Gli atteggiamenti della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, volti a distruggere le colonne portanti dell’attuale Stato previsto in Costituzione (in vista di un altro Stato che ella sola ha in mente), stanno diventando preoccupanti, ed è per questo che oggi pongo da parte gli altri argomenti e mi occupo soltanto della eliminazione, che avverrà questa mattina con decreto, del “controllo concomitante” della Corte dei conti sul Pnrr.
C’erano già stati provvedimenti che destavano preoccupazioni come l’aumento del contante, come il decreto Cutro contro i poveri migranti (in contrasto con i diritti dell’uomo, di cui all’articolo 2 Cost.), come il condono fiscale, come il primo illeggibile decreto sui rave, come l’infelice dichiarazione fatta di recente a Catania, nella quale la Meloni ha affermato che chiedere le tasse ai piccoli commercianti è come chiedere un pizzo di Stato, associando, incredibilmente, le tasse al pizzo della mafia, come il cambio di una quantità enorme di dirigenti della Pubblica amministrazione mediante l’esercizio dello spoils system che non ha precedenti.
Ed è proprio la sostituzione di tanti dirigenti, con l’enorme difficoltà che comporta il trasferimento dello studio dei fascicoli da un soggetto a un altro, la causa principale dell’arretrato in materia di Pnrr. Si pensi che dei 40,9 miliardi di euro da spendere nel 2023 ne sono stati spesi appena 1,2 miliardi, mentre l’Ue stenta a concederci giustamente la terza rata. Sennonché, come se governare fosse qualcosa che nulla dovrebbe avere a che fare con la tutela degli interessi generali, la Meloni scarica la colpa di questo ritardo sul controllo concomitante della Corte dei conti, saggiamente istituito con la legge numero 15, del 4 marzo 2009.
È una boutade, poiché si tratta di un controllo concomitante, che non richiede nessun allungamento dei tempi dell’attività da svolgere, che anzi evita che si commettano errori, i quali, questi sì, creano enormi perdite di tempo per la loro correzione.
È da tener presente che con questa decisione il governo vibra due colpi mortali contro l’ordinamento della Repubblica, deliberando, incostituzionalmente, l’annientamento di questo controllo della Corte dei conti per quanto riguarda il Pnrr e la proroga dello scudo fiscale, come se gli interessi del Popolo sovrano a una corretta gestione del denaro pubblico e al pagamento delle tasse non fossero interessi pubblici primari da tutelare.
L’essenza della gravità sta poi nel fatto che, per un inesistente fine contingente, si arriva a eliminare in parte una funzione essenziale dello Stato: la funzione di controllo concomitante, in base al quale viene tutelato l’interesse generale dello Stato-Comunità, cioè del Popolo intero. Si tratta dunque di una funzione che si pone in condizioni di parità assoluta con le altre funzioni: quella legislativa, quella amministrativa e quella giurisdizionale.
In sostanza non si accorge forse la Meloni che ponendo eccezioni alle norme che regolano la struttura dello Stato con gli scudi penali e fiscali, con l’eliminazione dei controlli e così via dicendo, crolla ogni possibilità di vita civile all’interno della comunità statale.
Peraltro questo atteggiamento della Presidente del Consiglio si collega in maniera preoccupante ad altri atteggiamenti che sembrano a un primo sguardo come autoritari e assolutamente indipendenti dai principi fondamentali e dai diritti fondamentali della nostra Costituzione.
Che il popolo italiano rifletta su queste cose.