“Stop al consumo di suolo, se non ci si ferma si è complici della crisi climatica”. Lo dicono i cittadini del comitato per Pernate che da anni lottano contro la costruzione di un nuovo maxi-polo della logistica. In questa frazione di 3600 abitanti del comune di Novara, 860 mila metri quadri di terreno agricolo saranno trasformati in capannoni. “Secondo il progetto, il primo capannone dovrebbe sorgere qui a meno di cento metri dalle case – spiega uno degli abitanti, Tommaso Caccia mentre indica un traliccio – sarà più alto di quello, 22 metri, immaginate l’impatto che avrà sulle case”.
Intorno ci sono campi di soia, risaie e sorgenti. “Diventerà tutto asfalto – racconta Carlo Ferro, del comitato per Pernate – il danno è incalcolabile dal punto di vista della gestione delle acque, del paesaggio, della salvaguardia ambientale”. L’area, secondo il piano paesaggistico regionale, è considerata “ad alto valore agronomico”. Un vero e proprio “polmone verde” per gli abitanti della frazione che si sono auto tassati per presentare un esposto al Tar contro il progetto. La battaglia dei cittadini oltre al supporto di Legambiente, dei sindacati, e di studiosi come Luca Mercalli e Paolo Pileri ha trovato una sponda anche nella politica locale. Pd e M5S hanno portato in consiglio comunale le rivendicazioni del comitato presentando un’interrogazione alla giunta di centrodestra sull’impatto sulle risorse idriche della zona. La risposta scritta dell’assessore all’urbanistica, Valter Mattiuz, è stata questa: “Gli studi di natura idraulica e idrogeologica sono documenti attinenti alla pianificazione esecutiva e verranno prodotto e valutati dai competenti enti e uffici”. Un’affermazione “inaccettabile” secondo il capogruppo Pd Rossano Pirovano perché “le verifiche vanno fatte prima non a posteriori”. Con la crisi climatica che avanza, il comitato per Pernate chiede dunque di fermare il progetto: “Il Piemonte è la quarta regione d’Italia per consumo di suolo e Novara è la prima provincia della regione in questa triste classifica. Serve una moratoria sul consumo di suolo”.