Attualità

Prossimi congiunti, i creatori dietro la pagina che commenta l’attualità attraverso il trash televisivo: “Un modo per ragionare e ridere del presente”

Non passa giorno senza un nuovo post di Prossimi congiunti, la pagina che sui social commenta i fatti di attualità attingendo a spezzoni della tv di ieri e di oggi. La nostra intervista ai creator che stanno dietro questo progetto amato anche dai vip

di Emanuele Corbo

Oltre 46mila follower su Instagram, più di 81mila seguaci su Facebook: sono i numeri di Prossimi congiunti, la pagina che da 3 anni tiene compagnia agli habitué dei social con caroselli che rileggono e interpretano i fatti del giorno attingendo a un inesauribile archivio con tutto il meglio (o il peggio, a seconda dei punti di vista) della tv di ieri e di oggi. FQMagazine ha incontrato Gaetano Di Lieto e Davide Giorgi – rispettivamente classe 1989 e 1985 –, le menti dietro il progetto da loro stessi definito “camp, postmodernismo, trasmissioni agée, filmacci ma anche la Gioconda e il Preludin”.

Tutto è nato da alcuni meme in pieno lockdown ma ben presto la pagina è esplosa con la pubblicazione di divertenti video di Bambola Star – trans brasiliana che Gateano e Davide rivendicano di aver scoperto – divenuti virali. Benché su Facebook ci sia un pubblico maggiore, che però “non capisce sempre quello che facciamo”, la coppia di creator digitali riconosce che su Instagram la pagina ha trovato “il suo codice espressivo più compiuto” e viene compresa al volo. Non a caso la community creatasi intorno a Prossimi congiunti parla una stessa lingua. Come nel caso della Gioconda, metafora usata da Paola Barale a Verissimo nel raccontare la mancanza di verità da parte dei suoi ex fidanzati e che ormai viene impiegata con frequenza quando ci si riferisce a persone che fanno delle reticenze, soprattutto legate alla propria sessualità.

Chi c’è dietro Prossimi congiunti?
Gaetano: Io e Davide. Siamo “prossimi congiunti” solo virtualmente, perché io abito in costiera amalfitana, mentre lui è di Bologna. Ci conosciamo da 10 anni e abbiamo in comune la passione per il trash, per il cinema e i libri.

Che cosa fate nella vita?
G: Negli ultimi anni ho lavorato su alcuni set cinematografici come segretario di produzione. Sono laureato in Giurisprudenza, ho preso l’abilitazione ma al momento non svolgo la professione d’avvocato.

Davide: Io sono laureato in Storia del cinema nordamericano, ho collaborato per un paio d’anni con la Gazzetta di Bologna, curato la regia di documentari educativi per la Regione e i video musicali di Luquisha Lubamba, finalista della prima stagione di Drag Race Italia.

Quando e come è nata l’idea della pagina?
G: 3 anni fa, quando c’era il lockdown. Un giorno mentre stavo sul balcone, per ammazzare il tempo, mi venne l’idea di sfruttare dei meme per spiegare l’espressione tipicamente giuridichese “prossimi congiunti” – di cui molti si chiedevano il significato quando uscivano i DPCM – accostando foto di volti noti a personaggi di fantasia che gli somigliavano. Nel primo post misi insieme Gemma Galgani e una creatura di Animali fantastici.

D: Il primo riferimento è sicuramente ai DPCM ma intendiamo il nostro nome anche in senso molto astratto, come se fossimo una band musicale.

La vostra non è l’unica pagina che si occupa di trash e tv, cosa vi differenzia dalle altre?
G: Giochiamo molto con un’operazione che in parte ammicca a Blob perché i caroselli hanno una cornice tematica e cercano di raccontare qualcosa: ogni video ha senso preso da solo, ma allo stesso tempo è parte di un unico discorso in 10 slide.

D: La cosa che ci differenzia dagli altri è la narratività. Mi sorprende tuttora che le persone si guardino tutti i 10 video di fila. Anche il tipo di sguardo secondo me è diverso. La nostra pagina è ciò che in inglese si definisce tongue-in-cheek, un occhiolino rispetto allo spettatore che può cogliere dei giochini che facciamo all’interno della stessa clip. Ad esempio in una delle raccolte su Paola e Chiara abbiamo preso spezzoni di vari film su cui abbiamo montato Furore. Una di queste pellicole è Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, che ha anche diretto il video di Vamos a bailar delle sorelle Iezzi.

Ci sono quindi più livelli di lettura, uno base e uno per “adepti”.
D: Sì, poi noi sguazziamo nel territorio del cult. I fenomeni cult si sviluppano quando si crea una sorta di linguaggio comune. Ad esempio “la Gioconda” o “Bergamin” (l’amico del padre di Spagna venuto a mancare pochi giorni dopo che la cantante aveva sognato il genitore, già defunto, dirle di aver ricevuto la visita proprio di Bergamin, ndr) sono espressioni che vengono ripetute spesso, quindi c’è un livello di linguaggio che capiscono solo quelli che ci seguono.

Quanto impiegate a realizzare un contenuto?
G: Spesso troviamo un tema e procediamo come in un brainstorming attingendo al nostro archivio comune. In media non più di un’ora.

