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Case popolari costruite con cemento depotenziato: la storia senza fine di 60 famiglie senza casa da 11 anni

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Da 11 anni senza un tetto perché gli alloggi popolari erano stati costruiti con cemento depotenziato negli anni Settanta. È la storia di 60 famiglie di Ribera, in provincia di Agrigento, che – dopo essere state sgomberate nel 2012 – hanno visto demolire le proprie abitazioni, poi ricostruite e infine, da due anni, posso solo guardarle senza poter entrare. Se infatti il malaffare nella costruzione con calcestruzzo depotenziato ha reso invivibili gli alloggi, la burocrazia ha rincarato la dose.

È il febbraio 2012 quando l’allora sindaco Carmelo Pace firma l’ordinanza di sgombero per instabilità della struttura. Le famiglie vengono sfrattate ma a tutte viene promessa una immediata ricostruzione degli immobili. Per vedere le ruspe al lavoro sono passati sette anni, un periodo (lunghissimo) in cui le case erano state pure occupate abusivamente da altre persone. Perché un tempo così lungo? All’origine ci sono i ritardi nell’espletamento di una gara da 11 milioni di euro e i successivi ricorsi delle aziende non vincitrici, che hanno bloccato tutto. Solo nel 2019 le ruspe sono arrivate per demolire gli immobili a rischio crollo. La costruzione è durata poi altri due anni tra le proteste per i ritardi (alcuni cittadini bruciarono le tessere elettorali in una manifestazione) e mentre alcuni degli assegnatari erano deceduti.

Sulla consegna finale si consuma ora il duello tra l’attuale sindaco Matteo Ruvolo e l’ex Carmelo Pace, oggi deputato regionale nelle liste della Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, che ha portato il caso a Palazzo dei Normanni e nei giorni scorsi ha sollecitato il suo successore dicendo che deve soltanto apporre una firma. “Il sindaco di Ribera ha avuto due anni di tempo per assegnare gli alloggi – ha detto Pace – Aveva fatto diversi annunci in questi 2 anni e ultimamente annunciato che entro maggio le famiglie sarebbero tornate a casa ed ora, nel corso di una conferenza dei servizi, dice che mancano tutta una serie di adempimenti, come mai non se ne è accorto prima? La misura è colma, è arrivato il momento di dire basta: applichi la legge, assegni le abitazioni e la smetta di addossare responsabilità agli altri”. Perché Ruvolo non firma? Il centro della storia è legato alla posizione di 8 famiglie che hanno da sempre occupato in maniera abusiva i rispettivi alloggi o sono ereditari di chi era assegnatario ma è deceduto. Per abilitare queste 8 famiglie ora Pace ha presentato un disegno di legge autonomo alla Regione, affinché si assegni gli alloggi popolari a chi già li deteneva senza titolo, passando ancora una volta la palla a Matteo Ruvolo: “I detentori avrebbero avuto diritto di entrare – ha spiegato il sindaco in carica – ma vogliamo fare in modo che tutti quanti possano rientrare nelle loro abitazioni, e per quegli abusivi non era sufficiente la convenzione precedente”. In attesa che il disegno di legge faccia il suo corso, si cerca adesso di avere l’agibilità della struttura, un passaggio che, come se non bastassero 11 anni di attese, deve seguire la trafila della burocrazia: “Bisogna soltanto allacciare i contatori nelle case e l’acqua, abbiamo avuto una conferenza dei servizi e mi hanno assicurato che in 25 giorni tutto verrà completato. Entro giugno le famiglie entreranno a casa”. Intanto le famiglie attendono.

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Nella foto in alto – A sinistra il consigliere regionale Carmelo Pace e il sindaco di Ribera Matteo Ruvolo

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