Qual è il vero Matteo Salvini? Quello che promette davanti al Parlamento che da domani i ciclisti di tutta Italia saranno obbligati a dotarsi di assicurazione e targa come gli automobilisti? O quello che due giorni dopo, in un’intervista, assicura di no? Il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega ha le idee un po’ confuse sul disegno di legge per la sicurezza stradale che ha annunciato di voler presentare “a breve”. “Il pacchetto interverrà anche sulla mobilità dolce, sulle due ruote, prevedendo casco, assicurazione, targa e freccia obbligatorie per monopattini e biciclette“, ha detto mercoledì rispondendo al question time alla Camera.

Parole che avevano innescato varie reazioni critiche: “Una misura fuori dal tempo che, ancora una volta, colpevolizza e bullizza i ciclisti e gli utenti fragili della strada”, attaccava il deputato Pd Mauro Berruto. Anche Ancma, l’associazione dei produttori di bici, si schierava contro l’annuncio di Salvini, sottolineando che l’Italia sarebbe diventato “l’unico Paese in Europa a introdurre questi obblighi”. Così, 48 ore dopo, il ministro approfitta di un colloquio con Libero per fare marcia indietro e fingere di non aver mai pronunciato quelle parole: fuori dalle virgolette, tramite il giornale amico accusa “qualcuno” di aver “giocato a fare confusione” e dice di voler “rimettere ordine”: “Le targhe, frecce, casco, assicurazioni e limiti di velocità sono per i monopattini, non per le biciclette“, stabilisce. Fino alla prossima giravolta.

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