Tutto è partito da un progetto sui disturbi alimentari. Obiettivo: mettere in guardia giovani e giovanissimi alla continua rincorsa di modelli di bellezza utopistici
Chiamiamola pure intelligenza, anche se artificiale. Ma in quanto a canoni di bellezza, dev’essere rimasta ferma a decenni fa, ai modelli della Barbie e di Ken. Non solo lei: anche il mondo social. Un gruppo di esperti ha infatti chiesto a tre generatrici di immagini di proporre una donna e un uomo ideale. Provate a indovinare quali sono i modelli proposti? Lei vitina da vespa e seno straripante. Lui le spalle larghe e l’addome di marmo, con la tartaruga ben scolpita. Insomma: il trionfo dello stereotipo. Anzi: con tratti così marcati da risultare quasi caricaturali. Tutto è partito da un progetto sui disturbi alimentari. Obiettivo: mettere in guardia giovani e giovanissimi alla continua rincorsa di modelli di bellezza utopistici. Con il risultato di sottoporsi a diete infernali, sacrifici eccessivi, sforzi troppo intensi.
Si chiama Progetto Bulimia e ha deciso di condurre questo esperimento rivelatore. E ha rivolto la sua attenzione sul fenomeno del momento, quei programmi di intelligenza artificiali che dopo la capostipite ChatGpt si sono diffuse sul mondo in rete in molteplici declinazioni. Parliamo di Dall-E 2, Stable Diffusion e Midjourney. Seconda fase: i dati di riferimento sono stati tratti da social quali Instagram e Snapchat e altre reti con le quali i programmi di Ia interagiscono meglio.
Il risultato è impressionante. Non solo i corpi rappresentati in queste immagini sono irrealistici. Ma tutti gli aspetti sono ricondotti ai cliché più banali. I seni sono super prosperosi, le vite super snelle. Tutto risulta estremizzato. E gli uomini si presentano come bodybuilder. Magari con un tocco di Photoshop per renderli ancora più gonfi e prestanti.
I corpi di donne e uomini sono palesemente irrealistici, con misure estremizzate sia per quanto riguarda le parti femminili (vitini da vespa e ottava di seno), sia per quelle maschili, con uomini che appaiono come versioni photoshoppate di Rambo. Insomma: tutti i riferimenti sessuali sono evidenziati al massimo.
Specchio delle mie brame chi sono i più belli del reame? Piaccia o no, i contenuti caratterizzati in maniera erotica sono i più apprezzati. Sono ispirati alle figure di eroi di videogiochi. E qui sono gli stessi autori della ricerca a spiegare il perché. Gli algoritmi dei social studiano i contenuti più graditi dagli utenti. Tradotto: l’Ia non farebbe altro che interpretare il gusto medio. Evidentemente non si è modificato nel corso del tempo. Ancora: queste intelligenze sessuali propongono con maggior frequenza modelli con la pelle bianca e olivastra. E i capelli? Inutile sforzare la fantasia. Anche in questo caso vince l’ovvio: vincono le bionde.
Il problema, spiegano i ricercatori, è che questi sono i modelli proposti. Un pericolo. Perché è più sano circoscrivere le aspettative alla realtà: “Eviteremo di andare incontro a disturbi seri come bulimia e anoressia”. James Campigotto, giornalista coinvolto nello studio, sottolinea un’altra insidia. Questi esempi si allontanano molto da ciò che è alla portata dalla persona media. Queste immagini possono indurre sentimenti di inadeguatezza e influenzare l’autostima. L’esperto di intelligenza artificiale Joe Toscano conferma: le raffigurazioni dell’Ia si basano proprio su tendenze e indicatori esistenti. Il suo ammonimento: un uso eccessivo dell’Ia potrebbe aggravare la vergogna del corpo, perché le persone si confrontano con standard irraggiungibili mostrati dal mondo online.
Quali sono i disturbi alimentari che certi modelli possono scatenare soprattutto negli adolescenti? Gli esperti del progetto ne indicano soprattutto due. Il primo è ovviamente l’anoressia, l’abitudine che può diventare patologica ad astenersi dal cibo per raggiungere obiettivi irrealistici di magrezza. Il secondo è la bulimia, innescata dalla mancanza di autostima quando questi bersagli non vengono raggiunti o vengono giudicati impossibili. Il meccanismo consolatorio porta di conseguenza ad un rapporto compulsivo con il cibo. In entrambi i casi si tratta di disturbi alimentari. La proposta di modelli più ragionevoli e in linea con il mondo reale sarebbe la strada da percorrere. “Purtroppo l’intelligenza artificiale – sostiene ancora l’esperto – non offre nulla di pensato e ponderato ma elabora solo i dati di cui può disporre”.