Il nostro sistema economico, giuridico, culturale e sociale si fonda su pensieri filosofici del passato che non hanno fatto i conti con i veloci mutamenti che stiamo vivendo in questo secolo e con le straordinarie conoscenze che si sviluppano in ogni disciplina umanistica e scientifica.

Le scoperte scientifiche, umanistiche, psicosociali e biologiche dell’ultimo secolo restano fuori dalla creazione di qualsiasi nuovo modello politico-sociale e con il crollo delle vecchie ideologie, delle religioni e della saggezza popolare, resta in piedi solo il mercato, il valore dei soldi, il profitto e il consumismo a dettare le regole del gioco di ogni singola nostra vita.

Ristabilire le priorità, costruire un nuovo modello culturale e politico, studiare i successi e i fallimenti, scoprire le comunità che hanno avviato il cambiamento necessario diventa un dovere morale e diventa necessario per la nostra stessa sopravvivenza sia come specie umana, sia come società.

Quello che stiamo vivendo non è l’unico nostro destino, ma il frutto di un paradigma culturale fallito: il neoliberismo. Un nuovo modello deve condurci in luoghi diversi dalla distruzione e dalla distrazione, luoghi diversi dalle disuguaglianze e dalle discriminazioni.

Il nostro nemico non si annida più dietro un cespuglio con i suoi denti affilati, o nei terreni duri per l’aratro, ma in quelli inquinati, nelle montagne sventrate, nelle foreste che bruciano, nei ghiacciai che si sciolgono, nella ecatombe della biodiversità e negli ecosistemi che collassano. E tutto questo è frutto di un modello malato e di tanti attori, compresi noi stessi, che spingiamo consapevolmente o inconsapevolmente in questa direzione.

Il primo passo per reagire non può che essere la conoscenza, perché oggi ci muoviamo in una stanza al buio. Non conosciamo la dimensione della stanza, non conosciamo il mobilio, non conosciamo le regole e ci illudiamo che la fotografia della stanza che abbiamo visto 30, 50 o 100 anni fa, basti per orientarci. Non sappiamo neanche se quella foto è originale. E quindi continuano a muoverci nella stanza al buio, a sbattere la testa e a rischiare la pelle. Chi ci ha aggiornato sulle evoluzione tecnologica e i suoi rischi quotidiani in cui siamo immersi? Chi ci informa quotidianamente sugli effetti dei nostri consumi e della nostra produzione? Chi ci informa sugli effetti delle scelte internazionali? Chi individua le cause dello svuotamento della democrazia?

Da troppo tempo abbiamo abbandonato libri, abbiamo smesso di studiare una realtà che cambia alla velocità della luce, ma gli uomini più ricchi del pianeta non hanno smesso di studiare: hanno le risorse e il personale a vantaggio non solo del proprio business, ma a vantaggio del proprio potere sulla società.

Io sono tornato a studiare, sono partito dai cambiamenti tecnologici, poi quelli ecologici ed economici scoprendo il filo rosso della storia. Ricercatori, intellettuali, saggisti arrivano alle stesse conclusioni, ma pochi si spingono ad intrecciare tutto questo con la politica come ho fatto nel mio nuovo libro Ritorno al 2050 – Verso una Terra Giusta esplorando le mobilitazioni sociali del XXI secolo e le battaglie su democrazie e beni comuni con la storia moderna di accaparramento delle risorse del pianeta.

La cultura è la nostra leva per dar vita a una nuova dimensione della rivolta. Tocca a noi rivoluzionare il sistema politico globale, non perché siamo ambiziosi, ma perché nessun altro lo farà per noi. È con questo mio contributo che girerò il Paese per confrontarmi con qualunque gruppo abbia voglia di ripartire per dar vita ad un nuovo modello che ci traghetti verso una Terra Giusta lontana dalle devastazioni e dalle disuguaglianze.

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