Mafie

“Mafia dei pascoli”, azienda con interdittiva antimafia dovrà restituire i fondi Ue

L’azienda agricola era stata raggiunta dall’interdittiva antimafia e ora dovrà restituire decine di migliaia di euro di fondi europei. Lo ha deciso il Tar di Pescara nei confronti della società Frassino, ritenuta – secondo la relazione del prefetto – legata alla criminalità organizzata nell’ambito delle indagini sulla cosiddetta “mafia dei pascoli“. Si tratta di una delle aziende che secondo la Dia hanno avuto “collegamenti con organizzazioni mafiose campane e foggiane”. Per la Direzione antimafia si tratta di un sistema di aziende – messo in piedi dalla criminalità organizzata – che attraverso società fittizie e “raggiri sui pascoli fantasma” (in molti casi non si alleva né si produce nulla) riescon a diventare destinatarie dei contributi erogati dall’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura.

Il provvedimento nei confronti della Frassino era stato adottato nel 2022 e aveva evidenziato un legame tra mafia garganica, ‘ndrangheta e camorra ed i soggetti riferibili all’azienda agricola, sulla base di informative dei carabinieri dell’Aquila, della Dia di Napoli e della Guardia di Finanza di San Donà di Piave. Una società – scrive il prefetto di Pescara Giancarlo Di Vincenzo nell’interdittiva antimafia – “chiaramente riconducibile alla famiglia Berasi ed in particolar modo ai fratelli Armando e Mariano nonostante l’utilizzo delle cosiddette scatole cinesi e pone in evidenza un quadro complessivo che si rivela fondato e attuale di una condizione di asservimento o potenziale asservimento – ovvero di pericolo di condizionamento con la criminalità organizzata”. Contro l’interdittiva l’azienda aveva presentato ricorso al tribunale amministrativo abruzzese: “I soggetti per il tramite dei quali la prefettura tenta di dimostrare il pericolo di infiltrazioni mafiose – è stata la tesi – avrebbero al massimo segnalazioni e vicende processuali penali attinenti alla criminalità rurale e all’indebita percezione di sovvenzioni pubbliche”. Argomentazioni che però non hanno convinto il Tar che ha disposto che l’azienda restituisca i finanziamenti pubblici degli anni 2018 e 2019 entro 60 giorni.