Un’azienda che aggiunge e non toglie: “L’epurazione non l’ho mai applicata”. Lo assicura l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio, intervenuto a Venezia al Festival dell’Innovazione del Foglio. “Io ho sempre pensato che si dovesse magari cambiare, circolare, aggiungere ma mai epurare”. Il riferimento è naturalmente agli addii eccellenti delle ultime settimane, da Fabio Fazio (che andrà sul Nove) e Lucia Annunziata fino a Massimo Gramellini (che andrà a La7). “Fazio se n’è andato un giorno prima che io entrassi come ad – dice Sergio – Ho confermato la Annunziata, Gramellini, Report, tutti i programmi definiti ‘ideologici‘ all’interno della Rai: francamente parlare di epurazione a me sembra sembra impossibile“. Il termine “ideologici”, sottolinea, “è riferito esclusivamente a una definizione spesso utilizzata sui media. Per questo, tengo a ribadire che si tratta di programmi importanti, che danno voce a una pluralità di vedute e di modalità di narrazione nel segno dell’aggiungere, piuttosto che del sottrarre, che vorrei fosse la cifra distintiva del servizio pubblico”. Quanto a Lucia Annunziata, l’ad precisa di aver “espresso giudizi positivi in tutti i miei interventi, anche in Vigilanza” e che aveva confermato Mezz’ora in più per la prossima stagione “senza alcuna censura e condizionamento“.
Per Sergio va cambiata la governance della Rai. Ma a quanto si capisce non per estromettere i partiti (finalmente) dall’azienda della tv pubblica. Piuttosto per un rischio di “frammentazione”, come la chiama il manager di viale Mazzini. “Questa legge credo debba essere riformata, immagino che ci saranno degli Stati generali che potranno comportare, non certo da qui a un anno ma per il vertice successivo, una governance diversa – spiega – È chiaro che quando c’è una disciplina che prevede che due consiglieri di amministrazione siano eletti dalla Camera, due dal Senato e uno dai dipendenti dell’azienza, si ha una frammentazione che non permette di avere una governance forte e coesa: è un problema”. Ad ogni modo, sottolinea, “io sono l’Ad ed esercito i miei poteri: sono stato votato dopo la designazione quindi sono nelle condizioni di poter governare l’azienda”.
Una battuta è riservata al caso (per certi versi incredibile) di Claudio Lippi che in un’intervista ha dato del “farabutto” a Fabio Fazio e ha apostrofato l’ex direttore della programmazione di prima serata Stefano Coletta dicendo che “il direttore che per fortuna non c’è più ha fatto lavorare gay e gaie solo per il motivo di esserlo”. La Rai dopo quelle parole ha chiarito che Lippi non lavorerà con la Rai e Sergio ci torna sopra spiegando che “nessuno può parlare di colleghi, di Rai nei termini usati da Claudio Lippi: nessuno”. Per Sergio “Lippi è una bella persona ma ha fatto un errore clamoroso”.