“Esprimo sentimenti di umana partecipazione per una persona che ha segnato la storia dell’Italia, deve prevalere ora questo sentimento di umana partecipazione al dolore e al lutto della famiglia”. Così, parlando con i cronisti, il procuratore di Milano Marcello Viola commenta il decesso di Silvio Berlusconi, morto lunedì mattina all’età di 86 anni. Una dichiarazione istituzionale ma significativa, perché proviene dal capo dell’ufficio giudiziario che ha portato avanti la quasi totalità dei processi e delle indagini sull’ex premier, compreso l’unico terminato con una condanna definitiva, quello sui diritti tv Mediaset. Poco dopo interviene anche il presidente facente funzioni del Tribunale milanese, Fabio Roia: “La scomparsa di Silvio Berlusconi non può non suscitare emozioni. La prima, prevalente, riguarda l’aspetto di sofferenza e di doverosa vicinanza ai familiari. Vi sono poi le impronte di storia che una figura come la sua ha tracciato durante lunghi anni di impegno nella vita politica e nella crescita dell’impresa. Altre vicende devono, in questo momento, rimanere sopite”.
A Milano è ancora pendente il procedimento Ruby ter per corruzione in atti giudiziari, concluso in primo grado con un’assoluzione “perché il fatto non sussiste” per Berlusconi e altri 25 imputati, decisa per un motivo esclusivamente tecnico: la corruzione, secondo il collegio, non poteva sussistere perchè le ragazze pagate dall’ex premier per raccontare il falso nei processi Ruby e Ruby bis non dovevano essere considerate testimoni, quindi pubblici ufficiali, bensì indagate di reato connesso. Un punto di vista che contrasta con quello di 14 altri magistrati, che nei processi precedenti avevano ritenuto le testimonianze valide. La Procura, rappresentata dall’aggiunta Tiziana Siciliano e dal sostituto Luca Gaglio, ha annunciato di voler ricorrere in appello contro la decisione: il reato contestato a Berlusconi dovrà naturalmente essere dichiarato estinto per morte del reo.