L’appuntamento è alle 14.30 in un albergo romano. Fuori la pioggia prova a frenare l’arrivo del caldo. Amadeus ha il tono sereno di chi ha imparato a navigare nelle tempeste, beve un caffè e rompe il silenzio. Risponde a tutte le domande senza girarci intorno, si aiuta con la gestualità per ribadire i punti a cui tiene di più.
Ieri sera Affari Tuoi (prodotto da Endemol Shine Italy) ha salutato il pubblico di Rai1. Ascolti sorprendenti, in alcune puntate ha superato i 5 milioni e sfiorato il 28% di share. Se lo aspettava?
“No, sarei presuntuoso. A me è sempre piaciuto Affari Tuoi. Quando quest’anno mi è stato affidato ho detto a Endemol e alla Rai che avrei voluto cambiarlo, si sono fidati. Abbiamo cambiato il pacco, aggiunto il tritadocumenti a cui avevo già pensato in passato. Guardavo la versione originale di Affari tuoi perché mi piaceva che fosse più quiz e meno festa popolare, mi sono ispirato alle edizioni americana e olandese. Quando abbiamo iniziato a registrare mi sono detto le cose sono due: o il programma ‘resuscita’ o muore per sempre. Per fortuna è andata bene”.
È arrivata la Regione Fortunata, serve il colpo di scena finale?
“Amo guardare i format di tutto il mondo, mi piace adattarli. L’Eredità era un programma argentino del pomeriggio, mi piaceva però l’idea dello studio circolare, abbiamo aggiunto la ghigliottina. A I Soliti Ignoti abbiamo inserito il gioco del Parente Misterioso. Serve una svolta sul finale, un colpo di scena. Ad Affari Tuoi, se il concorrente arrivava all’ultima fase del gioco con pacchi tutti blu la partita era finita un quarto d’ora prima. Così, parlandone con l’autore Pasquale Romano, abbiamo trovato l’idea della Regione Fortunata per dare una chance di vincita e un aggancio al pubblico”.
I Soliti Ignoti è da anni leader in access prime time. È questa la sua fascia preferita?
“Per me è come condurre una prima serata tutti i giorni. Amo fare un programma quotidiano, il preserale e l’access sono un po’ la mia comfort zone. Lì mi trovo a mio agio, sto bene. Non rinuncerei mai a un programma quotidiano per fare delle prime serate”.
Torneranno i due titoli con una staffetta?
“Ne parleremo con Marcello Ciannamea (Direttore Intrattenimento Prime Time, ndr). L’azienda deciderà con quale programma ripartire a settembre. Per me è ininfluente perché li amo tutti e due allo stesso modo”.
Il suo vicino di palinsesto è Bruno Vespa, il dirimpettaio Antonio Ricci.
“Con Bruno i rapporti sono ottimi, ci conosciamo da anni e con me è davvero carinissimo, anche con il suo lancio serale. Antonio fa parte della storia della televisione, ho grande rispetto per lui. Prima di fare l’access dicevo ‘Guai a chi mi tocca Striscia‘. Sono sempre stato fan fin da ragazzo, ho una simpatia personale per il programma e per chi ci lavora”.
Tornerà in prima serata con Arena Suzuki?
“A settembre su Rai1, con una novità: si aggiungono gli anni 2000”.
Fiorello lancia “bombette” alle sette del mattino…
“Quasi sempre le vivo in diretta, mi sveglio presto e lo seguo, qualche volta non lo faccio, di solito di venerdì, e me ne pento. Lui lo sa e si scatena” (ride, ndr).
Viva Rai2 è il programma rivelazione di questa stagione: dall’1 al 20%.
“Un fenomeno da studiare. È uno show di prima serata alle sette del mattino. È geniale, riesce a fare e dire delle cose che solo lui può fare”.
Cosa non si sa della vostra amicizia?
