Onana lo aveva detto a Calhanoglu: tira alla destra di Ter Stegen, è il suo punto debole. È il 4 ottobre, siamo al minuto 47 del primo tempo di Inter–Barcellona, un match che già potrebbe decidere le sorti di Simone Inzaghi, non sarà l’ultimo. Dentro o fuori, dalla Champions e dalla panchina. Un tiro rimpallato di Lautaro, la palla che per caso finisce sui piedi di Dimarco. Il terzino tergiversa, poi appoggia a Calhanoglu. Il turco è sui 20 metri, ha il tempo di pensare al consiglio dato da quel bizzarro camerunense che sta per prendersi le chiavi della porta nerazzurra. Carica il tiro e mira all’angolino basso. La palla si insacca esattamente alla destra del portiere del Barcellona, San Siro esplode: non è gioia, è liberazione. Perché l’Inter improvvisamente dimostra di poter dare un senso alla sua stagione. È il vero inizio dell’assurdo e irripetibile cammino che porterà una squadra piena di debiti e di incognite fino a Istanbul, fino a giocarsi la finale di Champions League contro i marziani del Manchester City. La coppa l’hanno vinta gli inglesi, come da pronostico. Ma l’Inter li ha messi in difficoltà come nessun altro, ha sbagliato l’impossibile, è stata gagliarda. Come la stagione nerazzurra in Europa: una storia da film.
L’inizio da incubo – Il percorso nerazzurro in Champions comincia un mese prima di quella vittoria contro il Barcellona. E non con una notta europea, bensì con un derby perso contro il Milan. È l’inizio di settembre e i nerazzurri cadono sotto i colpi di Leao: 3 a 2, doppietta del portoghese. Quella sconfitta precede e condiziona l’esordio stagionale in Europa: quattro giorni dopo, il 7 settembre, a San Siro arriva il Bayern Monaco. Contro un’Inter ancora senza identità, i tedeschi passeggiano e vincono con un netto 2 a 0. Gol di Sané e autorete di D’Ambrosio. Due match in 96 ore che mettono in mostra tutti i limiti della squadra di Inzaghi, umorale e fragile in difesa, come le 12 sconfitte racimolate in campionato stanno lì a dimostrare. In Europa invece sarà un’altra storia, anche se in quel momento nessuno lo può prevedere, nemmeno dopo la vittoria contro il Viktoria Plzen: segnano Dzeko e Dumfries, ma gli avversari non sono davvero all’altezza e per di più rimangono in dieci per la mezz’ora finale dopo l’espulsione di Bucha.
La notte della svolta – L’Inter arriva alla sfida col Barcellona con nella mente e negli occhi dei tifosi ben altre prestazioni: la sconfitta contro l’Udinese prima della sosta nazionali, quella con la Roma a San Siro subito dopo la sosta. I nerazzurri hanno perso quattro partite su otto in campionato, la metà. E vedono già il Napoli avanti di 8 punti in classifica. La panchina di Inzaghi traballa, i giornali sono un profluvio di retroscena su un suo possibile esonero durante la sosta per i Mondiali in Qatar. Anche perché tutti credono che l’Inter uscirà malconcia dalla doppia sfida col Barcellona, che sancirebbe l’addio alla Champions League, seppure nel girone più difficile. Invece i nerazzurri in Europa si trasfigurano: qualcuno parla di motivazioni, altri di chiavi tattiche diverse in campo internazionale. Fatto sta che dal 4 ottobre in avanti, quando l’Inter si presenta per una notte di Champions monta l’assetto da battaglia: baricentro basso e concentrazione. E ripartenze, certo. Ma anche gioco da dietro, senza tuttavia abbandonarsi a vezzi e fronzoli. Una squadra che aveva già subito 15 gol in stagione, accoglie il Barcellona a San Siro e decide di non voler concedere nulla. La difesa, paradossalmente, diventerà la chiave della cavalcata fino a Istanbul. La squadra se ne convincerà dopo quella notte del 4 ottobre, con quel gol di Calhanoglu protetto e salvaguardato fino al 90esimo.
