Un gol bello, con dribbling sul portiere e palla depositata in rete al cospetto della vincitrice della Coppa Uefa. 34 anni fa l‘Ascoli di Bersellini si concedeva il lusso di prendere a pallate il Napoli di Maradona (sebbene al Del Duca Maradona e parecchi suoi compagni non ci fossero) battendolo 2 a 0 con i gol di Cvetkovic e dell’ex Bruno Giordano. Era stato l’acquisto principale Borislav, detto Boro, Cvetkovic: addirittura capocannoniere dell’edizione 1986-87 della Coppa dei Campioni.

Nato a Karlovac, città famosa per la produzione di una delle più apprezzate birre croate, si appassiona al basket. Ogni occasione è buona per tirare a canestro, tranne quando la mamma lo trascina in casa per studiare. Poi arriva il calcio a sedurre lui e il fratello Zvjezdan: giocano per strada e poi entrano nelle giovanili del Nogometni Karlovac, la squadra della città. In famiglia sono tutti “Modri”, tifosi della Dinamo Zagabria, per cui quando arriva la chiamata del club per Zvjezdan e Boro sono tutti al settimo cielo. Il primo è un roccioso difensore, il secondo un attaccante sgusciante e veloce, che si muove tanto, dribbla bene e fa pure gol…ogni tanto. Esordisce nel 1980, poi dopo due anni sotto la guida di Ciro Blazevic fa parte di quella squadra leggendaria che porta il titolo di Campione di Jugoslavia a Zagabria dopo 25 anni, battendo anche gli acerrimi rivali della Stella Rossa.

Qualcosa si rompe però, e dopo qualche litigio con Blazevic avviene uno dei trasferimenti più contestati nella storia del calcio jugoslavo: Cvetkovic passa alla Stella Rossa nel 1986. L’impatto in Europa è devastante e in Coppa Campioni segna due gol nel primo turno col Panathinaikos, agli ottavi fa doppietta all’andata e al ritorno col Rosenborg, e poi arriva quella che probabilmente è ancora nella top 3 delle gare più memorabili della storia della Crvena Zvezda. Al Marakanà arriva il Real Madrid di Hugo Sanchez e Valdano. Passano sei minuti e Cvetkovic se ne va in contropiede: Buyo riesce a fermarlo ma sulla ribattuta Gjurovski porta in vantaggio la Stella Rossa. Dopo tre minuti l’arbitro concede un rigore al Real, con Stojanovic che ipnotizza Hugo Sanchez e conserva il vantaggio. All’undicesimo “Piksi” Stojkovic si inventa un lancio al bacio per Djurovic, che supera Buyo e porta la Stella sul 2 a 0. Il Real è alto e sfilacciato: Bracun vede la corsa di Cvetkovic e lo serve nello spazio, con l’attaccante che dribbla Buyo e deposita in rete il 3 a 0 biancorosso in chiusura di primo tempo.

La gara finirà 4 a 2, ma il Real vincendo 2 a 0 al Bernabeu passerà il turno. I 7 gol di Cvetkovic però saranno utili per vincere la classifica marcatori della Champions davanti a Blokhin, Butragueno e Laudrup. Dopo un altro anno alla Stella Rossa per Cvetkovic arriva la chiamata dell’Italia: c’è l’Ascoli di Costantino Rozzi che nel 1988 prende lui e il suo ex compagno alla Dinamo Zagabria, Mustafa Arslanovic. Un’accoppiata che farà dannare il mitico Tonino Carino: i loro cognomi non li imparerà mai. In bianconero i primi tempi sono duri: Cvetkovic gioca da prima punta, visto anche il grave infortunio di Walter Casagrande, ma segna solo in Coppa Italia contro Monopoli e Parma, mentre in dieci giornate di campionato non fa mai gol e i marchigiani si ritrovano penultimi con soli sei punti. Rozzi sostituisce Castagner con Bersellini, e la squadra ingrana: per Cvetkovic arriva subito una doppietta al Verona e altri quattro gol, e tanti dribbling che gli valgono il soprannome di “Anguilla di Karlovac”.

Per la verità pur giocando molto bene Cvetkovic sbaglia troppi gol, a volte in maniera incredibile. In ogni caso per i bianconeri arriva la salvezza, e il ritiro è di quelli idilliaci: c’è Casagrande, compagnone, che a Cvetkovic vuol riservare “l’onore” del gavettone. Il brasiliano in albergo chiede la collaborazione di Stefano Colantuono: non deve fare altro che segnalargli quando Cvetkovic uscirà dal portone dell’albergo…a quel punto a Casagrande, aiutato da Oliviero Garlini, non resterà che rovesciare il secchio d’acqua. Colantuono vede che arriva Bersellini…annusa l’occasione e dà l’ok ai compagni…che innaffieranno l’allenatore, venendo puniti.

La stagione per Cvetkovic sarà buona: 10 gol tra campionato e Coppa Italia, ma negativa per l’Ascoli che chiuderà ultimo in classifica retrocedendo. Boro resterà anche tra i cadetti, contribuendo con 7 gol al ritorno in Serie A. Sarebbe pronto a ripartire, ma in ritiro arriva un grave infortunio, che spinge l’Ascoli a svincolarlo e sostituirlo con Pedro Troglio. Resta fermo un anno, senza però trovare squadra: e allora si arma di umiltà, chiede una deroga alla Figc per restare in Italia come calciatore dilettante e si accasa alla Maceratese, che contribuisce a portare dalla D alla C. Ma lui resta in D e passa alla Casertana: segna 6 gol in 19 partite e torna in patria prima di chiudere la carriera al Borac Cacak. E quel gol di 34 anni fa al Napoli di Maradona era molto simile a quello segnato al Real Madrid di Butragueno: perché a Bora non è mancata l’umiltà di scendere tra i dilettanti…non sfigurando davanti ai campionissimi!

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