a parlare di “transizioni morbide” con “bilanciamento ragionevole” tra esigenze economiche e tutela ambientale. Anzi, propongo agli studenti di aggiungere alla loro lista anche la richiesta di bandire per sempre l’aggettivo “sostenibile” quando si parla di economia e ambiente, visto che viene usato per sancire che è possibile intervenire solo se si tratta di scelte “sostenibili” per l’economia.

Del resto, non a caso, oggi l’unico criterio di valutazione per un paese è la “crescita” e l’unico indicatore è il Pil (prodotto interno lordo), non il benessere e la felicità dei cittadini. Insomma, dobbiamo approfittare anche di questa giornata per ricordare quanto Papa Francesco ha scritto nell’enciclica Laudato si’ e cioè che “la protezione ambientale non può essere assicurata solo sulla base del calcolo finanziario di costi e benefici. L’ambiente è uno di quei beni che i meccanismi del mercato non sono in grado di difendere o di promuovere adeguatamente. Ancora una volta, conviene evitare una concezione magica del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la crescita dei profitti delle imprese o degli individui.

È realistico aspettarsi che chi è ossessionato dalla massimizzazione dei profitti si fermi a pensare agli effetti ambientali che lascerà alle prossime generazioni? E pensare che appena un anno fa il nostro Parlamento ha modificato la Costituzione per sancire, nella legge fondamentale dello Stato, che “la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni”.

E’ anche per questo che dobbiamo essere grati agli studenti e alle studentesse della Sapienza che oggi occupano pacificamente Geologia. Non solo fanno questo per tutti noi ma lo fanno anche, appunto, nell’interesse delle future generazioni. Come dice la Costituzione.

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