Il secondo posto nel girone più tosto – La settimana successiva il ritorno a Barcellona è tutta un’altra partita: finisce 3 a 3. L’Inter mostra nuovamente i suoi limiti difensivi, ma il pareggio al Camp Nou è la partita della consapevolezza: per la prima volta dal 2010 i nerazzurri sono in grado di uscire di fatto vincitori da un doppio confronto contro un top club europeo. Non ci erano mai riusciti con Spalletti e con Conte (sempre eliminati ai gironi), non ci erano riusciti con Inzaghi contro il Liverpool agli ottavi della passata stagione. Il Barcellona passa in vantaggio con Dembelé, pareggia Barella. Poi Lautaro segna uno dei gol più belli della competizione, ma Lewandoski realizza il 2 a 2 e fa temere il peggio. Invece arriva il gol di Gosens, prima del nuovo pari del polacco. Nel finale Asllani ha perfino un’occasione colossale per vincere, ma cambia poco. L’Inter resta davanti al Barcellona nel girone di ferro della Champions, l’Inter si convince che può giocarsela in Europa. Il 26 ottobre a San Siro la vittoria netta per 4 a 0 contro il Viktoria Plzen (Mkhitaryan, due volte Dzeko e Lukaku) sancisce l’accesso matematico agli ottavi, mandando il Barcellona in Europa League. Il primo novembre a Monaco i nerazzurri perdono ancora contro il Bayern per 2 a 0 (Pavard e Choupo-Moting), chiudendo il girone da secondi con 10 punti.
Il Porto nel momento peggiore – La settimana successiva il sorteggio regala però un altro sorriso: dall’urna è uscito il Porto, probabilmente l’avversario più alla portata tra le squadre teste di serie. Il 22 febbraio a Milano si gioca l’andata degli ottavi. L’Inter ci arriva dopo un mese e mezzo sulle montagne russe: ha battuto il Napoli all’esordio dopo la sosta per i Mondiali, ha vinto la Supercoppa travolgendo il Milan con un secco 3 a 0, ma ha pure perso altri punti in campionato che la tagliano definitivamente fuori dalla lotta per lo scudetto. Mister Inzaghi è di nuovo in discussione, gli ottavi di Champions vengono dipinti come l’ultima spiaggia per evitare un esonero immediato. Anche contro il Porto si vede un’Inter brutta e sottoritmo, che però in Europa si ricorda di cambiare assetto: battaglia e difesa, appunto. Il match è terribile per 75 minuti, poi arriva l’episodio: l’espulsione di Otavio al 78esimo. Parte l’assalto dei nerazzurri, che capiscono di avere un’occasione irripetibile. La sfrutta Lukaku a 4 minuti dal 90esimo: 1 a 0 e tutti felici, per quell’Inter è il massimo ottenibile. Al ritorno il 14 marzo al Do Dragao, i nerazzurri ci arrivano se possibile in condizioni ancora peggiori, dopo aver perso per 2 a 1 contro lo Spezia in campionato. In Portogallo la squadra di Inzaghi difende il vantaggio dell’andata con un’altra partita brutta ma efficace. Di fronte, fortunatamente, c’è un Porto che non ha le capacità di fare gioco. Tra parate di Onana, salvataggi sulla linea e una traversa al 95esimo, finisce 0 a 0: Inzaghi è salvo e l’Inter torna ai quarti di Champions dopo oltre un decennio.
A Benfica la seconda svolta – Il 17 marzo dall’urna Nyon arrivano altre buone notizie: ai quarti l’Inter incrocia il Benfica, con vista su una semifinale contro la vincente tra Milan e Napoli. In quel momento, nel mezzo di una stagione che pare complicatissima, si apre all’improvviso un miraggio chiamato finale di Champions. L’Inter nel frattempo non sembra uscire dall’incubo: in campionato perde con la Juventus e con la Fiorentina, poi pareggia 1 a 1 con la Salernitana. A Lisbona l’11 aprile si presenta una squadra indecifrabile, con un allenatore che ancora una volta pare aggrappato alla Champions per evitare di essere cacciato. L’esonero a fine stagione viene dato quasi per scontato. Invece contro il Benfica l’Inter sfodera la partita perfetta: Barella al 51esimo e Lukaku su rigore all’82esimo firmano un 2 a 0 in trasferta che vale già tre quarti di qualificazione. È la seconda svolta della stagione: da quel momento l’Inter metterà in fila 11 vittorie, un pareggio e 2 sconfitte nelle successive 14 partite. L’unico pari arriva nella gara di ritorno a San Siro: un altro 3 a 3. La sblocca ancora Barella, pareggia Aursnes al 38esimo. Poi Lautaro al 65esimo segna il gol della tranquillità e Correa mette in ghiaccio la qualificazione al 78esimo. Negli ultimi minuti arrivano le reti ininfluenti di Silva e Musa. Sarà derby contro il Milan, che il giorno dopo elimina il Napoli.
