I partiti a sinistra del Partito socialista in Spagna potrebbero correre tutti in coalizione. L’ultimo nodo è stato sciolto con un voto online degli iscritti di Podemos, che era rimasta l’ultima forza politica a dare una risposta sull’ipotesi di unione delle sigle avanzata da Sumar, il nuovo soggetto fondato dalla ministra del Lavoro Yolanda Dìaz, che debutterà proprio alle elezioni anticipate del 23 luglio. Come noto la Spagna andrà al voto con 5 mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale per decisione del premier Pedro Sànchez all’indomani delle amministrative finite male per i partiti di governo e in particolare proprio per Podemos. Almeno altri sette partiti e movimenti progressisti avevano finora garantito il proprio sostegno elettorale a Sumar. Questo patto con Podemos – che arriva a poche ore dalla scadenza della presentazione dei simboli – è visto come fondamentale in relazione al funzionamento del sistema elettorale spagnolo che agevola le forze politiche più grandi a scapito delle piccole: solo con questa unione, nello specifico, socialisti e loro alleati potrebbero sperare di rendere più difficile la vittoria dei popolari, che si presentano al voto come i favoriti.
La conferma, a contrasto, arriva da un’ultima elaborazione di dati pubblicata da Tve, la radio tv pubblica, con una media dei sondaggi principali. Secondo questi numeri – se la sinistra andasse divisa alle elezioni – il Partito popolare otterrebbe il maggior numero di voti e – stringendo un accordo con il partito postfranchista di Vox – potrebbe avere la maggioranza assoluta nel Congresso. In particolare il Pp guidato dal governatore galiziano Alberto Núñez Feijóo, otterrebbe quasi il 32% dei voti che porterebbe 137 seggi, cioè 48 deputati e 11 punti in più rispetto alle elezioni del 2019. Vox conquisterebbe 44 seggi (contro i 52 delle scorse Politiche). E così insieme la destra potrebbe contare su 181 seggi (la maggioranza è a 176). Il secondo partito più votato sarebbe il Psoe (25 per cento dei voti e 99 seggi, tre punti e 21 deputati in meno di adesso), seguito da Vox (14,4%, 44 seggi), Sumar (12,1%, 27 deputati) e Podemos (2,8%, cinque seggi). E dunque così il blocco di sinistra composto da Psoe, Sumar e Podemos non avrebbe più di 131 deputati, cifra notevolmente inferiore ai 155 che Psoe e Unidas Podemos hanno riunito dopo le elezioni di 4 anni fa e con cui hanno formato l’attuale coalizione di governo, la prima nella democrazia spagnola. Sommando anche i seggi dei partiti più piccoli (spesso autonomisti e regionali) che entrerebbero in Parlamento e hanno agevolato – con voti favorevoli o astensioni – l’investitura di Sànchez, il fronte progressista comunque non supererebbe quota 158.
Ma tutto questo lungo elenco di numeri in realtà a questo punto – con la coalizione Sumar-Podemos – potrebbe cambiare anche in modo significativo ora che la sinistra del blocco di governo ha deciso di andare tutta unita. Va però ancora capito come questo accordo si farà. Quasi il 93 per cento degli iscritti di Podemos ha votato a favore di dare carta bianca alla direzione nazionale del partito per prendere una decisione a riguardo. E la segretaria di Podemos Ione Belarra ha spiegato che la delegazione di Sumar ha chiesto l’esclusione dai primi posti in lista della ministra delle Pari opportunità Irene Montero, uno dei volti più conosciuti del partito, compagna dell’ex leader Pablo Iglesias, ma soprattutto promotrice di diverse leggi, come la riforma sull’aborto, la legge trans (che il Pp ha detto di voler abolire) e anche quella conosciuta come “solo sì es sì” che qualifica il sesso senza consenso esplicito come stupro. L’esclusione di Montero “ci sembra un’ingiustizia e anche un tremendo errore politico”, ha detto Belarra, riferendo che Montero si è messa a disposizione di Podemos per preservare l’unità. La leader di Podemos ha quindi chiesto a Yolanda Díaz e agli altri membri di Sumar di non imporre “veti” nella formulazione delle liste elettorali. Sinora, altri attori implicati in queste complesse trattative politiche hanno invece negato che da parte di Díaz siano stati imposti “veti”.