Più diritto di così, non poteva essere. “La direzione in cui da anni si incamminano le riforme sulla magistratura ci sta allontanando progressivamente dal disegno della Costituzione. La prospettiva che prende sempre più consistenza è che la successiva tappa di questa continua esperienza riformatrice segni un ulteriore distacco da quella complessiva, essenziale, architettura”. Così il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia all’assemblea a Roma degli iscritti che si consuma sullo sfondo di un braccio di ferro sulle riforme, con la mobilitazione degli uffici giudiziari, e del “caso Uss”. Il ministro era stato invitato a partecipare all’assise di Roma ma ha fatto pervenire via lettera la sua risposta: “La Carta fondativa della nostra Repubblica, proprio perché nata dalle macerie della dittatura fascista, è particolarmente puntuale nel definire l’ambito delle attribuzioni dei diversi poteri”. Nella stessa, tenta di sopire lo scontro innescato dalle sue posizioni sul caso Uss, l’imprenditore figlio di un oligarca vicinissimo a Putin evaso a marzo dai domiciliari in costanza della richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti. All’azione disciplinare avviata dal ministro è seguito lo stato di agitazione. Vicenda di azioni disciplinari che si colloca all’apice di uno scontro sulle regole della Giustizia e il tema della separazione tra poteri dello Stato per il quale l’assemblea ha votato all’unanimità un duro documento (scarica), dichiarandosi per altro “insoddisfatta” della lettera pervenuta da via Arenula e confermando lo stato di agitazione deliberato a metà maggio.
Il nodo delle riforme
Nella scorsa legislatura era stato approvato un vasto programma di interventi, preceduti da numerose interlocuzioni con l’Associazione, alcuni dei quali innescarono lo sciopero. Con il nuovo esecutivo è sono ripartite ipotesi e voci di nuovi interventi su intercettazioni, misure cautelari, regime delle impugnazioni, reati contro la pubblica amministrazione e riassetto dell’intera geografia giudiziaria. Per l’Anm c’è un filo che lega separazione delle carriere, la riforma del Csm con sorteggio della componente togata, l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale e istituzione dell’Alta Corte. Ed è la volontà di “ridimensionare il ruolo della magistratura disegnato dai costituenti”. Una manciata di minuti ed ecco l’esempio lampante: “Abrogare l’abuso d’ufficio farà riespandere altre fattispecie di reato a coprire quei vuoti” . E dunque così si fa un “male peggiore” rispetto a quelli che sono gli obiettivi della riforma, “non perché i pm sono cattivi ” ma perché non si può restare “muti di fronte a comportamenti di quel tipo”. La norma nel 2020, ha spiegato Santalucia “è stata profondamente modificata e ha ridotto il reato a casi residuali, ma che riguardano condotte “inaccettabili”. Il rischio di un’abrogazione è che la paura della firma degli amministratori “potrebbe non trovare una risposta, ma essere aggravata”. Santalucia, risponde al ministro, tra le altre cose, anche sul punto controverso da sempre della separazione delle carriere tra pm che fanno le indagini e giudici che emettono sentenze: “Nessuno, meno che mai i magistrati, pensa di condizionare nessuno, meno che mai il Parlamento”.
Il caso Uss, miccia dello scontro
Le posizioni appaiono lontane, l’Associazione auspica ancora una volta un confronto che porti poi i punti più controversi all’attenzione di un dibattito pubblico, confronto intesito non solo dalla materia incandescente ma anche dallo strascico specifici episodi come lo “strappo” dell’iniziativa disciplinare decisa del ministro per al fuga del russo Artem Uss, La richiesta di un’azione disciplinare nei confronti dei magistrati della corte d’appello di Milano in seguito alla fuga dai domiciliari di Uss agli occhi del numero uno dell’Anm si colloca in una sfera più pericolosa del fatto in sé: “In gioco è un bene collettivo, di cui al più i magistrati possono essere custodi, attenti custodi che avvertono il dovere di lanciare l’allarme ove si avvedano che quel bene viene messo in pericolo. Il bene a cui alludo è l’indipendenza dei magistrati, come singoli e come ordine, dal Potere politico“. Dallo stesso palco è a vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati, Alessandra Maddalena, a fugare le voci di una sciopero caldeggiato dall’Anm: “Sui giornali si è detto che l’Anm sarebbe pronta a fare sciopero. Questa iniziativa è stata ricondotta alla giunta, ovviamente l’assemblea è sovrana ma è doveroso chiarire che la giunta non si è mai espressa in questi termini. Sarebbe una reazione incongrua e stonata”.Come si è arrivati all’Assemblea di oggi
L’assemblea era stata convocata il 13 maggio scorso, deliberata dal comitato direttivo centrale, raccogliendo la richiesta proveniente da alcune giunte sezionali e dopo una partecipata assemblea dell’Anm milanese. “I magistrati hanno percepito la volontà di additare ingiustamente la magistratura a capro espiatorio per disfunzioni legate a dinamiche, di politica interna e internazionale, estranee alla sfera di competenza propria della giurisdizione – aveva spiegato il segretario dell’Anm, Salvatore Casciaro – L’ondata di protesta si è sviluppata autenticamente, dal basso, nei singoli distretti, quattro dei quali hanno formulato richiesta di assemblea straordinaria”.La lettera di Nordio
A stretto giro arriva la replica del ministro che nega ogni interferenze tali da mettere in discussione l’indipendenza dei magistrati: “Non c’è stato e non ci potrà mai essere alcun atto ministeriale che possa mettere in discussione l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, patrimonio irrinunciabile della nostra democrazia”. Quanto al rischio di ingerenza tra poteri, Nordio assicura: “Ribadisco la garanzia che durante il mio servizio in via Arenula non potrà trovare un varco alcuna tentazione di sottoporre il pubblico ministero all’esecutivo: i magistrati – tutti i magistrati – rispondono solo alla legge, nell’ambito degli equilibri costituzionali che regolano la separazione dei poteri. Altro caposaldo di uno Stato di diritto, che in quanto tale vive di continui bilanciamenti“. E ancora: “Auspico altre occasioni di dialogo dal vivo e di vivo costruttivo dialogo lungo il cammino delle riforme a cui lavoreremo”.Nordio: “Carta nata da macerie dittatura fascista è una garanzia”
“Come ho detto dal Palazzo di Giustizia di Milano, non c’è e non c’è mai stata una contrapposizione. C’è stato invece da parte del Ministro l’esercizio di una prerogativa, nel rispetto dei doveri e delle funzioni attribuite dalla Costituzione”. Così Nordio risponde alla vicenda dell’oligarca fuggito e delle azioni intraprese che hanno ulteriormente incendiato i rapporti tra lui e la categoria. “La Carta fondativa della nostra Repubblica, proprio perché nata dalle macerie della dittatura fascista, è particolarmente puntuale nel definire l’ambito delle attribuzioni dei diversi poteri – osserva Nordio -. Sono convinto che anche su questo aspetto l’attuazione della Costituzione sia un percorso tuttora in atto, nella consapevolezza che le leggi sono l’espressione prima della sovranità popolare, opera di parlamentari eletti dal popolo e politicamente responsabili”.

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