Di ambiente e clima si parla abbastanza poco sui media, a parte momenti particolari come nel caso delle polemiche che hanno seguito l’alluvione in Emilia-Romagna. Tuttavia, su scale di tempo più lunghe, vediamo che la preoccupazione per il cambiamento climatico si sta gradualmente diffondendo. Gli ultimi dati dell’Eurobarometro (li trovate a questo link) indicano che il 12% degli europei mettono il cambiamento climatico fra le loro preoccupazioni principali, con l’Italia esattamente nella media. Non è così poco come sembra: 10 anni fa, solo il 6% dei cittadini europei dava questa risposta, e in Italia il 4%. Anche rispetto ai tempi pre-covid (ormai remoti) quest’anno abbiamo guadagnato un paio di “punti-preoccupazione” in più.
La reazione alla percezione di un problema grave può essere semplicemente di negare che esiste, oppure anche di esagerarlo. È successo per l’alluvione in Emilia-Romagna, dove per alcuni è ovvio che è stata colpa dei cambiamenti climatici mentre, per altri, è stata tutta colpa dei Verdi, o magari delle nutrie. Più in generale, sembra chiaro che l’aumento dei preoccupati stia andando in parallelo con quello degli scettici. Questi ultimi sono molto attivi nella discussione, sia pure a un livello parecchio superficiale con varie accuse di complotti dei poteri forti e ragionamenti su cose tipo le Alpi senza ghiaccio nel Medio Evo, e perché non si considera l’effetto del sole, e poi oggi sta piovendo, e allora? Dall’altra parte, peraltro, non è che la reazione sia molto migliore. “L’Ipcc dice così, quindi è vero” o, peggio, è arrivata la proposta di proibire per legge il “negazionismo climatico”.
Ma invece di lanciarsi a parlare di complotti o invocare censure, non sarebbe il caso di cercare di capire meglio di cosa stiamo parlando? La scienza del clima non l’ha inventata il WEF in combutta con i Rettiliani, mentre i modelli climatici sono ben altra cosa in confronto alle due curve disegnate a mano che sono state usate come scusa per chiuderci in casa al tempo della pandemia. La scienza del clima ha più di cento anni di storia di studio di un argomento difficile e complesso ed è oggi uno dei campi di studio più attivi e più fecondi della scienza moderna. Ci ha fornito un quadro grandioso e affascinante del comportamento del clima terrestre su un arco di tempo di centinaia di milioni di anni e anche di più. Ci permette di interpretare come la biosfera abbia potuto sopravvivere per tutto questo tempo e di capire come fasi di instabilità climatica abbiano portato alle grandi estinzioni di massa. Quella dei dinosauri, 66 milioni di anni fa, è stata solo una delle tante e nemmeno la più grande.
Niente della scienza del clima è al di là della critica. Anzi, senza critica non c’è progresso. Così, manteniamo pure un sano scetticismo, evitiamo però le polemiche distruttive che servono solo a demonizzare, non a costruire. Se prendiamo questo atteggiamento, vediamo che il cambiamento climatico non è qualcosa che i modelli prevedono per un futuro più o meno remoto. Sta avvenendo qui e ora: lo possiamo vedere e lo possiamo misurare. Siamo arrivati a una concentrazione di CO2 mai vista da milioni di anni, quando le temperature erano 4-7 gradi più alte di oggi. E la temperatura continua ad aumentare. Quest’anno, lo sviluppo della condizione chiamata “El Niño” nell’Oceano Pacifico sta già causando temperature particolarmente alte, e potrebbe portare il 2023 a battere tutti i record storici.
Il cambiamento ci sta già facendo dei grossi danni, per esempio rendendo le nostre città invivibili in estate se non in ambienti condizionati. Per non parlare del ritorno delle zanzare, ormai vittoriose ovunque. Ma i danni peggiori li sta facendo la tropicalizzazione del clima, con periodi di siccità prolungati, alternati a periodi di piogge intense. Che queste piogge intense abbiano avuto un ruolo nel disastro in Emilia Romagna è perlomeno probabile, anche se non è stato certamente il solo fattore in gioco. Aggiungete la sparizione della neve in montagna che faceva da riserva d’acqua in estate, e capite quali sono i problemi che la siccità porta all’agricoltura e perché si parla di desertificazione in corso per il Sud d’Italia, e forse non solo per il Sud.
Questi problemi non possono che peggiorare se continuiamo a comportarci come abbiamo fatto finora, ovvero ignorando l’impatto delle attività umane sull’ecosfera. Il CO2 emesso dalla combustione dei fossili è probabilmente il fattore principale che causa il riscaldamento, ma altri, come la deforestazione e la perdita della biodiversità hanno il loro peso.
Ma concludiamo con qualche nota di ottimismo. La prima è che la transizione globale verso le rinnovabili sta andando alla grande. Abbiamo passato il livello di 1000 miliardi di dollari all’anno di investimenti nella transizione; continuando così possiamo ragionevolmente sperare di liberarci dai combustibili fossili in tempi ragionevoli.
In più, stiamo vedendo un certo “rinverdimento” del pianeta, quasi certamente causato dall’effetto fertilizzante del CO2 (vedi questo link). Quindi sembra che la dea Gaia stia cercando di darci una mano a evitare il peggio. Ma dobbiamo lavorarci sopra, altrimenti la vecchia signora potrebbe decidere che non ci sopporta più e farci fare la fine dei dinosauri.