La Procura di Milano ha chiuso le indagini, condotte dal pm della Dda Stefano Ammendola, su una coppia di genitori affidatari, accusati di riduzione in schiavitù. Secondo l’accusa, per circa 15 anni, tra il 2000 e il 2015, hanno costretto una giovane, ospitata nella loro casa quando era appena maggiorenne, a subire “violenze sessuali, anche di gruppo“. A sentire gli inquirenti, il tutto è avvenuto in “un contesto di riti satanici e messe nere“, fino ad esercitare sulla donna “poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà”. Dalle violenze sarebbe nato anche un figlio.
A novembre la vicenda era emersa dopo che il Tribunale del Riesame di Milano aveva revocato ai due indagati la misura dell’obbligo di dimora e di divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico. Dal 2005, sostiene l’accusa, la donna ha subito diversi abusi, anche da parte del genitore affidatario, nell’ambito di riti e messe nere in presenza di “diversi uomini, non meglio identificati” che indossavano “delle tuniche bianche e dei cappucci”. In quel contesto, sempre a leggere le ricostruzioni dell’accusa, la donna è stata anche ferita e sottoposta a diverse torture. Nel 2006, dopo essere riuscita a fuggire in un’altra regione, i due coniugi sarebbero riusciti a raggiungerla per sottoporla nuovamente a trattamenti lesivi e degradanti. La presunta vittima, oggi 41enne, ha presentato diverse denunce nel corso degli ultimi anni anche al di fuori della Lombardia, incappando in un iter giudiziario particolarmente travagliato. I genitori hanno sempre negato sostenendo che le sue denunce sono “tutta una invenzione”.