“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. È dal 2002 che il principio coniato da Stan Lee per i fumetti dell’Uomo Ragno risuona anche sul grande schermo, prima con la trilogia di Sam Raimi, poi attraverso tutti i Ragni a seguire, con o senza Avengers. Spider-Man across the Spider-Verse riprende le avventure in animazione di Miles Morales, lo Spidey con la mamma portoricana e apprensiva, parallelamente a Gwen Stacy, incappucciata e impegnata invece a cercare di convincere il padre poliziotto sull’onestà di Spider-Girl. Ogni Ragno una dimensione alternativa, come nel primo film del 2018, ma stavolta abbiamo a che fare con un pool interdimensionale di Spider-Man che dovrà mettere un bel po’ di toppe sull’operato di un nuovo villain, La Macchia.
A parte l’inevitabile sfida tra buoni, cattivi e crepuscolari vari, questa nuova storia sull’Arrampicamuri riprende perfettamente da dove lasciò cinque anni orsono, riportando cioè ad altissimi livelli la creatività visiva Marvel, nel frattempo un po’ spenta, o quantomeno edulcorata tra gli ultimi film e serie in live-action. Pur avendo toppato in questi anni Morbious e ben due Venom, come nel primo capitolo del ‘18, ci mette lo zampino la Sony facendoci nuovamente spalancare piacevolmente gli occhi. Se Spider-Man into the Spider-Verse era un’esplosione visiva appassionante e rivoluzionaria per il mondo dell’animazione e del cinecomic, adesso con Spider-Man across the Spider-Verse ci si schiudono gli innumerevoli meandri di un nuovo multiverso. Vero, non bastavano quelli degli Avengers e di Loki, e fuori dalla Marvel quello dell’Oscar winner Everything Everywhere e ancora un altro, dell’imminente The Flash con tanto di vari Batman. Mode cinematografiche, direte. Ma forse il cinema al tempo dei social cerca di incamerare il più alto quantitativo di realtà possibile, sventolandocele ogni volta tutte insieme su un solo grande schermo. Del resto cosa sono i social se non multiversi d’identità intrecciate? Quindi risulta pensabile che l’industria culturale, il cinema in primis, li imiti a modo proprio.
Bello l’inizio con la batteria suonata in garage da Gwen, ricorda un po’ l’apertura di Quattro mosche di velluto grigio di Dario Argento. Musica e immagini fanno sempre viaggiare, ma tornando alla Marvel, le tinte verdi e violacee, gialle e fucsia utilizzate insieme a un’evidente pixelatura sulla pelle dei personaggi qui ci immergono in una vera e propria esperienza visiva ancora più multiforme e dinamica della precedente. Sembra di essere dentro una graphic novel ancor più cangiante della maschera di Rorscharch (personaggio di una altro cinecomic, Watchmen). Il cinema si adatta al fumetto riproponendone anche le sue suggestioni più cartacee. Lo stupore non batte su un iperrealismo da computer graphic animation alla ricerca della perfezione, ma su dettagli e stilizzazioni in sfondi scenografici emozionali, con una tendenza quasi astrattista, più vicina alle vaporosità di un sogno che a riproduzioni fedeli della realtà. D’altra parte il nuovo Spider-Man d’animazione, sostituendo nel titolo soltanto un Into con un Across (dentro con attraverso) a livello narrativo ci mostra nuove sincrasie genitori/figli, ma pure una moltitudine di personaggi folcloristici tra i quali uno Spider-Bangla operante nella colorata Mumbattan (variante di Manhattan) e un anarchico Spider-Punk.
A proposito di grandi poteri e responsabilità, non ci dimentichiamo che Miles Morales e il suo costume sono stati disegnati per la prima volta dalla disegnatrice italiana Sara Pichelli nel 2012. E al cinema in Italia dall’1 giugno 2023 il nuovo film ha chiuso il primo weekend con 2,42 milioni di euro d’incasso, 208 milioni di dollari in tutto il mondo su un budget di circa 100 mln. Un passo strabiliante anche in confronto al suo predecessore, che lungo tutto il suo cammino incassò l’ottimo bottino di 380 milioni di dollari, a livello globale ovviamente. Questo corposissimo sequel si fa guardare come un’interminabile e polposa mostra del Fumetto, così il suo minutaggio passa attraverso, anzi Across, un intrattenimento di backstories intrecciate come vimini cangianti, ma di purissima spettacolarità.
Mette in scena donne toste come Spider-Woman e la stessa Gwen, ma pure nemici classici ma in versione rinascimentale, come un Avvoltoio graficamente splendido nel suo sbucare direttamente dall’epoca di Leonardo da Vinci. Con espansioni interdimensionali senza confini spaziotemporali. Quindi vale tutto? Speriamo di non ritrovarci un giorno nuovi frullati con Lucky Luke, Diabolik, Pimpa e Devilman per multiversi ulteriori e più… originali (?). Sapete com’è.