Nei giorni scorsi in sei aree di balneazione in provincia di Ravenna la concentrazione di Enterococchi intestinali, batteri diffusi in natura che possono causare infezioni gastrointestinali e indicatori della presenza di feci nell’acqua, è stata almeno 120 volte più alta dei limiti consentiti dalla legge. “Almeno”, perché il numero di batteri rilevato potrebbe essere stato così alto da aver sforato persino la soglia massima che l’attuale sistema di campionamento permette di misurare. Il 30 maggio, infatti, Arpae – l’Agenzia regionale prevenzione, ambiente ed energia dell’Emilia-Romagna – ha rilevato nelle acque di Casalborsetti e Marina Romea una concentrazione pari al massimale di 24196 mpn (“most probable number”, la stima del numero di batteri) su 100 ml di acqua, contro una soglia di sicurezza di 200 mpn/100 ml. Una quantità “sorprendente” di cui “non ricordiamo precedenti”, ha detto la stessa Agenzia regionale per l’ambiente a Ilfattoquotidiano.it, causata dalla forte pioggia delle scorse settimane e dagli sversamenti di fango e detriti nei canali esondati durante l’alluvione.
La quantità record di Enterococchi intestinali è stata rilevata a Casalborsetti negli specchi d’acqua vicini alla foce del Destra Reno, il canale in cui da settimane si sta scaricando acqua per liberare le zone alluvionate di gran parte del Ravennate tra cui Conselice. E a Marina Romea a nord e sud della foce del Lamone che il 16 maggio ha rotto gli argini e travolto Faenza. Dall’alto, i corsi d’acqua verso il mare apparivano come strisce dense e scure. L’acqua che si è immessa nell’Adriatico “era talmente tanta che ha trascinato con sé scarichi fognari, fanghi e animali morti”, spiega un tecnico dell’Arpae. Il campionamento del 30 maggio – l’ultimo test che ha preceduto l’apertura della stagione balneare romagnola slittata al 2 giugno sempre a causa dell’alluvione – aveva evidenziato che su 98 punti lungo tutta la costa adriatica l’acqua non risultava balneabile il 19, facendo immediatamente scattare la segnalazione al Comune di competenza e l’ordinanza dei divieti di balneazione. Al momento della pubblicazione di questo articolo, solo nello spot di Casalborsetti Destra Reno Nord la stazione dell’Arpae rileva ancora una quantità di Enterococchi intestinali di circa 50 volte superiore al limite di sicurezza, una situazione “su cui sono in corso verifiche”, riferisce Arpae. Nel resto delle zone rosse la non conformità è rientrata e l’acqua è tornata quindi balneabile.
Arpae conferma che la concentrazione di Enterococchi intestinali nell’acqua era “verosimilmente” superiore a 24196 mpn/100 ml. Non è possibile però sapere la quantità precisa perché quello è il valore massimo che il sistema attuale permette di rilevare. Sull’eventualità di aggiornare la potenza di questo tipo di test – che deriva dal recepimento di una normativa europea –, anche a fronte di calamità idriche sempre più frequenti, l’Agenzia ha preferito non commentare. Nel caso di riscontrata contaminazione, l’Arpae invia una segnalazione alle aziende sanitarie competenti, che a loro volta richiedono ai sindaci l’immediata emanazione del divieto di balneazione. Questo ha permesso di prevenire eventuali e gravi pericoli per la salute delle persone, che “esistono quando ci sono concentrazioni già oltre la soglia stabilita per legge”, ha aggiunto l’Arpae.