“In amicizia come in amore i rapporti nascono in maniera casuale. Noi ci conosciamo dagli anni 80, siamo arrivati a radio Deejay contemporaneamente. Questa cosa ci ha legati per quello che abbiamo vissuto insieme. Ho sempre potuto contare su di lui e lui su di me. C’è sempre stato quando ho avuto bisogno”.
Le viene in mente un episodio in particolare?
“Alla fine degli anni 90 arrivai con Freccero su Rai2 per Festa di Classe. Si aspettavano il 20% di share, la prima feci il 14%. Grande allarme. Chiamai Fiorello, gli chiesi aiuto. Ero andato via da Italia1 e la Rai puntava su di me. ‘Ti chiedo di venire’, non se lo fece ripetere due volte. La puntata fece il 28%, un successo clamoroso. Fiorello diede visibilità, la spinta. Da allora non si scese sotto il 20%. Fece una cosa piccola ma per me importante. Una delle tante”.
Amadeus, facciamo chiarezza. È lei il conduttore e direttore artistico di Sanremo 2024?
“Sì, sono io”. (ride, ndr)
Si è prima ipotizzata una sua uscita di scena, l’arrivo di Morgan o Pino Insegno, poi si è parlato di un dimezzamento del suo ruolo. Come ha vissuto tutto questo?
“Con tranquillità, per carattere. Alcune indiscrezioni, se devo dire, anche con divertimento. In generale, c’è una lista lunghissima di artisti che farà Sanremo dopo di me. Ed è giusto così”.
È stato messo in mezzo dalla politica.
“Non era mai capitato prima ma so che fa parte del gioco, per Sanremo funziona così”.
Che rapporti ha con la politica?
“Non ho rapporti. Mi infastidisce quando dicono che faccio un Sanremo politico perché non è così. Sono come un attaccante con la carriera al servizio dei risultati: se segno gioco, se faccio male vado in panchina. Non mi sono mai schierato politicamente, non ho mai chiesto a un cantante o un ospite per chi votano, non ho mai scelto una canzone in base a una corrente politica. Non mi interessa e non sono tenuto a saperlo”.
In Rai è tempo di novità: fuori Carlo Fuortes, Roberto Sergio nuovo ad. Teme cambiamenti sul suo lavoro?
“Ringrazio Carlo Fuortes e Stefano Coletta per questi anni insieme, per la libertà e la fiducia. Ho rapporti ottimi con Roberto Sergio, un dirigente che conosce bene l’azienda, arriva dalla radio e conosce l’importanza della musica e la necessità di rispecchiare l’attualità discografica. Davvero nessun problema. Ci siamo confrontati e ho avuto tutte le rassicurazioni per poter fare il mio lavoro liberamente. Posso aggiungere una cosa?”.
Certo.
“Teresa De Santis, quando Salini era amministratore delegato, ha combattuto per me e ha voluto fortemente facessi Sanremo. Reazione a Catena mi è stata affidata da Giancarlo Leone, I Soliti Ignoti da Andrea Fabiano. Con Angelo Teodoli sono tornato in prima serata con Ora o mai più. Con Coletta, come dicevo, ho lavorato benissimo. Conosco da anni Marcello Ciannamea, precedentemente alla Distribuzione. Insomma, ho lavorato con tutti, con dirigenti di ogni schieramento e nessuno mi ha chiesto quali erano le mie idee politiche ma solo quali progetti televisivi volevo realizzare”.
Sanremo 2023 è entrato nella storia con la presenza all’Ariston di Sergio Mattarella.
“Nel 2022 avevo ricevuto in conferenza stampa una sua telefonata. Averlo all’Ariston è stato molto emozionante, era un sogno. Mi chiedevo perché in un evento così importante non c’era mai stato il Presidente della Repubblica. Mattarella ha dato un valore non al mio Festival ma alla canzone italiana, all’intera industria musicale fatta di migliaia di persone. Ha celebrato questo mondo di professionisti e grandi lavoratori. È una cosa che resterà nella storia del Festival, ringrazio anche Roberto Benigni per la sua partecipazione straordinaria”.
