Non so a voi, ma a me gli Stati generali della natalità, con la caldeggiante sponsorizzazione ad avere più figli, hanno fatto un effetto molto sgradevole. Mi hanno ricordato i piani del Duce per avere più “baionette” da schierare nelle sue scellerate avventure guerriere.

Forse siamo in altri tempi, ma la volontà governativa spinge perché c’è bisogno di lavoratori che rimpinguino l’Inps disastrata dal calo demografico ma soprattutto dalla famelica ingerenza dei politici, che per avere qualche voto hanno dilapidato miliardi. Dio non voglia poi che questi figli siano destinati alle politiche di “aiuto ai popoli che noi riteniamo degni” con guerre che, a seconda della volubilità del momento, se ne fregano della costituzione trovando sempre un escamotage per intervenire a supporto dei “buoni” (Kosovo, Afghanistan e ora Ucraina).

Lasciate che le coppie facciano i figli che desiderano! Piantatela di voler intervenire! Le politiche economiche sono giuste per le famiglie a prescindere dal fatto che facciano più o meno figli per la patria. In tutto il mondo non sono solo i soldi che determinano la propensione a fare figli, ma la capacità della donna e, in parte, dell’uomo di autodeterminarsi. Se in Nigeria, paese con tasso di fecondità fra i più alti, le donne avessero accesso all’educazione, al controllo delle nascite e ai mezzi anticoncezionali, ci sarebbe subito un drastico calo demografico. La maternità e la paternità devono essere scelte e pazienza se caleremo. Tra l’altro l’Italia è uno dei paesi più densamente popolati al mondo. Niente di male se gli abitanti saranno 40 e non 60 milioni fra qualche decennio. Ricordiamo che in Montana, stato fra i più ricchi degli Usa su un territorio vasto come l’Italia, abita un milione di persone. Ma a chi importa la “razza italica”, che neppure esiste. Non mi dispiaccio certo se le orrende periferie delle grandi città andranno a desertificarsi e se sugli Appennini torneranno a riprodursi animali ora scomparsi.

Studi su popolazioni di topi da esperimento hanno dimostrato che se in un territorio se ne trovano in eccesso, la fecondità cala, mentre se ve ne sono pochi aumenta. Presumibilmente quindi quando in Italia ci saranno venti milioni di persone, costoro saranno più prolifici e avranno più desiderio di una famiglia larga, visto che il territorio sarà meno inquinato e devastato. Questo squilibrio deve essere governato, ma non ricorrendo alla scorciatoia di spingere la gente in direzioni che non desidera. Andranno trovati i soldi per le pensioni tagliando spese assurde a carico dello stato.

La maternità e la paternità non sono del governo ma degli individui che insieme decidono quali sono le loro priorità. E’ il governo ad essere al servizio delle libere scelte del popolo e non il popolo a dover modificare le sue decisioni per il governo. Fortunatamente tutte le paternali degli attuali potenti non contano nulla e le coppie faranno di testa loro, fregandosene dei problemi dello stato. Inconsciamente il desiderio di figli è collegato alle esperienze positive o negative, rispetto a questa prospettiva, che si sono determinate durante l’infanzia e l’adolescenza. Non sarà certo un ragionamento su poche migliaia di euro di sgravio fiscale a cambiare la predisposizione inconscia dell’individuo.

Queste conferenze sono un alibi per mandare la palla in tribuna e non fare nulla cianciando solamente e dando la colpa ai cittadini che non ascoltano il potente di turno. Potente, nel caso della presidente del Consiglio, che si è ben guardata dal fare tanti figli. Mezzi di distrazione di massa che servono a lanciare allarmi per poi dire “lo avevamo detto!”. Ma noi non li paghiamo per lanciare allarmi, bensì per trovare eventuali soluzioni agli squilibri economici e sociali che ormai sono inevitabili e devono essere governati.

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