La colazione, che sia dolce o salata, è uno dei momenti preferiti della giornata per molti. E quando il classico croissant cambia forma può essere un successo. E così è stato per il Crubik, il croissant cubico dall’involucro croccante e il cuore soffice ripieno di crema pasticciera alla vaniglia ribattezzato così dal popolo dei social. Le persone fanno la coda per averlo, ordinati e pazienti, intorno al dehors di piazza Carignano, a Torino. Ma in realtà, il team capitanato dallo chef a una stella Michelin Matteo Baronetto, aveva creato il Cubo (questo il suo vero nome) della Farmacia Del Cambio – com’è conosciuto oggi – già nel nel maggio 2019, provando a cuocere la base di un croissant intrecciato negli stampini quadrati solitamente utilizzati per le basi salate, tipo pancarrè. Tuttavia, non si sarebbe mai aspettato un successo del genere. Al ricordo di quattro anni fa, racconta: “Per me funzionava. Era geograficamente affascinante, ricorda un sampietrino di piazza Carignano, quindi aveva anche un significato particolare nel luogo in cui siamo. E poi era molto appagante come gusto, un guscio di sfogliato con una bella farcitura alla crema: nella mia testa non poteva non funzionare”. Popolarità arrivata non solo dal gusto e dalla forma ma anche dai social.
E così, magia dell’algoritmo, quattro anni dopo il suo lancio, “Crubik” è diventato virale, anche perché è perfettamente instagrammabile e si presta a far parlare di sé. “Ne sforniamo tra i 120 e i 150 al giorno – spiega lo chef – ed effettivamente li finiamo in pochissimo tempo”. Ma convinto che il successo del locale non sia legato esclusivamente al croissant rivoluzionario, precisa: “Non credo che i clienti vengano solo per il Cubo: il fatto è che la Farmacia è diventata una meta per la colazione in città, ed è una cosa che ci rende molto orgogliosi”, poi aggiunge: “Oltre al Cubo, a disposizione dei clienti ci sono almeno altre otto tipologie di paste – chiosa Baronetto – . È il motivo per cui non ho nessuna intenzione di produrne, per dire, seicento al giorno: non voglio cercare la scalabilità. E in generale credo che sia anche bello che qualcuno arrivi lì per quello e poi invece scopra qualcos’altro”.