Fimi, Spotify, radio. Sanremo sbanca tutte le classifiche, è tornato al centro della scena. Qual è il segreto?
“Ascolto tutti i brani, dal primo all’ultimo, centinaia di volte, giorno e notte. Senza presunzione: qualsiasi scelta musicale è esclusivamente mia e non permetto a nessuno di influenzarmi. Mi avvalgo di due collaboratori molto bravi: l’autore Massimo Martelli e Lavinia Iannarilli, una figura storica del Festival. Mi aiutano sul fronte organizzativo ma non sanno chi sceglierò. Non ho un ufficio, vado io dai discografici, dalle major e incontro gli indipendenti”.
Un po’ metodo Baudo.
“Sicuramente e ancora oggi ringrazio Pippo. L’ho incontrato due volte in un ristorante a Roma. ‘Vieni qua, siediti’ (ne imita la voce, ndr). Mi disse: ‘Devi conoscere le canzoni a memoria e devi sceglierle tu, nessun altro. Se ti assumi la responsabilità di tutto, anche del colore delle transenne, conosci la macchina perfettamente e saprai rispondere a ogni domanda. Se deleghi, gli altri potrebbero sbagliare ma la colpa sarà sempre tua’”.
Ha eseguito alla lettera?
“Quando mi chiesero di fare Sanremo ero in Spagna, irrintracciabile. In vacanza stacco il telefono. Amo il mio lavoro ma non è la mia vita. Ho una famiglia, una moglie, i miei figli, i miei amici, i miei hobby. Siccome mi dedico al lavoro totalmente, quando sono in vacanza sparisco. Trovai cinquanta telefonate in tre giorni dai vari dirigenti, pensai: ‘O mi danno Sanremo o mi cacciano’. Mi diedero il Festival e all’inizio mi chiedevo ‘E adesso? Come si organizza Sanremo?’ L’incontro con Pippo mi illuminò”.
Cosa è cambiato?
“Ho preso anche decisioni non popolari, l’ho voluto personalizzare. Sono sincero, al primo non c’era la fila. I cantanti meno noti venivano sempre associati ad altri più noti. Ad esempio, Diodato. Lo chiamai: ‘Sei in gara’, lui ripeteva: ‘Con chi devo cantare?’. Aveva presentato il brano da solo e volevo che lo cantasse da solo. È un grande talento. Il vero cambio c’è stato con la pandemia e i Maneskin. Presentai una lista, ancora ricordo la faccia di Coletta: ‘Tu li conosci? Io ne conosco solo tre’. Stefano si è fidato. Oggi è più facile”.
Ha capito subito che Mengoni avrebbe vinto?
“Non penso mai al vincitore, ho certamente pensato che potesse essere tra i primi classificati. Marco è bravissimo, un talento, è amato e aveva un brano forte. Chiedo sempre ai cantanti di non presentare mai un’unica canzone, ne ascolto più di una e poi scelgo”.
L’ho vista in giro ai concerti di Lazza, Elodie e altri.
“Se avessi qualche anno in meno andrei a più concerti, sono un po’ come figli artistici. Penso anche a Tananai da Sanremo Giovani all’ultimo posto dello scorso anno fino al successo di Tango”.
Il brano inizialmente aveva un altro titolo?
“Sì, doveva chiamarsi ‘Lunedì'”.
Colapesce e Di Martino sono sbarcati in Corea, aveva escluso più volte Mr Rain.
“È vero, è stato escluso più volte prima di essere scelto. Mi piaceva ma non si presentava con la canzone giusta. Ho dato un paio di suggerimenti come modifiche. Mi piace farlo. Nessuno dei cantanti di solito si lamenta. Anzi… A Diodato, per esempio, ho consigliato di aprire le braccia durante il suo Fai Rumore, un abbraccio al pubblico mentre la sua canzone esplode. Sono delle minuzie ma sento che è importante”.
