I magistrati della Corte dei conti si sono riuniti lunedì in assemblea straordinaria per discutere dell’emendamento del governo al decreto Pa che limita i loro poteri di vigilanza sull’attuazione del Pnrr. Il testo, approvato giovedì 1° giugno in Commissione alla Camera, abolisce il “controllo concomitante” sulla spesa dei fondi del Piano (uno strumento attivabile “in itinere” su richiesta delle Commissioni parlamentari) e proroga fino a giugno 2024 lo “scudo erariale” che limita la responsabilità contabile da condotte attive ai soli casi di dolo: l’iniziativa governativa è arrivata dopo settimane di crescenti tensioni con la Corte dei conti, scoppiate all’inizio di maggio, quando la sezione di controllo concomitante aveva certificato il “ritardo ormai consolidato” nell’aggiudicazione di alcuni appalti. Il vertice delle toghe è iniziato alle 10 ed è stato convocato nel weekend dall’Associazione dei magistrati contabili, in seguito a pressanti richieste degli iscritti.
La nota: “È in gioco la tutela dei cittadini” – Al termine, il sindacato delle toghe ha emesso una nota in cui “ribadisce la netta contrarietà alle due norme che sottraggono al controllo concomitante della Corte dei conti i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prorogano l’esclusione della responsabilità amministrativa per condotte commissive gravemente colpose, tenute da soggetti sia pubblici che privati, riducendo di fatto la tutela della finanza pubblica. Non sono in gioco le funzioni della magistratura contabile, ma la tutela dei cittadini”, notano i magistrati. Che sottolineano come “la conferma dello scudo erariale, in assenza del contesto di emergenza pandemica nel quale è nato” (era stato introdotto dal decreto Semplificazioni del 2020, ndr), impedisca “di perseguire i responsabili e di recuperare le risorse distratte, facendo sì che il danno resti a carico della collettività. Al contempo, l’abolizione di controlli in itinere, su attività specificamente volte al rilancio dell’economia, significa indebolire i presidi di legalità, regolarità e correttezza dell’azione amministrativa. L’Associazione, con gli strumenti che ha a disposizione, continuerà a svolgere le sue funzioni a difesa dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura contabile”.
Le polemiche – Nei giorni scorsi l’Associazione si era già espressa con un comunicato in cui manifestava “preoccupazione” per le proposte del governo, che – scriveva – “qualora venissero approvate in via definitiva dal Parlamento, metterebbero a rischio il sistema di tutele poste a presidio della sana e corretta gestione delle risorse pubbliche. L’Associazione auspica che il dovuto approfondimento in sede parlamentare conduca al ritiro delle stesse“, era la conclusione. La nota ha ribadito quanto spiegato dal presidente della Corte dei conti Guido Carlino in audizione a Montecitorio: “Protrarre l’esclusione della responsabilità per colpa grave commissiva pone rilevanti dubbi di costituzionalità e di compatibilità con la normativa eurounitaria e genera un clima di deresponsabilizzazione, che non rafforza, ma depotenzia, l’efficacia dell’azione amministrativa”. Venerdì sul tema è arrivato anche l’alert della Commissione europea: “Noi abbiamo un accordo con l’Italia sulla necessità di avere un sistema di controlli efficace ed è responsabilità delle autorità italiane che questi enti siano in grado di lavorare“, ha avvertito un portavoce di Bruxelles, spiegando che il contenuto dell’emendamento sarà monitorato “con grande attenzione”. Il governo di Roma ha risposto dopo qualche ora con una nota, criticando le considerazioni della Commissione, che “alimentano polemiche politiche strumentali che non corrispondono alla realtà”. Domenica, in un’intervista alla Stampa, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha sottolineato che i controlli sul Pnrr sono “essenziali” per evitare che i fondi “si disperdano nei mille rivoli degli abusi e della corruzione ovvero finiscano nelle mani della criminalità mafiosa“.
M5s: “Ennesimo regalo al malaffare” – Il governo, però, ha posto la questione di fiducia sull’approvazione alla Camera della legge di conversione del decreto: il voto finale è previsto martedì alle 14. Intervenendo in discussione generale, la deputata M5s Valentina Onori ha definito la stretta sui controlli “l’ennesimo regalo al malaffare organizzato, a chi sfrutta la pericolosa zona grigia tra lecito e illecito”. E ha attaccato l'”utilizzo massiccio della decretazione d’urgenza, in spregio a tutti i richiami del presidente della Repubblica”, gli “emendamenti che arrivano nottetempo e su cui si è chiamati a esprimersi entro le ore 10 del mattino successivo”, emendamenti che intervengono su “materie assolutamente estranee a quelle oggetto del provvedimento”. Concludendo: “Reiteriamo l’invito a cambiare direzione rispetto al ruolo che si dovrebbe riconoscere al Parlamento italiano: di indirizzo, di controllo e, ça va sans dire, di funzione legislativa”. “Questo è un dl Frankenstein, attraverso il quale avete confermato un atteggiamento contro gli organismi indipendenti”, ha detto invece la sua collega Vittoria Baldino. “Lo avevamo visto con Anac e con il Servizio bilancio del Senato sull’autonomia differenziata, con l’ingiustificato commissariamento dell’Inps e dell’Inail per piazzare i vostri amici. E lo vediamo oggi con la Corte dei conti, organo costituzionale. Non appena la magistratura contabile si è permessa di rilevare l’enorme ritardo nella spesa delle risorse Pnrr, cosa ha fatto il Governo? Ha tolto di mezzo i controlli della Corte dei conti”.
Verdi-Sinistra: “Il governo vuole carta bianca” – “Siete arrivati a proporre nottetempo un emendamento irricevibile che ha stravolto l’intero senso del decreto: ostacolare i controlli della Corte dei conti significa volere carta bianca sul Pnrr e giustificare i ritardi causati dal governo”, attacca invece il vicecapogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra Marco Grimaldi, rivolgendosi al governo. “Un emendamento maturato fuori tempo massimo, dopo le relazioni sgradite della magistratura contabile sul Pnrr, e pensato appositamente per metterle a tacere. Un emendamento che naturalmente nulla ha a che vedere con la riforma della Pubblica amministrazione: interviene su un organo che “si interfaccia con la Pa”, avete detto. Ah beh, allora… Come ha ricordato il presidente della Corte dei conti, il controllo concomitante ha un valore propulsivo e tende ad accelerare i tempi dell’azione amministrativa, non il contrario. La vostra mossa rischia di produrre un aggravio di tempi e di costi quando il danno sarà prodotto, non essendo eliminabile il controllo a posteriori”. Duro anche Emiliano Fossi del Pd: “Il decreto Pa non risolve i problemi della carenza di organico delle amministrazioni pubbliche ma è stato il cavallo di Troia con cui il governo ha messo il bavaglio alla Corte dei Conti sui ritardi dell’attuazione del Pnrr”. Per il dem Federico Fornaro, l’emendamento “è la punta di un iceberg di totale allergia al controllo dell’attività dell’esecutivo”.