La Missione di supporto dell’Onu in Libia (UNSMIL) esprime “preoccupazione per gli arresti arbitrari di massa di migranti e richiedenti asilo in tutto il paese”. La Missione politica di supporto delle Nazioni Unite nel Paese, istituita all’indomani della guerra civile libica, ha utilizzato i suoi canali social per denunciare quanto sta accadendo nei territori controllati dal Governo di unità nazionale (GUN) di Tripoli. “Le autorità libiche hanno arrestato migliaia di uomini, donne e bambini prelevati dalle strade e dalle loro case o in seguito a raid nei campi e nei magazzini di presunti trafficanti”. Secondo la Missione Onu, gli arresti sarebbero la conseguenza di una serie di raid effettuati in tutto il Paese nelle ultime settimane, giustificate con la lotta alla criminalità organizzata. “Molti di questi migranti – scrive l’UNSMIL su Twitter –, tra cui donne incinte e bambini, sono ora detenuti in condizioni di sovraffollamento e antigeniche” e “migliaia di altri, compresi i migranti che sono entrati legalmente in Libia, sono stati espulsi collettivamente senza controllo o giusto processo”.

La campagna di “arresti arbitrari e deportazioni”, riferiscono le Nazioni Unite, “è stata accompagnata da un inquietante aumento dell’incitamento all’odio e del discorso razzista contro gli stranieri online e nei media”. L’UNSMIL invita infine “le autorità libiche a fermare queste azioni e a trattare i migranti con dignità e umanità in linea con i loro obblighi internazionali. Le autorità libiche devono garantire alle agenzie delle Nazioni Unite e alle Ong un accesso senza ostacoli ai detenuti che necessitano di protezione urgente”. Dalla fine del mese di maggio, Tripoli ha lanciato attacchi aerei nelle regioni orientali e occidentali del Paese, nell’ambito di una strategia militare volta a “ripulire” il territorio dai covi che il Governo ritiene utilizzati dai trafficanti di droga e di esseri umani. Iniziative che preoccupano gli organismi internazionali come l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM).

Recentemente l’OIM ha riferito di almeno 5.000 migranti detenuti nei centri di detenzione ufficiali della Tripolitania. “Ma potrebbe trattarsi solo della punta dell’iceberg”, ha detto l’Organizzazione invitando la comunità internazionale a cercare alternative alla detenzione delle persone in esilio. Secondo i dati dell’OIM, dall’inizio dell’anno oltre 6.600 persone sono state intercettate e riportate in Libia nonostante sia da considerare un Paese “non sicuro”. Nel 2023 almeno 651 persone hanno perso la vita e 332 sono scomparse mentre tentavano di attraversare la rotta del Mediterraneo centrale, la più letale tra quelle che puntano all’Europa. Ciò nonostante, lo scorso aprile il Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione sulla Libia che non ha tenuto in considerazione le violazioni dei diritti umani documentate sia contro i civili libici che contro i migranti.

La denuncia dall’UNSMIL sugli arresti in corso segue di pochi giorni il vertice tra il Governo di unità nazionale di Tripoli e quello italiano, tenutosi lo scorso 7 giugno a Palazzo Chigi. La premier Giorgia Meloni ha accolto il presidente Abdul Hamid Dbeibah e membri del governo libico, compreso il discusso ministro dell’Interno Emad Trabelsi, già capomilizia tra i più influenti, che proprio le indagini dell’Onu accusano di aver intascato milioni di dollari grazie al traffico di petrolio tra il Nord-Ovest del Paese e la Tunisia. Mentre le carte ufficiali dell’Onu e del Tribunale penale internazionale lo accusano di “traffico di esseri umani, violenze, torture e sparizioni forzate ai danni di migliaia di migranti e rifugiati”. Nel corso dell’incontro a Roma, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il suo omologo Trabelsi hanno firmato una Dichiarazione d’intenti sul rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza per rafforzare “le azioni di contrasto alle organizzazioni criminali transnazionali che gestiscono il traffico di migranti”, ha scritto il Viminale su Twitter. Durante il vertice, Meloni e Dbeibah “hanno discusso dell’importanza di indire le elezioni libiche presidenziali e parlamentari il prima possibile – ha riferito Chigi –, anche con la mediazione delle Nazioni Unite e del rappresentante Onu”, quel Abdoulaye Bathily a capo dell’UNSMIL che oggi denuncia i raid anti migranti di Tripoli.

La campagna di arresti di cui riferisce l’UNSMIL segue l’accordo del Consiglio Ue dei ministri dell’Interno sul Patto immigrazione e asilo, nel quale l’Unione apre alla possibilità di espellere irregolari ma anche richiedenti asilo verso “Paesi terzi sicuri”, anche di transito, giudicati tali dal singolo Paese Ue. Una strategia che passa però dagli accordi, anche bilaterali, con i Paesi extra Ue come quelli del Nord Africa e che nelle ultime ore la premier Giorgia Meloni ha provato a concretizzare con un nuovo viaggio in Tunisia, ma almeno per ora senza successo, visto il comunicato della presidenza tunisina: nel corso dell’incontro il presidente Kais Saied, si legge nel testo, “ha fatto notare che la soluzione che alcuni sostengono segretamente di ospitare in Tunisia migranti in cambio di somme di denaro è disumana e inaccettabile, così come le soluzioni di sicurezza si sono dimostrate inadeguate, anzi hanno aumentato le sofferenzedelle vittime della povertà e delle guerre”.

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