La Svezia ha adottato una nuova legge anti-terrorismo in linea con le richieste avanzate dalla Turchia, unico Stato membro della Nato che ancora blocca l’adesione del Paese scandinavo all’Alleanza. Secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri svedese, Tobias Billstrom, il governo ha approvato le modifiche richieste da Ankara e il suo governo attende adesso il summit Nato dell’11 e 12 giugno in Lituania per capire se la Turchia ritirerà finalmente il suo veto. La legge anti-terrorismo svedese rappresenta certamente un’importante vittoria per il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ma allo stesso tempo la sua approvazione crea un precedente preoccupante per la democrazia in Europa.
Le nuove norme aggiornano quelle già esistenti e prevedono che possa essere perseguito anche chi organizza viaggi o spostamenti, offre o cerca alloggio, bada ai bambini o fornisce cibo a persone appartenenti a un gruppo terroristico. Come spiegato dal ministro della giustizia Gunnar Strömmer ai media locali, l’intento è quello di punire chi offre sostegno o promuove un certo tipo di organizzazione a livello logistico, amministrativo e finanziario. Il ministro ha anche specificato che la legge non vieta di esprimere il proprio supporto o la propria vicinanza verso un gruppo terroristico, a meno che non si tratti di propaganda.
Non tutti però sono d’accordo con Strömmer. Il Consiglio sulla legislazione, organo composto da giudici della Corte suprema e della Corte suprema amministrativa a cui spetta il compito di controllare la conformità alla Costituzione dei disegni di legge, ha criticato le misure appena approvate, ritenute troppo vaghe. Il rischio dunque è che le nuove norme possano ledere altri diritti dei cittadini svedesi ed essere usate in maniera strumentale.
I primi a pagare il prezzo di questa nuova legge saranno però i curdi, come evidenzia Ridvan Isvec, presidente del Centro democratico curdo di Stoccolma. “La nuova legge anti-terrorismo è stata introdotta nonostante le obiezioni del Consiglio, della società civile e delle associazioni degli avvocati. Noi curdi ci aspettavamo che la democrazia europea avrebbe cambiato la Turchia, invece Erdogan ha imposto all’Europa una visione turca del diritto”. Una visione, cioè, strumentale e che secondo Isvec mette in pericolo la libertà di stampa, di pensiero e di associazione dell’intero Paese.
Ma oltre a un adeguamento del sistema legislativo, Erdogan ha chiesto alla Svezia anche dei risultati concreti nella lotta contro il Partito dei lavoratori curdo (Pkk), considerato un’organizzazione terroristica da Turchia ed Europa – nonostante il parere contrario della Corte di giustizia europea – così come contro il Pyd e le Ypg/Ypj siriane. Queste ultime tre sigle indicano il Partito dell’unione democratica del Rojava e i combattenti curdi alleati degli Usa nella lotta al terrorismo in Siria e sostenuti fino a poco tempo fa anche dalla Svezia, ma considerati dei terroristi dalla Turchia.
Per tutta risposta, questa settimana la Corte suprema svedese ha approvato per la prima volta l’estradizione di un uomo di etnia curda condannato in Turchia per droga e trasferitosi in Svezia dopo essere stato rilasciato sulla parola. Secondo l’uomo, però, il rischio è di essere condannato anche per terrorismo una volta riportato in patria a causa dei suoi legami con il partito filo-curdo Hdp, attivo in Turchia e a rischio chiusura per vie legali. Il suo caso potrebbe non essere l’unico. Secondo la stampa locale, nei prossimi giorni la giustizia svedese potrebbe approvare anche l’estradizione di una persona sospettata di aver minacciato il proprietario di un ristorante per raccogliere denaro per il Pkk.
Per la comunità curda svedese l’accondiscendenza del governo verso la Turchia è motivo di preoccupazione, ma per Erdogan le ultime mosse di Stoccolma sono invece un’importante vittoria sul piano sia interno che internazionale. Il presidente turco è stato l’unico ad opporsi all’allargamento della Nato in un momento molto delicato per l’Alleanza e nonostante ciò ha persino ricevuto il sostegno del Segretario generale Jens Stoltenberg nel suo pretendere dalla Svezia un irrigidimento delle normative nazionali sul terrorismo. Il segretario ha sempre sostenuto la Turchia e fatto pressioni tanto sulla Svezia quanto sulla Finlandia affinché si adeguassero alle richieste di Erdogan, a partire dalla cancellazione sull’embargo alla vendita di armi imposto nel 2019 a seguito dell’invasione turca della Siria del nord.
Con l’approvazione della nuova legge anti-terrorismo in Svezia, Erdogan può dare avvio al “nuovo secolo turco” con un’importante vittoria, ma la sua capacità di imporsi sull’Europa non è un buon segno per le democrazie dei paesi Ue.