L’euroderby dominato – Da quel derby di inizio settembre, in cui il Milan aveva tremendamente messo a nudo tutta la cagionevolezza dell’Inter, all’Euroderby che cambia il volto di una stagione. Il parallelo tra quella gara e il doppio confronto in semifinale di Champions racconta meglio di qualsiasi analisi come sia cambiata la squadra di Inzaghi con il passare delle partite, specialmente quelle di sera con la musichetta europea. Bastano i primi 12 minuti del match d’andata del 10 maggio: segnano prima Dzeko e poi Mkhitaryan, non c’è confronto con i rossoneri. L’Inter ha perfino il rammarico di non trovare altri gol in un primo tempo dominato, mentre nella ripresa l’unico brivido è un palo colpito da Tonali. La qualificazione non è ancora chiusa, ma il ritorno il 16 maggio in casa dell’Inter diventa una festa: San Siro trema solo per un’accelerazione di Leao a fine primo tempo. Poi il gol di Lautaro al 74esimo certifica che a Istanbul ci vanno i nerazzurri: la sua esultanza con le braccia al cielo sotto la Nord diventa il simbolo, l’emblema dell’impresa compiuta. L’Inter in 180 minuti non concede praticamente nulla al Milan e in 6 partite a eliminazione diretta ha subito appena tre gol, dei quali due nei minuti finali di una partita che non contava più. I nerazzurri arrivano a Istanbul con un allenatore virtualmente esonerato in tre occasioni e ora confermato senza discussione. Con i debiti di Zhang, con mezza squadra incerta su quale maglia indosserà in futuro. Una stagione assurda, irripetibile.
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Una stagione assurda e irripetibile: così l’Inter è arrivata a un passo dal tetto d’Europa. Dal gol di Calhanoglu all’errore di Lukaku: il film
Onana lo aveva detto a Calhanoglu: tira alla destra di Ter Stegen, è il suo punto debole. È il 4 ottobre, siamo al minuto 47 del primo tempo di Inter–Barcellona, un match che già potrebbe decidere le sorti di Simone Inzaghi, non sarà l’ultimo. Dentro o fuori, dalla Champions e dalla panchina. Un tiro rimpallato di Lautaro, la palla che per caso finisce sui piedi di Dimarco. Il terzino tergiversa, poi appoggia a Calhanoglu. Il turco è sui 20 metri, ha il tempo di pensare al consiglio dato da quel bizzarro camerunense che sta per prendersi le chiavi della porta nerazzurra. Carica il tiro e mira all’angolino basso. La palla si insacca esattamente alla destra del portiere del Barcellona, San Siro esplode: non è gioia, è liberazione. Perché l’Inter improvvisamente dimostra di poter dare un senso alla sua stagione. È il vero inizio dell’assurdo e irripetibile cammino che porterà una squadra piena di debiti e di incognite fino a Istanbul, fino a giocarsi la finale di Champions League contro i marziani del Manchester City. La coppa l’hanno vinta gli inglesi, come da pronostico. Ma l’Inter li ha messi in difficoltà come nessun altro, ha sbagliato l’impossibile, è stata gagliarda. Come la stagione nerazzurra in Europa: una storia da film.
