Difficile credere alla “Roma città dei quindici minuti” del sindaco Gualtieri che con una serie di progetti di “rigenerazione urbana”, dovrebbe, nel corso del suo mandato, rammendare, ricucire il tessuto lacerato di Roma, dalle periferie al centro storico per ridurre le differenze tra centro e periferia. Difficile credergli dopo diciotto mesi di governo (e di conferenze stampa) durante i quali, non è riuscito a restituire un po’ di decoro a una città fiaccata dall’incuria decennale che continua a finire sulle prime pagine dei giornali nazionali ed esteri per degrado, abbandono, indifferenza.

Nell’attesa di ricredersi su Gualtieri, dobbiamo invece sperare nella realizzazione del Museo delle periferie e credere fermamente nell’inossidabile pervicacia del suo ideatore Giorgio de Finis. Tetragono e instancabile inventore di dispositivi museali, de Finis guarda al presente, non vive blindato nelle ztl e non si avvale della consulenza dell’armocromista, è saldamente convinto che il museo sia un’imperdibile occasione per il recupero e la riqualificazione delle periferie.

Dopo il “DIF, Museo Diffuso di Formello”, l’ultima sua invenzione è il “RIF, Museo delle Periferie” un museo oltre il grande raccordo anulare con il quale, nella faticosa realtà romana di Tor Bella Monaca, ha dato corpo e sostanza al fragile schema del rammendo teorizzato da Renzo Piano, trovando finalmente una sede definitiva nella realizzazione del progetto di Orazio Carpenzano, preside della facoltà di Architettura La Sapienza di Roma.

“Immaginarsi tutti periferia, equidistanti da un centro lasciato vuoto, è il solo modo per costruire un ecosistema urbano “plurale”, sano, equo e inclusivo” afferma Giorgio de Finis, ideatore e direttore artistico del Festival delle periferie, quest’anno alla sua seconda edizione con il titolo Uncentered Paradigma, il paradigma del non-centro, che si terrà alla Pelanda del Mattatoio Roma dal 5 all’11 giugno.

Nell’opaca e ingrigita vita culturale celebrativa romana, il Festival delle periferie promette ossigeno puro, affronta il presente tratteggiando il futuro assieme ai rappresentanti della cultura nazionale e internazionale: Nicolas Bourriaud ( Centro e periferia nell’Antropocene); Michael Herzfeld (La creazione politica della figura dell’emarginato); Francesco Careri (Soglie Ospitali); Valerio Magrelli (Periferie, letterature, suggestioni anulari) e molti altri che si avvicenderanno per sette giorni, provenienti dai più diversi ambiti disciplinari, per confrontarsi “intorno alla nozione di #periferia, vista non più come deprivazione, mancanza, marginalità” ma piuttosto come un possibile rovesciamento prospettico per ridefinire la città e le relazioni.

Luogo: LA PELANDA

Indirizzo: Piazza Orazio Giustiniani 4 – Roma – Lazio

Quando: dal 05/06/2023 – al 11/06/2023

Vernissage: 05/06/2023

Generi: festival

Sito web: https://iperfestival.it/

Uffici stampa: PALAEXPO

Uncentered Paradigma, il paradigma del non-centro, è il titolo della seconda edizione di IPER – Festival delle periferie, che si terrà negli spazi della Pelanda, al Mattatoio di Roma, dal 5 all’11 giugno. Il Festival è promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo, prodotto e organizzato dall’Azienda Speciale Palaexpo nell’ambito del progetto Museo delle Periferie.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

La bambina senza il sorriso di Antonio Menna è un libro che sembra una calamita

next
Articolo Successivo

Realismo, crudezza e uno “sconquasso di sintassi”: la “Guerra” di Céline così lontana da autocensura e buone maniere

next