Cinquant’anni fa le normative sulla sicurezza stradale di alcuni Paesi iniziavano a introdurre l’obbligo di installazione delle cinture di sicurezza sui veicoli. Apripista fu la Francia, nel 1973, seguita l’anno dopo dalla Spagna e nel 1975 dai Paesi Bassi, dalla Norvegia e dalla Svezia; nel 1976 si aggiunse anche l’Italia, nel 1984 lo Stato di New York e nel 1987 la Federazione Russa. La Cina, invece, è arrivata all’obbligo soltanto nel 1993. Secondo la Commissione economica per l’Europa dell’ONU, tra il 2000 e il 2010 il numero totale di vittime della strada è diminuito del 15% , poi di un altro 15% nel periodo 2010-2019.
I primissimi brevetti delle cinture di sicurezza, però, sono datati fine Ottocento, anche se l’attenzione sul loro impiego tornò alta solo intorno agli anni ’30 del Novecento, sulla spinta di un gruppo di medici americani che ne chiese l’installazione su tutti i veicoli.
La svolta decisiva – che aprì la strada all’adozione definitiva – arrivò con la prima cintura a tre punti, che dimostrò l’efficacia protettiva del dispositivo. Ideata dall’ingegnere aeronautico Nils Bohlin e brevettata (con formula “aperta”, per essere utilizzata anche dagli altri costruttori) da Volvo, venne presentata per la prima volta nel 1959 in Germania, con una dimostrazione pratica nell’area della fiera di Francoforte.
Qualche anno più tardi da quella presentazione, nel 1967, la casa svedese, per vincere gli ultimi scetticismi, presentò il «Rapporto su 28 000 incidenti»: il documento dimostrava come, sul totale degli incidenti avvenuti nell’arco di un anno in Svezia, la cintura di sicurezza a tre punti avesse ridotto i traumi del 50-60%.
I primi modelli a esserne equipaggiati furono Volvo PV544 e Volvo P120 Amazon, che la prevedevano sia sui sedili anteriori che su quelli posteriori.