L’inizio da incubo – Il percorso nerazzurro in Champions comincia un mese prima di quella vittoria contro il Barcellona. E non con una notta europea, bensì con un derby perso contro il Milan. È l’inizio di settembre e i nerazzurri cadono sotto i colpi di Leao: 3 a 2, doppietta del portoghese. Quella sconfitta precede e condiziona l’esordio stagionale in Europa: quattro giorni dopo, il 7 settembre, a San Siro arriva il Bayern Monaco. Contro un’Inter ancora senza identità, i tedeschi passeggiano e vincono con un netto 2 a 0. Gol di Sané e autorete di D’Ambrosio. Due match in 96 ore che mettono in mostra tutti i limiti della squadra di Inzaghi, umorale e fragile in difesa, come le 12 sconfitte racimolate in campionato stanno lì a dimostrare. In Europa invece sarà un’altra storia, anche se in quel momento nessuno lo può prevedere, nemmeno dopo la vittoria contro il Viktoria Plzen: segnano Dzeko e Dumfries, ma gli avversari non sono davvero all’altezza e per di più rimangono in dieci per la mezz’ora finale dopo l’espulsione di Bucha.
La notte della svolta – L’Inter arriva alla sfida col Barcellona con nella mente e negli occhi dei tifosi ben altre prestazioni: la sconfitta contro l’Udinese prima della sosta nazionali, quella con la Roma a San Siro subito dopo la sosta. I nerazzurri hanno perso quattro partite su otto in campionato, la metà. E vedono già il Napoli avanti di 8 punti in classifica. La panchina di Inzaghi traballa, i giornali sono un profluvio di retroscena su un suo possibile esonero durante la sosta per i Mondiali in Qatar. Anche perché tutti credono che l’Inter uscirà malconcia dalla doppia sfida col Barcellona, che sancirebbe l’addio alla Champions League, seppure nel girone più difficile. Invece i nerazzurri in Europa si trasfigurano: qualcuno parla di motivazioni, altri di chiavi tattiche diverse in campo internazionale. Fatto sta che dal 4 ottobre in avanti, quando l’Inter si presenta per una notte di Champions monta l’assetto da battaglia: baricentro basso e concentrazione. E ripartenze, certo. Ma anche gioco da dietro, senza tuttavia abbandonarsi a vezzi e fronzoli. Una squadra che aveva già subito 15 gol in stagione, accoglie il Barcellona a San Siro e decide di non voler concedere nulla. La difesa, paradossalmente, diventerà la chiave della cavalcata fino a Istanbul. La squadra se ne convincerà dopo quella notte del 4 ottobre, con quel gol di Calhanoglu protetto e salvaguardato fino al 90esimo.
Il secondo posto nel girone più tosto – La settimana successiva il ritorno a Barcellona è tutta un’altra partita: finisce 3 a 3. L’Inter mostra nuovamente i suoi limiti difensivi, ma il pareggio al Camp Nou è la partita della consapevolezza: per la prima volta dal 2010 i nerazzurri sono in grado di uscire di fatto vincitori da un doppio confronto contro un top club europeo. Non ci erano mai riusciti con Spalletti e con Conte (sempre eliminati ai gironi), non ci erano riusciti con Inzaghi contro il Liverpool agli ottavi della passata stagione. Il Barcellona passa in vantaggio con Dembelé, pareggia Barella. Poi Lautaro segna uno dei gol più belli della competizione, ma Lewandoski realizza il 2 a 2 e fa temere il peggio. Invece arriva il gol di Gosens, prima del nuovo pari del polacco. Nel finale Asllani ha perfino un’occasione colossale per vincere, ma cambia poco. L’Inter resta davanti al Barcellona nel girone di ferro della Champions, l’Inter si convince che può giocarsela in Europa. Il 26 ottobre a San Siro la vittoria netta per 4 a 0 contro il Viktoria Plzen (Mkhitaryan, due volte Dzeko e Lukaku) sancisce l’accesso matematico agli ottavi, mandando il Barcellona in Europa League. Il primo novembre a Monaco i nerazzurri perdono ancora contro il Bayern per 2 a 0 (Pavard e Choupo-Moting), chiudendo il girone da secondi con 10 punti.
