Una “disavventura” che alla fine gli costerà molto cara: uno sfortunato cittadino dovrà restituire al Comune di Milano 9.043 euro, questo dopo che aveva chiesto un risarcimento all’amministrazione per essere stato preso di mira da alcuni teppisti mentre si trovava all’interno di un bagno chimico dopo una serata di festeggiamenti.
Secondo quanto riportato dal Corriere, tutto risale al giugno 2017, quando F.A., queste le iniziali dell’uomo protagonista della vicenda, dopo una serata trascorsa al parco della Montagnetta di San Siro, intorno alle 2 del mattino usufruisce di un bagno chimico, predisposto nella zona dal Comune. Subito dopo essere entrato però, alcuni teppisti si scagliano proprio contro quella struttura sanitaria, a tal punto da spingerla e ribaltarla, per poi fuggire.
Dopo la peripezia l’uomo chiede un risarcimento al Comune, in quanto “Ente custode dei parchi cittadini”. I magistrati sulla vicenda dichiarano “che la circostanza che il wc chimico non fosse ancora al suolo ma solo appoggiato, e quindi non stabile e facilmente ribaltabile, ha rappresentato un notevole rischio per gli avventori” e il cittadino vince la causa: ma la vicenda non si chiude qui. Palazzo Marino decide di ricorrere in appello, negando qualsiasi nesso causale tra la custodia del bene e il gesto dei teppisti, e sostenendo che “il bagno chimico sarebbe rimasto al proprio posto se alcuni soggetti non identificati non lo avessero ribaltato con forza; ciò vale a interrompere il nesso causale tra l’attività di custodia in capo al Comune e l’evento lesivo“. Per l’amministrazione comunale si sarebbe trattato infatti di un avvenimento del tutto accidentale, che farebbe quindi decadere automaticamente “la responsabilità del custode”.
In assenza dell’atto vandalico che aveva determinato il ribaltamento, a detta del Comune la struttura chimica sarebbe rimasta ferma e il cittadino non avrebbe subito alcun “danno”. Alla difesa di Palazzo Marino si aggiunge anche una dichiarazione fornita da un testimone che racconta di aver visto quella sera un ragazzo provare a entrare nel wc chimico: il giovane, avendolo trovato chiuso, avrebbe iniziato a prendere a calci la struttura, rovesciandola.
Tutto infine concorre a formare il nuovo convincimento dei giudici che in appello infatti affermano che “nel caso di specie la parte convenuta ha offerto adeguata dimostrazione della sussistenza del caso fortuito in quanto dalle prove testimoniali espletate nel giudizio di primo grado è emerso che il ribaltamento del wc mobile è stato determinato da fatto doloso del terzo soggetto, interrompendo il nesso di causalità tra la cosa in custodia e il danno”. Inoltre, riguardo al mancato ancoraggio per terra del wc, per i magistrati, “è un dato di comune esperienza il fatto che i bagni mobili sono progettati e costruiti in modo da non richiedere alcun ancoraggio a terra”.
Oltre al bagno ribaltato quindi, anche la sentenza: il ricorso del Comune è stato infine accolto e il poveraccio sarà costretto a sborsare 9.043 euro, a cui si aggiungeranno il 15 per cento di rimborso forfettario per le spese generali e le altre spese per ciascun grado di giudizio.