Cultura

Premio Strega 2023, quattro scrittrici in finale. La prima volta della casa editrice Elliott

di Davide Turrini

Quattro scrittrici in cinquina alla finale del Premio Strega 2023, l’alta probabilità che a contendersi la vittoria sia un scrittrice defunta e a vincere sia una piccola casa editrice. Parecchie novità e sorprese hanno accompagnato lo spoglio definitivo dei voti per il prestigioso riconoscimento letterario durante la diretta andata in streaming su Raiplay. Alla finale del 6 luglio prossimo finiscono così: Rossella Postorino con Mi limitavo ad amare te (Fetrinelli), Ada D’Adamo con Come d’aria (Elliott) e Maria Grazia Calandrone con Dove non mi hai portata (Einaudi) rispettivamente con 217, 199 e 183 voti. Al quarto posto Andrea Canobbio con La traversata notturna (La Nave di Teseo) – 175 – e al quinto Romana Petri con Rubare la notte (Mondadori) – 167 voti.

Che il premio letterario italiano più ambito sarà donna era facile prevederlo fin da quando nella dozzina arrivata fin qui gli scrittori erano soltanto quattro. E che si sia salvato Canobbio è già un mezzo miracolo per i maschietti più che dimezzati, anche perché sesta e settima sono risultate Igiaba Sciego e Silvia Ballestra. Insomma non c’è più lo Strega maschilista e mascolino di una volta. Del resto negli ultimi vent’anni gli unici due Strega vinti da scrittrici sono quello del 2003 a Melania Mazzucco per Vita e Helena Janeczek per La ragazza con la Leica nel 2018.

Nell’attesa di vedere tra un mese il volto della vincitrice, Canobbio non se ne abbia a male, ricordiamo almeno qualche dato storico che accompagna la cinquina. Elliott entra per la prima volta nella storia nella finale del Premio Strega grazie al romanzo Come d’aria. Una piccola casa editrice nata nel 2007 che ogni anno pubblica in media una settantina di volumi. A presentare la candidatura di Come d’aria dal teatro Romano di Benevento è stata la direttrice editoriale di Elliott, Loretta Santini, al posto della scomparsa D’Adamo. La scrittrice abruzzese è morta lo scorso aprile a 55 anni. Nel romanzo, che ora rischia davvero di vincere, D’Adamo aveva descritto il doloroso e complesso rapporto tra lei e la figlia nata nel 2005 affetta da una rara malformazione cerebrale.

Scorrendo la cinquina ricordiamo che Romana Petri è già stata finalista allo Strega nel 1998 con Alle case venire (Marsilio), quindi dalla Resistenza umbra raccontata 25 anni fa all’immaginario del Piccolo Principe di Saint-Exupery raccontato nei minimi dettagli in Rubare la notte oggi. Tra i big Einaudi centra la sua sesta finale consecutiva mentre La Nave di Teseo conferma nella sua piratesca autonomia la quinta finale (e uno Strega vinto con Veronesi) in otto anni di vita. Da segnalare che sia il libro della Postorino che quello della Petri hanno avuto anche un discreto successo di vendite, mentre l’immenso talento della poetessa milanese Calandrone viene finalmente riconosciuto nel misurarsi in forma di romanzo ancora sulla propria madre dopo lo splendido Splendi come vita del 2021.

Un paio di notazioni, infine: la prima riguarda la disastrosa conduzione della farriginosa diretta da parte di Stefano Coletta (ci sono pure stati i saluti alla famiglia Mastella sic); la seconda è che spiace dell’esclusione di Gian Marco Griffi, autore de Le ferrovie del Messico (Laureana), romanzo rapsodico, atipico e sfizioso. Battuta della serata a firma di Igiaba Sciego: mentre si trovava sul palco per presentare il suo libro ha iniziato a piovere e una bodyguard le ha aperto un ombrello per ripararla dalla pioggia ma lei ha contestato con energia la gentilezza sostenendo che “tenere aperto l’ombrello in quel modo è un gesto coloniale”. Insomma Sciego bagnata, contenta e decolonizzata.

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