Il Porto nel momento peggiore – La settimana successiva il sorteggio regala però un altro sorriso: dall’urna è uscito il Porto, probabilmente l’avversario più alla portata tra le squadre teste di serie. Il 22 febbraio a Milano si gioca l’andata degli ottavi. L’Inter ci arriva dopo un mese e mezzo sulle montagne russe: ha battuto il Napoli all’esordio dopo la sosta per i Mondiali, ha vinto la Supercoppa travolgendo il Milan con un secco 3 a 0, ma ha pure perso altri punti in campionato che la tagliano definitivamente fuori dalla lotta per lo scudetto. Mister Inzaghi è di nuovo in discussione, gli ottavi di Champions vengono dipinti come l’ultima spiaggia per evitare un esonero immediato. Anche contro il Porto si vede un’Inter brutta e sottoritmo, che però in Europa si ricorda di cambiare assetto: battaglia e difesa, appunto. Il match è terribile per 75 minuti, poi arriva l’episodio: l’espulsione di Otavio al 78esimo. Parte l’assalto dei nerazzurri, che capiscono di avere un’occasione irripetibile. La sfrutta Lukaku a 4 minuti dal 90esimo: 1 a 0 e tutti felici, per quell’Inter è il massimo ottenibile. Al ritorno il 14 marzo al Do Dragao, i nerazzurri ci arrivano se possibile in condizioni ancora peggiori, dopo aver perso per 2 a 1 contro lo Spezia in campionato. In Portogallo la squadra di Inzaghi difende il vantaggio dell’andata con un’altra partita brutta ma efficace. Di fronte, fortunatamente, c’è un Porto che non ha le capacità di fare gioco. Tra parate di Onana, salvataggi sulla linea e una traversa al 95esimo, finisce 0 a 0: Inzaghi è salvo e l’Inter torna ai quarti di Champions dopo oltre un decennio.
A Benfica la seconda svolta – Il 17 marzo dall’urna Nyon arrivano altre buone notizie: ai quarti l’Inter incrocia il Benfica, con vista su una semifinale contro la vincente tra Milan e Napoli. In quel momento, nel mezzo di una stagione che pare complicatissima, si apre all’improvviso un miraggio chiamato finale di Champions. L’Inter nel frattempo non sembra uscire dall’incubo: in campionato perde con la Juventus e con la Fiorentina, poi pareggia 1 a 1 con la Salernitana. A Lisbona l’11 aprile si presenta una squadra indecifrabile, con un allenatore che ancora una volta pare aggrappato alla Champions per evitare di essere cacciato. L’esonero a fine stagione viene dato quasi per scontato. Invece contro il Benfica l’Inter sfodera la partita perfetta: Barella al 51esimo e Lukaku su rigore all’82esimo firmano un 2 a 0 in trasferta che vale già tre quarti di qualificazione. È la seconda svolta della stagione: da quel momento l’Inter metterà in fila 11 vittorie, un pareggio e 2 sconfitte nelle successive 14 partite. L’unico pari arriva nella gara di ritorno a San Siro: un altro 3 a 3. La sblocca ancora Barella, pareggia Aursnes al 38esimo. Poi Lautaro al 65esimo segna il gol della tranquillità e Correa mette in ghiaccio la qualificazione al 78esimo. Negli ultimi minuti arrivano le reti ininfluenti di Silva e Musa. Sarà derby contro il Milan, che il giorno dopo elimina il Napoli.
L’euroderby dominato – Da quel derby di inizio settembre, in cui il Milan aveva tremendamente messo a nudo tutta la cagionevolezza dell’Inter, all’Euroderby che cambia il volto di una stagione. Il parallelo tra quella gara e il doppio confronto in semifinale di Champions racconta meglio di qualsiasi analisi come sia cambiata la squadra di Inzaghi con il passare delle partite, specialmente quelle di sera con la musichetta europea. Bastano i primi 12 minuti del match d’andata del 10 maggio: segnano prima Dzeko e poi Mkhitaryan, non c’è confronto con i rossoneri. L’Inter ha perfino il rammarico di non trovare altri gol in un primo tempo dominato, mentre nella ripresa l’unico brivido è un palo colpito da Tonali. La qualificazione non è ancora chiusa, ma il ritorno il 16 maggio in casa dell’Inter diventa una festa: San Siro trema solo per un’accelerazione di Leao a fine primo tempo. Poi il gol di Lautaro al 74esimo certifica che a Istanbul ci vanno i nerazzurri: la sua esultanza con le braccia al cielo sotto la Nord diventa il simbolo, l’emblema dell’impresa compiuta. L’Inter in 180 minuti non concede praticamente nulla al Milan e in 6 partite a eliminazione diretta ha subito appena tre gol, dei quali due nei minuti finali di una partita che non contava più. I nerazzurri arrivano a Istanbul con un allenatore virtualmente esonerato in tre occasioni e ora confermato senza discussione. Con i debiti di Zhang, con mezza squadra incerta su quale maglia indosserà in futuro. Una stagione assurda, irripetibile.
