“La botta è stata forte”, commenta Daniele Tonkli, della Rappresentanza sindacale aziendale Filcams Cgil a Padova. Dopo otto anni di attesa l’accordo sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per la vigilanza privata e i servizi fiduciari è stato siglato il 30 maggio, ma sul portafoglio dei lavoratori l’aumento di stipendio quasi non si percepisce. Centoquaranta euro spalmati su quattro anni. Per questo già dalla prossima settimana ricomincerà la discussione e il confronto dentro i sindacati. “Ci saranno direttivi regionali e il passaggio con i lavoratori non mancherà – spiega a ilfattoquotidiano.it Tonkli –. Per le segreterie, però, sarà molto difficile fare digerire questa situazione”. Anche in Uil ci sarà un confronto: “Uil nazionale farà una consultazione: ogni guardia giurata e ogni lavoratore dei servizi fiduciari avrà modo di votare, dicendo sì o no all’accordo di rinnovo”, precisa Luca Priarolo della Rappresentanza sindacale unitaria Uil TuCS di Treviso.

Insoddisfazione – L’aumento riguarda solo i lavoratori inquadrati nella fascia D, la più diffusa in questo settore, e prevede un una tantum di 400 euro per le guardie giurate. In questo modo “non solo la somma è molto bassa, ma è insoddisfacente la modalità di erogazione in più rate”, spiega Tonkli. Insomma, secondo il rappresentante Cgil “sono tutti molto delusi e non mancano momenti di amarezza, ma il dialogo con la segreteria nazionale è assicurato”. Le associazioni datoriali che si sono sedute al tavolo con i sindacati (Anivip, Assiv, Univ, Legacoop, Agci, Confcooperative) hanno un potere contrattuale pesante e “questo rinnovo era molto complesso. Come sindacato e come categoria forse non abbiamo una forza di protesta abbastanza organizzata”, ragiona il rappresentante Cgil. La precarietà di molti lavoratori del settore e i contratti a tempo determinato trattengono molti dallo scendere in piazza a manifestare: “Manca la spinta propulsiva della protesta e questo i sindacati forse lo hanno capito anche a livello nazionale”, ammette. Della stessa opinione è Priarolo: “Quando ci sono da fare lotte e scioperi ci sono sempre poche adesioni e la maggior parte delle persone non si espone per validi motivi”.

I prossimi passi – Ora è tempo della contrattazione di secondo livello, ma le speranze di migliorare l’accordo sono ai minimi. Tra le ipotesi per aumentare i salari c’è la possibilità dei contratti integrativi provinciali che vengono decisi tra aziende e sindacati direttamente sul territorio. “A me sembra utopistico riuscire a migliorare la situazione in questo modo”, spiega Tonkli. Il motivo è semplice: spesso anche i contratti provinciali sono in attesa di rinnovo e una negoziazione con alle spalle questo accordo nazionale è difficile. “Ad esempio il contratto provinciale di Padova è scaduto nel 2008 – evidenzia il rappresentante Cgil – come posso quindi imbastire un nuovo contratto provinciale se a livello nazionale non c’è stato un accordo dignitoso?”. Di opinione diversa è Priarolo. Nel corso della votazione che ci sarà all’interno di Uil la prossima settimana, il sindacato “consiglia di esprimere parere favorevole sull’accordo, in modo da poter spostare le future contrattazioni a livello territoriale”. In questo modo, secondo Priarolo le aziende potrebbero concedere un aumento del salario, come alcune già fanno rispetto al ccnl per tenersi stretti i lavoratori.

Salario minimo – Da diversi mesi si assiste a un esodo. “Molti si stanno dimettendo – rivela Tonkli –. Preferiscono non rimanere nel settore e andare a fare qualcos’altro. Il sistema sta implodendo”. L’accordo sul rinnovo non è un incentivo a rimanere a lavorare nel settore e l’iniziativa resta in capo alle singole aziende, con alcuni grandi gruppi che assicurano bonus economici ai propri lavoratori che portano in azienda nuove persone. “Se una guardia presenta un nuovo assunto, gli danno qualcosa in più in busta paga – dice il rappresentante Cgil –. È una specie di calciomercato dei posti di lavoro e le retribuzioni rimangono a livelli indecorosi”. Tra le riflessioni interne al sindacato ci sono gli strumenti complementari che potrebbero rendere più facili trattative come questa. Un esempio è il salario minimo: “All’interno dei nostri dibattiti questo discorso viene fuori – ammette Tonkli –. Il salario minimo potrebbe essere un paracadute, ma non sostituire la contrattazione collettiva”. Nel frattempo, dalla politica arriva una bocciatura dell’accordo di rinnovo. Davide Aiello, deputato del Movimento 5 Stelle e componente della commissione Lavoro, in una nota scrive che “al nostro Paese serve non solo l’introduzione di un salario minimo legale, ma anche forme di sostegno ai tavoli della contrattazione collettiva” perché “l’aumento salariale è irrisorio e non risponde alle esigenze dei lavoratori”.

I precedenti – L’accordo raggiunto è leggermente superiore a quello ipotizzato lo scorso febbraio, che prevedeva un aumento di 110 euro dilazionati in cinque anni. Ma parliamo di “adeguamenti al di sotto di quelli previsti dall’Istat”, ricorda Tonkli. Già nel 2021 la Cassazione ha sancito l’incostituzionalità della paga minima corrisposta sulla base del contratto dei servizi fiduciari. Sono seguiti ulteriori pronunciamenti analoghi tra cui quello del Tribunale di Milano. Poteva essere uno sprone per sindacati, associazioni datoriali e legislatori, ma per ora “lavoratori in busta paga in pratica non vedono quasi niente”, conclude il rappresentante della Cgil.

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