Si fa sempre più teso il clima politico in Sicilia, in vista dei ballottaggi di domenica. Una tensione che pesa soprattutto sul presidente della Regione, Renato Schifani, che in questi ballottaggi si trova ad affrontare non una ma due questioni molto spinose per il suo partito e per gli equilibri interni alla coalizione. La prima si consuma nella città delle tragedie greche: una lotta tutta interna a Forza Italia aleggia, infatti, sul ballottaggio di Siracusa, unico capoluogo arrivato al secondo turno elettorale in Sicilia. È proprio qui che il governatore ha schierato l’unico candidato sindaco forzista in un capoluogo, ed è proprio qui che non solo non incassa la vittoria al primo turno, ma anche quella al secondo appare molto incerta. Nello stesso momento a creare imbarazzo per Forza Italia c’è anche il caso di Acireale, dove gli azzurri, dopo un’iniziale frattura, si sono ricompattati sul candidato Roberto Barbagallo, che, secondo un’informativa del commissariato di Acireale e della Mobile di Catania – di cui ilfattoquotidiano.it ha dato conto prima del voto – ha incontrato e avuto contatti, tra il 2019 e il 2021 con tre esponenti della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, il più potente nucleo mafioso del Catanese, sebbene nella chiusura delle indagini non gli venga contestata l’associazione mafiosa. “Dovreste vergognarvi, perché non possiamo essere un giorno antimafiosi e un altro vicino a chi incontrano i mafiosi” ha detto giovedì pomeriggio in un infuocato intervento in aula il vicepresidente della commissione Antimafia siciliana, Ismaele La Vardera, esponente di Sud chiama Nord. La Vardera ha chiesto “ufficialmente” a Schifani di “togliere la fiducia al candidato sindaco che incontrava boss del clan Santapaola-Ercolano”.

È così che i ballottaggi siciliani appesantiscono una fase politica già molto delicata per Schifani. Il presidente della Regione ha, infatti, svelato le proprie preoccupazioni sui prossimi movimenti interni al partito di Berlusconi in un’intervista rilasciata a Repubblica. In particolare si è riferito alla compagna del leader, Marta Fascina, che nel ruolo di coordinatore del Sud potrebbe spingere per il campano Tullio Ferrante. Ruolo al quale è noto aspiri, invece, proprio il presidente siciliano. “Sono convinto che Berlusconi terrà conto del gradimento elettorale espresso nelle diverse aree del Paese”, ha detto il presidente, sottolineando anche che “Forza Italia in Sicilia è al 14,7 per cento”. Lo ha detto, però, a pochi giorni da un risultato elettorale che potrebbe incidere sul suo peso all’interno del partito.

Da un lato la ritrovata unità di Fi sul candidato ad Acireale che è ormai diventato un vero e proprio caso, adesso all’attenzione dell’Antimafia siciliana, di quella nazionale e del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Mentre dall’altro, pesa l’ammutinamento di Edy Bandiera, storico esponente forzista in città

Nell’unico capoluogo siciliano che va al ballottaggio, Siracusa, la scelta del candidato sindaco è ricaduta sul forzista Ferdinando Messina, uomo indicato da Peppe Gennuso, ex deputato regionale azzurro, ai domiciliari perché deve scontare una condanna per traffico di influenze. Alla decisione di scegliere il candidato segnalato da Gennuso si è, però, ribellato proprio Bandiera, ex deputato e assessore regionale che ha consumato lo strappo e si è candidato in solitaria. Un vero e proprio ammutinamento che ora pesa sul secondo turno. Al ballottaggio sono arrivati, infatti, il candidato forzista, Messina, e il sindaco uscente, Francesco Italia (tra i fondatori di Azione in Sicilia). Adesso Bandiera ha ribadito il suo niet al candidato di Fi, dichiarando ufficialmente il suo appoggio a Italia, aggravando così la frattura interna al partito di Schifani, che da quando ha conquistato lo scranno più alto della Sicilia ha messo alla porta Gianfranco Micciché. E lo strappo di Siracusa viene d’altronde da lontano: era stato proprio Micciché ad indicare Bandiera come assessore nella giunta di Nello Musumeci. “Non ho apprezzato metodo e merito della scelta del candidato. E il risultato ha detto con chiarezza che la scelta di Schifani e di Gennuso ha fatto sì che non si vincesse al primo turno”, ha sottolineato Bandiera a ilFattoquotidiano.it. Delle 25 liste in campo al primo turno, 10 erano a sostegno di Messina e per questo in molti danno per vincente Italia al ballottaggio, dove l’effetto trascinamento delle liste dei candidati al consiglio comunale viene meno. Di certo c’è che una sconfitta dell’unico candidato di Forza Italia peserebbe come un macigno sul peso di Schifani interno al partito, proprio in un momento in cui si appresta ad un rimpasto di giunta, promesso dopo il risultato di Trapani, dove la vittoria è andata al sindaco del Pd, grazie al sostegno dell’assessore regionale alla Formazione, il leghista Mimmo Turano. Un momento delicato dentro Forza Italia. Che potrebbe avere ripercussioni su tutto il centrodestra.

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