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L’Inter di Inzaghi se la canta e se la suona: è così “superiore” alle altre che non ha vinto uno scontro diretto
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - "Sto pensando di tornare ad allenare, in Italia o all'estero". Lo dice -un po' a sorpresa- Arrigo Sacchi, tecnico di Fusignano di 78 anni, durante una conversazione con l'Adnkronos sullo stato del massimo campionato italiano. Qualche contatto, quali squadre? "Ne ho tante. Ma se farlo in Italia non lo so. Perché io voglio troppo bene a questo paese, solo che ho un difetto: dico quello che penso e quindi a volte devo dire quello che penso di noi. E questo mi dispiace dirlo. E quindi cerco di evitare prima. Mi chiedono di andare per esempio in Brasile, in Argentina, in Spagna. E tanti altri".
Caltanissetta, 17 feb. (Adnkronos) - E' durata solo pochi minuti l'udienza, davanti al tribunale di Caltanissetta, del cosiddetto 'maxi processo' sul Sistema Montante, che vede imputati, oltre all'ex leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante, diversi imprenditori, investigatori e politici. Oggi erano attesi il questore di Milano, Bruno Megale, e un ispettore di Polizia, Giovanni Gambino. Ma Megale è stato trattenuto a Milano, come è stato spiegato a inizio udienza, "per impegni istituzionali" e Gambino per "motivi di salute". Così l'udienza è saltata.
Nelle scorse settimane era scattata la prescrizione per alcuni capi di imputazione nei confronti di diversi imputati, come per l'imprenditore gelese Carmelo Turco per il quale è stato prescritto il reato di traffico di influenze illecite. Prescritto il favoreggiamento per l'ex amministratore delegato delle società di Montante, Vincenzo Mistretta, il quale, non avendo altri capi di imputazione, è uscito dal processo.
Tra gli imputati del processo anche l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice, direttore della Dia dal 2012 al 2014.
Il questore di Milano Bruno Megale, ex questore di Caltanissetta, oggi in aula avrebbe dovuto testimoniare sui tentativi di un appartenente al servizio segreto civile di avere da lui notizie riservate sull'inchiesta di Caltanissetta. Si tratta dell'ex vice direttore del servizio segreto civile. All'epoca, nel 2016, l'allora della Polizia aveva inviato Megale in Sicilia per blindare l’indagine della Squadra mobile. E Megale aveva alzato un muro quando gli vennero chieste notizie sull’indagine che vedeva coinvolto anche il colonnello Giuseppe D’Agata. Il questore gli disse ("con la correttezza che gli va riconosciuta", come scrissero poi i magistrati nisseni) che non era il caso di avanzare simili richieste. "E la mancata rassicurazione -avevano scritto i magistrati all'epoca dell'inchiesta - accese un ulteriore campanello dall’allarme negli ambienti dell’Aisi". Ma, nel frattempo, il questore Megale aveva fatto una dettagliata relazione di servizio su quanto accaduto. Il processo è stato rinviato al prossimo 10 marzo.
Roma, 17 feb (Adnkronos) - "Ci aspettiamo che Giorgia Meloni si dichiari a favore di nuovo piano di investimenti comunitari, un Next generation da 800mld ogni anno per l'autonomia strategica dell'Europa". Lo ha detto Elly Schlein all'Aquila.
