“Non ci sarà più Forza Italia, muore con Silvio. È un fatto scontato”. Gianfranco Micciché, storico plenipotenziario del partito azzurro in Sicilia, non ha dubbi. E a poche ore dal decesso di Silvio Berlusconi dà la risposta più cinica alla domanda che in molti si stanno già facendo: “Il nostro non è un partito da congresso per sapere chi prende la direzione. Assisteremo alla lite su chi è proprietario del simbolo, a chi non lo è. Già so come andrà a finire. Ma ora non voglio pensarci”, dice all’AdnKronos l’ex deputato, ministro, viceministro, sottosegretario e presidente dell’Assemblea regionale siciliana. L’accenno alla lite sul simbolo è un riferimento alla “missione” di Marta Fascina, deputata e moglie di B., che secondo i retroscena puntava (e chissà se ce l’ha fatta) a farsi riconoscere la titolarità del logo con atto notarile. Statuto alla mano, la titolarità dell’uso dell’emblema apparterrebbe al tesoriere del partito pro tempore, ovvero Alfredo Messina, ex manager Fininvest, che attualmente riveste la carica di commissario-amministratore nazionale.
Fascina punta a un ruolo centrale negli equilibri futuri nel partito, tanto che negli ultimi giorni ha tentato un blitz per sostituire i coordinatori regionali a lei sgraditi, sventato all’ultimo momento da Antonio Tajani. Proprio il ministro degli Esteri ed ex presidente del Parlamento europeo, attuale coordinatore azzurro, è accreditato come il più probabile candidato alla successione – o quantomeno alla reggenza – con l’appoggio di Fascina e della primogenita Marina. E non è un caso nelle dichiarazioni post-mortem lanci subito una scommessa sul futuro: “Abbiamo il dovere, come Forza Italia, di andare avanti, seppur feriti. Lo faremo ancora sotto la sua guida morale e spirituale e continueremo a lavorare nel solco delle sue indicazioni”, dice. “Continueremo a lavorare tutti insieme, il progetto di Berlusconi è un progetto che va al di là della sua vita terrena, un progetto che noi lavoreremo per realizzare”, promette. Ma il timore è quello di un fuggi-fuggi generale verso Fratelli d’Italia, la Lega o anche Italia viva: Matteo Renzi sta già alla finestra e non ha perso un attimo per posizionarsi, parlando del defunto Silvio come “un fuoriclasse in tutto quello che ha fatto, capace di innovare in modo straordinario”.
A non credere in una successione è anche Elio Vito, deputato azzurro per otto legislature e a lungo fidato colonnello dell’uomo di Arcore, prima di uscire da Forza Italia nell’estate 2022: “Forza Italia è sempre stata solo Berlusconi e ha sempre fatto, inevitabilmente, quello che Berlusconi ha voluto”, ha detto a ilfattoquotidiano.it nei giorni del ricovero al San Raffaele dell’aprile scorso. “Gli elettori sono in gran parte già andati via. I parlamentari e i dirigenti, che pensano solo a sè stessi, andranno da Meloni, da Salvini e da Renzi”, vaticinava. Il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture, intervistato dal Tg1, ammette che nel centrodestra la vita “sicuramente sarà più difficile, perché (Berlusconi, ndr) riusciva a mettere d’accordo tutti, a tenere in sintonia tutti, ad avere un pensiero per tutti”. Al Tg5 il presidente del Senato Ignazio La Russa riassume: “C’è una Italia prima di Berlusconi e una dopo Berlusconi. Così come c’è una Italia fino a ieri ed una da domani”. E alla domanda su eventuali ripercussioni sull’alleanza di governo risponde: “Le verificheremo più avanti, ma secondo me non ci saranno”. Intanto è stata confermata la riunione del Comitato di presidenza di Forza Italia in programma per martedì alle 13: all’ordine del giorno c’è l’approvazione del rendiconto dell’esercizio 2022. Al resto si penserà dopo.