La Sec accusa Binance, la maggiore piattaforma di scambio di criptovalute, di cattiva gestione dei fondi dei clienti e di aver mentito alle autorità di regolamentazione e agli investitori sulle sue attività, infrangendo quindi le leggi vigenti. Binance avrebbe mischiato “miliardi di dollari” di fondi dei clienti e li avrebbe inviati segretamente a una società separata controllata dal fondatore e amministratore delegato della società, Changpeng Zhao.

“Sosteniamo che Zhao e Binance conoscessero le regole ma hanno scelto consapevolmente di evaderle e mettere a rischio loro clienti e gli investitori”, ha spiegato la Sec, l’organo di controllo statunitense dei mercati. Il presidente della Sec Gary Gensler ha dichiarato: “Attraverso tredici accuse, sosteniamo che le entità di Zhao e Binance siano coinvolte in una vasta rete di inganni, conflitti di interesse, mancanza di divulgazione ed evasione calcolata della legge”.

Tra le accuse è inclusa la mancata registrazione come agenzia di compensazione, la mancata registrazione come broker e la mancata registrazione come exchange. La causa della Sec si aggiunge alle accuse mosse nel marzo di quest’anno dal regolatore statunitense Commodity Futures Trading Commission (CFTC) secondo cui Binance e il suo fondatore Zhao avrebbero consapevolmente offerto prodotti derivati ​​non registrati negli Stati Uniti, violando così le leggi federali.

“Siamo delusi” dal fatto che “abbia scelto di presentare un reclamo” chiedendo anche “soccorsi di emergenza”, è stata la risposta di Binance. “Fin dall’inizio, abbiamo collaborato attivamente alle indagini della Sec e abbiamo lavorato sodo per rispondere alle loro domande e rispondere alle loro preoccupazioni – ha aggiunto il colosso – Più di recente, ci siamo impegnati in ampie discussioni in buona fede per raggiungere un accordo negoziato per risolvere le loro indagini”. Ma “nonostante i nostri sforzi, con la sua denuncia di oggi la Sec ha abbandonato quel processo – ha concluso l’exchange – e ha invece scelto di agire unilateralmente e di agire in giudizio. Siamo scoraggiati da quella scelta”.

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