È stato convocato dalla Digos per il caso Blanco. Dopo averla sentita è stata chiesta l’archiviazione.
“Ho solo raccontato la verità fin dall’inizio. Non era premeditato, uno pensa che in tv è sempre tutto organizzato. A Sanremo ancora di più. Seguo tutte le prove, quella di Blanco mi sono assentato perché ero stato chiamato dall’ambasciatore Ucraino per Zelensky. Al ritorno ho chiesto se fosse tutto ok, mi hanno detto che alla fine dell’esibizione avrebbe dato un calcio a delle rose. In diretta non è andata così. Ha spiegato che non si sentiva, ha sbagliato, era dispiaciuto e si è scusato. Ho trovato esagerati certi commenti, come sentir parlare di anni di carcere. Abbiamo guai veri nel nostro Paese e mi è sembrato tutto troppo amplificato, come molte cose del post Sanremo. Sono contento che sia finita così, gli faccio i complimenti per il brano con Mina, ricordando a tutti che l’ha scritto lui”.
Polemiche e archiviazione anche per il caso Fedez e Rosa Chemical. Nei giorni scorsi si è parlato di emissari presenti alle selezioni per evitare casi simili.
“Nessun emissario (ride, ndr). Ma come sono vestiti? Chi sono? Dove vanno che ancora non c’era nemmeno il regolamento quando lo hanno scritto?”.
Lei però è testimone della presunta lite tra Chiara Ferragni e Fedez.
“Mi appello a un proverbio: tra moglie e marito non mettere il dito”. (ride, ndr)
Come se l’è cavata Chiara Ferragni all’Ariston?
“Per me benissimo, non era facile. Non aveva alcuna esperienza televisiva, è passata da zero a Sanremo. Si è fidata di me e del Festival. Si è preparata con grandissima professionalità, umiltà e precisione. Ci sentivamo spesso, ci siamo confrontati. Per me è stata molto brava”.
Il suo profilo Instagram ha fatto molto discutere.
“Hanno scritto tante cose non vere, dicendo che guadagnerei tanti soldi grazie ai follower acquisiti con Sanremo (1,8 milioni, ndr). Non è ovviamente così, basta vederlo. Non c’è nessuna pubblicità. Qualora dovessi decidere in futuro di utilizzarlo come fanno molti, ne parlerei con Rai Pubblicità”.
Ferragni è il simbolo dei social.
“Non è una giornalista, una cantante o un’attrice, è la regina di Instagram. L’abbiamo scelta anche per il suo ruolo social. Il Festival ha usufruito della sua forza sui social per prendere una parte di pubblico “nuova”, Chiara ha usufruito di Sanremo per arrivare a chi non la segue in rete. Sono due mondi forti che si sono uniti”.
Una media del 63%, 50 milioni di pubblicità, record musicali. Lo sa che fare meglio nel 2024 è quasi impossibile?
“Giuro che non c’è una sfida con me stesso. Non vivo nell’ossessione di battere i record precedenti. Sanremo oggi ha una sua forza, tutto parte dalle canzoni in gara, spero solo di ascoltarne tante e avere l’imbarazzo della scelta. Stiamo lavorando alla scenografia e ho iniziato ad ascoltare qualcosina, il tutto comincia a giugno/luglio”.
Lo scorso anno c’erano 28 big, sei arrivati da Sanremo Giovani. Forse troppi, pensa a una riduzione?
“Ancora non lo so, non ho deciso. Sarà la bellezza delle canzoni a stabilire i numeri della gara”.
Fiorello ha detto che viene a prenderla l’ultima sera. Farlo con lui è un modo per chiudere il cerchio?
“Ciuri, ti aspetto!”.
Dice che non dobbiamo fidarci, questo sarà davvero il suo ultimo Festival?
