Ha lasciato Milano anche se dovrà essere risentita la 23enne che ha rischiato di essere l’altra vittima di Alessandro Impagnatiello, il 30enne che ha trucidato la fidanzata incinta al settimo mese, Giulia Tramontano. La giovane donna, collega del barman accusato omicidio aggravato, procurato aborto e occultamento di cadavere, aveva paura per sé e per Giulia, perché non sapeva “che fine avesse fatto” la ragazza che aveva visto poche ore prima e perché non sapeva “di che cosa fosse capace” l’uomo. Tant’è che, viste le richieste “pressanti” di lui di poterla vedere in piena notte, un collega l’ha accompagnata a casa: perché anche sul posto di lavoro “erano preoccupati”.
Del resto che la 23enne, anche lei rimasta incinta dell’uomo per poi abortire, ha rischiato come scrivono nel decreto di fermo di 29 pagine l’aggiunta di Milano Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo, che sottolineano anche come l’uomo abbia agito per futili motivi, manifestando una “reazione assolutamente sproporzionata rispetto alla causa che aveva scatenato la discussione” con la compagna. Inoltre, secondo la Procura, esiste la “concreta possibilità” che Impagnatiello possa “reiterare il reato”. Prova del rischio che possa commettere un altro omicidio sarebbe “il grave timore” di lei, quando l’omicidio era già stato commesso, “conoscendolo e temendo di subire la medesima sorte di Giulia, non gli ha aperto la porta e ha parlato con lui soltanto dal balcone”.
A ricostruire le ore tra il 27 e il 28 maggio agli inquirenti è stata lei. Quel sabato pomeriggio, dopo aver scoperto tutto “dalle varie menzogne che mi aveva raccontato”, ha deciso di dare appuntamento a Giulia. Non credeva più che davvero avesse chiuso con la sua compagna e men che meno che non fosse il padre di quel bimbo: “Eravamo entrambe vittime di un bugiardo”. Proprio vicino all’albergo dove Impagnatiello e lei lavoravano, le due ragazze si sono viste. “Abbiamo chiacchierato tranquillamente. Siamo state insieme un’ora, dopo di che lei è andata via”. Un incontro “veramente cordiale” cominciato con un abbraccio “per solidarietà femminile” e concluso con la proposta di ospitarla a casa a dormire, se ne avesse avuto bisogno. Lei disse di non preoccuparmi, ringraziandomi”. Nel mezzo le confidenze sul tradimento. Giulia “mi ha detto che Alessandro non avrebbe mai visto il figlio – prosegue la giovane – e che a lei interessava solo il bimbo e la sua salute. Non sapeva se” si sarebbe “recata a Napoli dai suoi genitori ma sicuramente non voleva più vedere Alessandro. Sarebbe comunque tornata a Senago, dopo il nostro incontro, per parlare” con lui e “per lasciarlo”.
La23enne non si fidava più di lui. Ha iniziato a registrare le conversazione, ha fotografato i guanti in lattice azzurri presi dal lavoro che gli spuntavano dallo zaino, ha messo in fila quegli attimi in cui, oltre alla preoccupazione per Giulia e per quel messaggio strano e freddo che le aveva inviato (in realtà era stato scritto dall’uomo), ha temuto anche per la sua vita. In piena notte “ho iniziato a scrivere ad Alessandro chiedendo dove fosse Giulia. Lui di contro ha iniziato a chiedermi di vederci perché voleva parlarmi da solo, senza di lei. Per mettere un punto a questa vicenda”. “Le sue richieste – ha proseguito – erano talmente pressanti che mi ha accompagnato un collega a casa poiché anche loro erano preoccupati”. Impagnatiello si è presentato comunque davanti al suo portone: “ha iniziato a citofonare”, continua la ragazza, e “alla fine è salito e gli ho parlato attraverso le sbarre della finestra del ballatoio. Lui insisteva perché io lo facessi entrare, ma io non ho voluto perché avevo paura“. Una paura che forse le ha salvato la vita.