Quest’estate costerà di più anche volare. Già nel 2022 le tariffe aeree avevano dato una bella botta all’insù, oggi si fa il bis. Da che parte tiri il vento lo si era già capito in occasione degli ultimi ponti quando le tariffe hanno iniziato ad infiammarsi. Nel ponte del due giugno un volo Roma – Amsterdam veniva venduto a 558 euro, un Milano – Madrid a 382 euro. Nel complesso aumenti medi del 36% per le tratte nazionali e del 43% per quelle internazionali, come ha rilevato Assoutenti. “Le tariffe aeree sono oramai fuori controllo, e regalarsi un viaggio all’estero pur rimanendo entro i confini europei è sempre più dispendioso”, denunciava il presidente Furio Truzzi. Più o meno tutti gli indicatori mostrano che il caro voli sarà una costante per tutta l’estate, ed oltre. Non che sia di grande consolazione ma, come si dice, mal comune mezzo gaudio. I rincari non sono prerogativa italiana ma interessano tutto il mercato. Un volo Hong Kong – New York costa, in classe economy, in media oltre il doppio rispetto al 2019. Una tratta Parigi- Tokyo il 69% in più.
La cosa stupisce fino ad un certo punto. Già un anno fa di questi tempi Micheal O’Leary, il numero uno del colosso low cost Ryanair, aveva proclamato la fine dei voli a basso costo, o almeno di quei prezzi stracciati da 10 euro a tratta con cui la compagnia irlandese aveva trasformato il mercato nei primi anni duemila. Le compagnie di tutto il mondo naturalmente gongolano dopo aver visto in faccia la bancarotta durante il Covid, quando era normale viaggiare su aerei da 200 posti con meno di dieci sedili occupati. Lo scorso 5 giugno la Iata (l’associazione internazionale delle compagnie aeree) ha raddoppiato le previsioni di utili del settore per il 2023, portandole a 9,8 miliardi di dollari. I vettori approfittano di una ripresa della domanda post pandemia che si è sviluppata in modo più rapido del previsto. Bloccate a casa per due anni, le persone hanno messo i viaggi in cima alla lista dei desideri e pazienza se si spende di più. A titolo di esempio lo scorso aprile Ryanair ha trasportato 16 milioni di passeggeri, più dello stesso mese del 2019, e i suoi aerei erano pieni al 94%, a fronte di valori degli anni passati intorno all’80%. Nel mese di aprile i passeggeri transitati dagli aeroporti italiani hanno superato quelli di 4 anni fa. Per ora va così, tuttavia è possibile che lo slancio accumulato dai viaggiatori nei mesi di lockdown gradualmente si esaurisca, e che la pressione della domanda si allenti, riducendo le possibilità per le compagnie per agire sui prezzi.
Ci sono però altri elementi che fanno presagire che il low cost, almeno nella sua versione più spinta, non lo rivedremo per un bel po’. Il prezzo del petrolio (e quindi dei carburanti) nell’ultimo hanno è sceso ma rimane del 20% superiore ai valori antecedenti alla pandemia. Le grandi compagnie hanno un peso negoziale che consente loro di strappare prezzi più favorevoli ed usano strategie finanziarie per neutralizzare, entro certi limiti, le oscillazioni dei prezzi ma un fattore carburante esiste. C’è anche uno sforzo che il settore è tenuto a compiere per ridurre le emissioni di Co2. Questo, per ora, significa soprattutto ringiovanire le flotte ordinando aerei più moderni e meno inquinanti, quindi spese da scaricare in qualche modo sui passeggeri. In prospettiva l’utilizzo di biocarburanti che però, almeno per ora, sono molto più costosi rispetto a quelli di derivazione fossile. Una decina di giorni fa l’amministratore delegato di Boeing Dave Calhoun ha affermato che i carburanti ecologici non saranno mai convenienti per questo settore. Il costo del lavoro è aumentato. Durante la pandemia le compagnie hanno licenziato molto, quando il traffico è ripreso si sono trovate a corto di personale. Questo ha fornito l’occasione per i lavoratori di contrattare salari e condizioni migliori, come ci si ricorderà la scorsa estata è stata inframezzata da numerosi scioperi con cui i dipendenti sono riusciti a far valere le loro richieste. Anche nel settore delle low cost in cui, storicamente, le retribuzioni e i turni erano particolarmente “tirati”. Tutti questi fattori ci dicono che volare sarà più costoso che in passato ma, forse, anche più sostenibile.