“Lo dico ufficialmente: questo è il mio ultimo Festival. Cinque di seguito sono tanti. Aver eguagliato Pippo Baudo e Mike Bongiorno è un onore. Se tra qualche anno mi venisse richiesto potrei tornare, in futuro sì ma adesso mi devo fermare. Pure Morandi lo ha condotto con me a 78 anni”.
Ha già pensato a chi sarà al suo fianco?
“Non ancora, parto sempre dalle canzoni. Inizio a pensarci a settembre”.
Schema a rotazione o questa volta potrebbe puntare su un cast fisso?
“Ho voglia di cambiare quest’anno, provo a ragionare per trovare qualcosa che non ho fatto in passato”.
È andato a cena con Chiara Ferragni e hanno detto che ci sarà di nuovo, addirittura per cinque sere.
“Non credo verrebbe per cinque sere, ha già fatto il suo ottimo percorso lo scorso anno”.
C’è un nome che sogna?
“Un paio di sogni ce li ho, non li svelo. Ci lavoro, in entrambi i casi spero valga l’idea che questo è il mio ultimo Festival e quindi che questi miei desideri si possano realizzare”.
Da mediano a top player, ha le idee chiare e non è democristiano.
“Mi sento libero di esprimermi. La libertà è la verità di quello che sei”.
Chiude un anno da Re mida. È il momento più alto della sua carriera?
“E’ certamente un bel momento, gli ultimi dieci anni sono stati artisticamente importanti. Ho avuto la fortuna di fare tanta gavetta, vivo tutto con molta serenità e normalità. Non è il dato a cambiare il mio umore. Gioisco se faccio il 25% ma non amo fare proclami per vantarmi. Quello è un modo per mostrare i muscoli ma allo spettatore che ti sceglie non importa se ti hanno visto 5 o 6 milioni. È bello incontrare le persone per strada e ricevere l’affetto che mi dimostrano. Non troverà mai una puntata in cui urlo al boom di ascolti o rivendico picchi di share. Solo ringraziamenti, perché sono grato a chi ci segue”.
Che bambino era?
“Sognavo molto. E continuo a farlo adesso”.
Sul divano con mamma e papà a guardare Sanremo?
“Sanremo, Rischiatutto, Canzonissima. Non mi perdevo niente. Mentre i miei amici erano per strada la sera, io correvo a casa, mi prendevano per matto. Guardavo la tv anche con i miei nonni, e mi immaginavo lì, in quel posto magico. Ai miei figli ho insegnato a sognare in grande”.
Che padre è?
“Li vizio e lascio ai miei figli la libertà di scegliere. Devono fare quello che desiderano. Penso che sia utile guardarsi allo specchio e dirsi ‘bravo’ o ‘hai fatto una cazzata’ solo perché lo hai deciso tu. Quando ho permesso agli altri di influenzarmi, ho preso qualche tranvata. Mi sono arrabbiato con me stesso per aver dato ascolto”.
Si arrabbia spesso?
“Mi fa arrabbiare la falsità. Se scopro che una persona mi dice bugie o mi prende in giro faccio fatico a superarla. La trovo una mancanza di rispetto”.
Cosa la commuove?
“Le persone in difficoltà, che siano adulti, anziani, bambini. Quando vedo qualcuno in difficoltà, che subisce un torto o non riesce a ribellarsi, mi commuovo”.
Crede in Dio?
“Sì, molto”.
Con Giovanna Civitillo festeggia vent’anni d’amore.
“Mia moglie è il punto fermo della mia vita, l’unica persona che mi conosce meglio di me stesso. Guida un po’ la mia impulsività”.
Pistola alla tempia. L’Inter vince la Champions League o nuovi record per Sanremo 2024?
“Questa è cattivissima. Visto che la Champions è imminente, dico la vittoria dell’Inter. Se dovesse succedere, mi impegnerò fino alla morte per fare un altro record e portare a casa tutte e due le cose” (ride, ndr).