"Un grande piano di investimenti comuni entro cui sviluppare una difesa che sia però davvero europea, che non sia la corsa al riarmo di ogni singolo Stato dei 27 Stati membri ma una difesa comune, con investimenti e ricerca comuni", ha aggiunto la segretaria del Pd.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Sottoscritto a Roma dalla confederazione datoriale Cifa Italia e dall’organizzazione sindacale Confsal l’accordo per il rinnovo della parte economica del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per le imprese dei settori Terziario, Commercio, Distribuzione, Servizi, Turismo e Pubblici Esercizi, valido per il triennio economico 2025-2027. Notevoli gli incrementi salariali in tutti i livelli di inquadramento, in particolare l’aumento previsto per il IV livello, in cui si concentra il maggior numero di lavoratori del settore Commercio, Distribuzione e Servizi, pari a 75 euro mensili a decorrere dal 1° giugno 2024. Con gli ulteriori aumenti economici che decorreranno da marzo e novembre di quest’anno, l’incremento per questo livello sarà di 140 euro mensili, ossia un aumento dell’8,5%. Sulla stessa linea anche gli aumenti economici per le tabelle del settore Turismo e Pubblici Esercizi.
Sul piano normativo, le delegazioni trattanti stanno ultimando il testo contrattuale che comprende l’aggiornamento alle modifiche legislative introdotte nelle ultime settimane, oltre a innovative tutele giuridiche, che caratterizzeranno la contrattazione collettiva Cifa-Confsal negli anni a venire. Diversi gli istituti innovativi qualificanti previsti che andranno a rafforzare il sistema di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, favorire la retribuzione premiale, incentivare forme di flessibilità organizzativa e molteplici misure di welfare aziendale, la centralità della formazione continua nella contrattazione collettiva, al fine di sostenere sempre più una contrattazione di “qualità”.
"Un passo concreto per garantire condizioni economiche in linea con le esigenze dei lavoratori - sottolinea il segretario generale della Confsal Angelo Raffaele Margiotta, riferendosi al rinnovo delle tabelle retributive del Ccnl Intersettoriale Cifa-Confsal - questo aggiornamento si inserisce in un più ampio percorso di evoluzione e qualificazione della nostra contrattazione collettiva, volto a innovare il sistema delle relazioni industriali all’insegna del dialogo e del confronto partecipativo. Siamo fermamente convinti che ciò rappresenti un fattore determinante per il benessere dei lavoratori e la crescita delle imprese, contribuendo in modo positivo allo sviluppo del sistema economico-produttivo".
"La nostra contrattazione collettiva di qualità - aggiunge Andrea Cafà, presidente della confederazione Cifa Italia - non si limita alla regolamentazione del rapporto di lavoro, ma rappresenta uno strumento dinamico, capace di supportare imprese e lavoratori nel processo di adattamento alle nuove dimensioni economiche e sociali. In un contesto caratterizzato da cambiamenti rapidi e sfide globali, riteniamo fondamentale promuovere un modello contrattuale innovativo, che coniughi flessibilità e sicurezza, favorendo la crescita, la formazione continua e la competitività del sistema produttivo".
Rispetto al futuro della contrattazione collettiva, Cafà e Margiotta di concerto hanno poi affermato: "Siamo convinti che la leadership di un contratto collettivo non si misurerà più in base alla storicità delle sigle sindacali sottoscrittrici, ma dalla loro capacità di fornire risposte concrete alle nuove esigenze di imprese e lavoratori. Nella contrattazione Cifa-Confsal la bilateralità, quale spazio di confronto e alleanza strategica tra le Parti sociali, si distinguerà nel garantire politiche concrete di sostegno ai bisogni dei lavoratori e delle imprese".
Roma, 17 feb (Adnkronos) - "L'unione Europea deve reagire compatta alle provocazioni di Trump e lo deve fare con un salto di qualità sull'integrazione europea". Lo h a detto Elly Schlein nel corso di una vista a L'Aquila.
"L'Europa si deve sedere da protagonista nelle trattative per fare cessare il conflitto in Ucraina, deve portare una sua idea di pace e di sicurezza per il continente intero, deve garantire al tavolo di quelle trattive da protagonista gli interessi e la sicurezza sia dell'Ucraina che dell'Unione europea stessa perchè non sarà Trump a garantire gli interessi e la sicurezza dell'Ucraina e dell'Unione europea -ha spiegato la segretaria del Pd-. Lo deve fare l'Europa trovando una voce sola e forte con cui sedersi a quel tavolo con un mandato chiaro anche per dare tutte le garanzie di sicurezza necessaria, sia all' Ucraina che all'Unione europea".