Come fate a essere sempre sul pezzo con contenuti così pertinenti rispetto alle notizie del giorno?
G: Abbiamo una sorta di telepatia trash. Ci sono cose che ricordiamo e che all’occorrenza ci viene facile associare all’argomento del giorno.

D: Lui è il lato Techetechetè, a livello di cultura televisiva è imbattibile, io sono quello più anarchico dei due.

Quali fonti usate per reperire i video?
G: Oggi è molto facile trovare materiale tratto da VHS, su YouTube è pieno di canali dedicati alla tv anni Novanta, quando si registravano i programmi su videocassetta.

D: A livello di archivio abbiamo una chat dove ci mandiamo di tutto, poi ci sono canali Telegram con un sacco di contenuti di VHS. Inoltre ho un hard disk esterno sul quale ho salvato tante scemenze, c’è Dailymotion…

Non avete mai avuto problemi per i diritti di quel che postate?
G: È capitato, ma quel che ci infastidisce è la segnalazione da parte di un’entità impalpabile come l’algoritmo di Instagram. Una volta un contenuto ci è stato segnalato come istigazione alla violenza.

D: Questo ci mette a disagio perché si fa un’autocensura preventiva.

Come va interpretata la pagina di Prossimi congiunti?
D: Su Facebook ci prendono come pagina nostalgia, cosa che non siamo. Noi crediamo di occupare uno spazio tra il passato e il futuro, che non è quello presente. È uno spazio che ci dice qualcosa su chi eravamo e chi saremo. Allo stesso tempo c’è uno sguardo un po’ eccessivo sulle cose, un’esagerazione che può essere grottesca, e non necessariamente trash. In realtà il singolo materiale è spesso trash ma pubblicandolo diventa un modo per ragionare e ridere del presente.

Anche per esporvi su determinati argomenti?
G: In un certo senso sì. Abbiamo delle idee chiare che presentiamo senza alcuna pretesa di avere la verità in tasca, però cerchiamo di dare una visione tangente rispetto alle narrazioni molto polarizzate di quest’epoca dove o è tutto bianco o nero. Noi siamo sempre un po’ in between.

D: C’è una bellissima stroncatura di Aldo Grasso che parlando di Storie maledette di Franca Leosini tira in ballo la sensibilità camp, che secondo lui è guardare le cose senza giudicarle, ed è una caratteristica che ci definisce molto.

Ogni vostro post si chiude con il video di Massimo Giletti che balla a I fatti vostri.
G: Lo scopo è fare una sigla di chiusura o un’ulteriore appendice a quanto viene detto già nel carosello. È un po’ come la gag del divano dei Simpson, qualcosa che è sempre uguale nell’essenza ma con un elemento che varia di volta in volta, in questo caso la musica. Nell’originale Giletti balla sui Backstreet Boys, è un’immagine abbastanza grottesca, italiana e secondo noi funziona molto. È diventato un elemento talmente imprescindibile che se dovesse mancare i follower inizierebbero a dare di matto.

D: Forse in Giletti c’è davvero il nostro commento rispetto al resto. Se uno ascolta la canzone ha una chiosa di quello che pensiamo a livello espressivo. Ad esempio il video sulla virilità si concludeva con un brano di Divine, una delle più famose drag queen di sempre.

Dopo 3 anni la pagina è ancora solo un gioco o c’è qualche possibilità di business?
D: Le speranze sono le ultime a morire, siamo aperti a tutto. Non siamo due influencer che si mettono a vendere cremine, non credo ci chiederanno mai di fare quello.

G: Al massimo gli scioglipancia (altra citazione per iniziati, in riferimento ai prodotti venduti da Wanna Marchi, ndr).

Mai ricevute querele per qualche post?
G: Per fortuna non ci sono ancora arrivate le buste verdi con atti giudiziari, però c’è una famosa artista che tramite la manager ha mandato delle richieste per togliere dei video che secondo lei ledono la sua immagine.

D: Siamo abbastanza incendiari per certe cose, ma non siamo mai offensivi. C’è una sorta di partecipazione affettuosa anche verso il personaggio più grottesco, non c’è disprezzo. Abbiamo ricevuto qualche lagna da personaggi famosi ma niente di serio.

Nessun problema neanche con il video sulla storia d’amore tra Justine Mattera e Paolo Limiti che avete ribattezzato “Gioconda love story: un capolavoro di reticenza”?
D: Non puntiamo il dito verso chi non vuole fare coming out, è solo un vecchiettismo: persone che vivono nel 2023, lavorano in tv, hanno paura di dire queste cose e ci girano attorno, che poi è una cosa con cui può familiarizzare un po’ chiunque all’interno della comunità LGBTQIA+ perché ci siamo passati tutti. È una presa in giro, ma più sul linguaggio che sulle persone in sé.

G: È un modo di ironizzare su un sistema che ricorda la Hollywood degli anni ’50.

D: Negli USA per riconoscersi tra omosessuali dicevano: “Amico di Dorothy”, noi usiamo la Gioconda.

A impazzire per voi sono anche i vip, c’è un attestato di stima che vi ha particolarmente gratificato?
D: Quel che ci fa più piacere sono i commenti dei tecnici, di coloro che lavorano dietro le quinte e capiscono bene cosa vogliamo fare. È un attestato importante. L’altro giorno ci ha seguito Massimo Boldi, siamo contenti.

G: Ha apprezzato molto il video in cui era dalla Venier e ha perso l’apparecchio acustico.

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