In Germania quella frase non l’hanno dimenticata. Nel dare la notizia della morte di Silvio Berlusconi, le tv tedesche che ripercorrono la vita dell’ex premier italiano continua a mostrare lo scambio del 2003 all’Europarlamento con Martin Schulz, già leader dell’Spd, quello in cui l’allora premier italiano usò il termine “kapò“. Sulla morte di Berlusconi, l’ex eurodeputato si è limitato ad osservare che “ogni morte è triste e deplorevole”. Salvo aggiungere: “Per il resto, la mia opinione sul bilancio politico di Berlusconi e sui pericoli connessi è ben nota”. Del resto, l’uscita di Berlusconi fu solo l’inizio di una lunga rivalità.
Nel 2003, quando Berlusconi era presidente del Consiglio e inaugurava al Parlamento europeo la presidenza di turno italiana, l’allora capogruppo dei socialisti Schulz chiese se avesse intenzione di varare la procura europea. Inoltre si permise di criticare la Lega Nord per le sue politiche “del tutto incompatibili con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea” ed espresse la sua preoccupazione che “il virus del conflitto d’interessi di Berlusconi si espandesse anche a livello europeo”. La risposta di Berlusconi? “In Italia stanno preparando un film sui campi di concentramento nazisti, la proporrò per il ruolo di kapò. Lei è perfetto!”. A fianco a lui un Gianfranco Fini che sprofondava lentamente nella sedia. E infatti quelle parole fecero subito il giro del mondo e produssero una crisi diplomatica tra Roma e Berlino. L’uscita di fronte al Parlamento europeo risultò particolarmente odiosa perché Schulz veniva accostato ai prigionieri dei lager nazisti cui le autorità dei campi affidavano compiti di sorveglianza sugli altri deportati. Iniziava così il semestre italiano di Presidenza dell’Unione europea del governo Berlusconi. In un un’aula attonita, il Cavaliere si giustificò dicendo di aver parlato “con ironia”, ma rifiutò di scusarsi con il deputato socialista.
Tanto che 11 anni dopo il match si ripete. In campagna elettorale per le europee 2014, contro un Martin Schulz diventato presidente del Parlamento europeo, candidato dei socialisti (dunque anche del Pd di Renzi) alla presidenza della Commissione, Berlusconi rilancia. E aggiunge: “Non volevo offenderlo, ma apriti cielo perché per i tedeschi i campi di concentramento non sono mai esistiti”. Parole che suggeriscono l’idea di una Germania negazionista e fanno subito scattare una reazione internazionale. “Spregevoli commenti” che “sono un insulto per l’intero popolo tedesco, non solo per Schulz”, fu il commento del presidente del Partito socialista europeo, Sergei Stanichev, che chiese “ad Angela Merkel, ai leader del Ppe e al candidato Jean Claude Juncker” di “prendere immediatamente le distanze e condannare” le parole di Berlusconi. Mentre il capogruppo S&D al Parlamento europeo, l’austriaco Hannes Swoboda, chiese l’uscita di Forza Italia dal Ppe per le posizioni “estremiste” e per il suo leader che “non rispetta gli standard minimi di educazione e comunicazione richiesti in una campagna europea”.
Un pezzo da novanta della Cdu come Elmar Brok, presidente della Commissione Esteri dell’Europarlamento e consigliere della Merkel si disse “dispiaciuto per Silvio Berlusconi”, perché “è completamente fuori dalla realtà” visto che “tutto il mondo sa che la Germania si è presa la piena responsabilità dei campi di sterminio nazisti”. Insomma, “frasi da vecchio” di “uno che non può essere candidato per le ragioni che sappiamo”, ma che però “personalmente turbano” e di cui vorrà sentire “spiegazioni”. Schulz, che al momento della nuova esternazione di Berlusconi era in campagna elettorale tra Bulgaria e Romania, ci mise un po’ a reagire. Poi il suo staff diffuse una dichiarazione in cui il socialdemocratico tedesco definisce Berlusconi “sinonimo di odio, invidia e litigio“, aggiungendo che “vuole mettere i popoli uno contro l’altro per ottenere un vantaggio per sé e per il suo partito”. Un comportamento “scandaloso e che contraddice tutto ciò che l’Italia è: un paese meraviglioso con un grande popolo”. Al contrario, “l’Europa è sinonimo di pace e solidarietà tra i popoli e le nazioni. E questo non sarà minacciato dalle stupide parole di Berlusconi”.
L’Italia si divise, come sempre accade quando si parla di Berlusconi. “Dopo le sue farneticanti dichiarazioni, come faranno i deputati di Forza Italia ad essere accolti nel gruppo del Ppe al Parlamento europeo e a lavorare con i rappresentanti della Germania democratica nata proprio sulle ceneri dei campi di sterminio nazista?”, commentò David Sassoli, capo delegazione del Pd al Parlamento europeo, dopo l’ennesima sparata di Berlusconi. Nel Nuovo centrodestra, Fabrizio Cicchitto parlò di un Cavaliere che “scivola su una buccia di banana”. In Forza Italia tutti schierati con il leader, da Giovanni Toti a Paolo Romani, da Mariastella Gelmini a Renato Brunetta, che rincara: “Schulz ha offeso l’Italia, ne abbiamo abbastanza”.
Nel frattempo, dopo la frase sul “kapò” del 2003, l’ex libraio e socialdemocratico Schulz ebbe il vento in poppa. Prima viene nominato leader del gruppo europeo dei socialisti (che ha cambierà nome in “socialisti e democratici” nel giugno 2009 proprio per ospitare il Pd italiano) e nel gennaio 2012 sarà eletto presidente del Parlamento europeo. Non a caso gli avversari politici di Schulz lo hanno spesso definito “la creazione politica più azzeccata di Berlusconi”. L’ascesa del tedesco è andata di pari passo con il declino dell’ex premier italiano culminato nella dissoluzione del suo governo nel 2011 e l’arrivo di Mario Monti, che incassò subito il sostegno dello stesso Schulz. Non ultimo, nel 2012 l’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano farà di Schulz un Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il suo impegno anti-nazista. Cavaliere come Berlusconi, dunque, anche se, ironia della sorte, il titolo di Berlusconi, attribuitogli nel 1977 per i meriti del lavoro, è di grado inferiore come prestigio a quello ottenuto da Schulz.