E’ guerra sull’introduzione della figura del docente tutor e di quello orientatore che il ministro dell’Istruzione e del merito vuole introdurre dal prossimo anno scolastico. Da una parte c’è l’inquilino di viale Trastevere convinto di avere nelle classi un docente che valorizzi i talenti di ciascuno, promuova il ruolo del merito nel successo formativo e dia supporto a studenti e famiglie per consentire loro di fare scelte consapevoli per il futuro; dall’altra ci sono professori per nulla in sintonia con il ministro. Stamattina gli uffici di viale Trastevere hanno diffuso i dati sulle adesioni degli insegnanti alla proposta: su 2.734 istituzioni scolastiche interessate dalla riforma che istituisce in via sperimentale il docente tutor e quello orientatore, ben 2.728 (pari al 99,8% del totale) hanno inoltrato la richiesta di partecipazione ai moduli formativi: si tratta complessivamente di 52.176 tutor e 4.252 docenti orientatori. Numeri che sono andati oltre le aspettative: l’obiettivo minimo che si era prefissato in 37.708 tutor e 2.753 docenti orientatori da avviare alla formazione. Per loro, ora previsto uno specifico percorso gestito attraverso la piattaforma “Futura Per”. A sbarrare la strada a Valditara sono le organizzazioni sindacali che vedono in questa operazione un “avvelenamento degli organi collegiali”.
Ma cosa faranno i tutor? Nella testa di Valditara aiuteranno ogni studente ad acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità e supporteranno le famiglie nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o professionali degli studenti. Tutti gli studenti, grazie al lavoro dei tutor, avranno a disposizione una piattaforma digitale unica per l’orientamento che servirà nel passaggio dal primo al secondo ciclo di istruzione; in quello dal secondo ciclo all’istruzione post-secondaria e nella formazione-lavoro. Non solo. I tutor dovranno realizzare un E-Portfolio personale ovvero uno strumento digitale innovativo attraverso il quale ciascuno studente potrà documentare il proprio percorso di studi e soprattutto le esperienze formative che gli hanno consentito di sviluppare e mettere a frutto le proprie competenze e i propri talenti.
Il tutto per la cifra di 1130 euro lordo dipendente, ovvero circa 700 euro netti l’anno a detta della LC Cgil. “Questa misura vale per un solo anno, non ha continuità anche se viene chiesto ai docenti che si candidano un vincolo triennale. L’orientamento è fatto da tutti i docenti: è una forzatura avere istituzionalizzato un’attività che appartiene alla figura dell’insegnante”, spiega Graziamaria Pistorino della segreteria LC Cgil.
Della stessa idea il numero uno della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile: “I tutor non servono, nelle scuole, anche se non ufficialmente, sono già presenti. L’attività di tutoraggio psicologico, educativo, orientativo è insita nella professione docente, al quale bastava aumentare lo stipendio per valorizzare il lavoro di tutoraggio che già svolge”.
A vedere qualche criticità nell’operazione di Valditara sono anche molti presidi. Roberta Mozzi è dirigente della più grande scuola di Cremona, il Torrianti: “Fatico a comprendere la ratio di questo progetto. Un tutor non può avere quaranta, cinquanta ragazzi. In un professionale hai tutte storie diverse, giovani che provengono da famiglie differenti: come si può immaginare che una sola figura aiuti tutti?”. Mozzi è molto pragmatica: “Continuo a pensare che tutti questi soldi potevano essere messi sugli stipendi degli insegnanti facendo in modo che ciascuno di essi sia tutor”.
A testimoniare quanto afferma Pistorino è, invece, il dirigente del Marco Polo di Firenze, Ludovico Arte: “Da noi si è creata una guerra interna tra docenti. Ora avremo tutor che guadagneranno tre volte tanto un coordinatore di classe che ha molte più responsabilità”. Nella sua scuola Arte ha raggiunto il numero di figure richieste dal ministero ma dovrebbe – a seguir la logica di Roma – affidare trenta quaranta ragazzi di classi diverse a un tutor: “Non farò così perché ha senso che il tutor segua i ragazzi delle proprie sezioni”.