Roma, 17 feb. (Adnkronos Salute) - Hanno ottenuto il marchio Ce il catetere di ablazione Farawave™ Nav, una tecnologia di navigazione progettata per il trattamento della fibrillazione atriale parossistica (Pfa), e il nuovo modulo Faraview™. Entrambe le tecnologie integreranno e amplieranno le capacità di mappatura delle procedure di ablazione cardiaca eseguite con il sistema Farapulse™ Pulsed Field Ablation (Pfa), il sistema di elettroporazione clinicamente più provato, già utilizzato in oltre 200 mila pazienti nel mondo. Queste tecnologie - informa Boston Scientific Corporation in una nota - sono compatibili esclusivamente con l'attuale tecnologia di mappatura cardiaca dell'azienda e con la sua ultima proposta, il sistema di mappatura Opal HDx™.
Oggi, prima di qualsiasi procedura, gli elettrofisiologi utilizzano un catetere di mappatura specifico per studiare le vie di conduzione elettrica del cuore del paziente, un passo indispensabile per la pianificazione di un'ablazione cardiaca. Il catetere Farawave Nav, dotato di navigazione magnetica, semplifica le procedure combinando la mappatura cardiaca e la terapia per l'elettroporazione, riducendo così il numero di cambi dei dispositivi necessari alla procedura. Il modulo Faraview offre ai medici una visualizzazione dinamica delle procedure di elettroporazione Farapulse, consentendo di seguire in tempo reale il posizionamento, la forma e la rotazione del catetere.
"Il Sistema Farapulse Pfa - afferma Caroline Bravo, vicepresidente della divisione Rhythm Management Emea di Boston Scientific - ha modificato il modo di trattare la fibrillazione atriale e la tecnologia di mappatura integrata con un singolo catetere pone un nuovo standard di innovazione clinica e terapeutica. Il catetere di ablazione Farawave Nav e il modulo Faraview, appositamente progettati per il sistema di elettroporazione Farapulse, offrono una soluzione completa ed efficiente per la mappatura e l'ablazione della Fa, migliorando così l'efficienza e la precisione delle procedure". Il nuovo modulo fornisce un tracciamento magnetico del catetere di ablazione, offrendo ai medici una visualizzazione dettagliata delle aree trattate con campi pulsati. Questa funzionalità consente di osservare in tempo reale l'accumulo di energia erogata e di adattare di conseguenza la strategia di ablazione. Grazie a una tecnologia di marcatura automatica (Fieldtag™), il modulo identifica le aree in cui è stata eseguita l'elettroporazione, facilitando così la pianificazione, l'esecuzione e la correttezza della procedura.
"L'integrazione del software Faraview e del catetere per ablazione Farawave Nav rappresenta un'opportunità significativa per i medici - commenta Ignacio García-Bolao, MD, Ph.D, direttore di cardiologia e chirurgia cardiovascolare, Clinica Universidad de Navarra, Pamplona, Spagna - in quanto le capacità combinate di navigazione e visualizzazione di queste tecnologie possono migliorare la guida, ridurre i tempi di fluoroscopia e consentire una valutazione precisa dell'erogazione di energia durante le procedure di isolamento delle vene polmonari. Un vantaggio fondamentale di questa combinazione è che la mappatura di alta qualità offre una serie di opzioni per il flusso di lavoro e contribuisce all'ottimizzazione della gestione del tempo, che potrebbe migliorare i risultati dei pazienti", conclude.
Boston Scientific intende lanciare il catetere per ablazione Farawave Nav e il software Faraview nella regione Emea.
Roma, 17 feb (Adnkronos) - "Giorgia Meloni deve decidere da che parte stare, non si può stare con i piedi in due scarpe, e l'Italia non può che stare per una Europa più unita e forte per una pace giusta dal punto di vista degli ucraini e con la sicurezza necessaria per tutta l'Europa". Lo ha detto Elly Schlein nel corso di una visita a L'Aquila.