Il colosso elvetico Ubs, con l’aiuto dei contribuenti svizzeri, ha completato l’acquisizione della rivale Credit Suisse, fallita lo scorso marzo. Si tratta della più grande fusione bancaria dalla crisi finanziaria del 2008 e creando un “titano globale” della di gestione patrimoniale a livello globale. Ubs ha annunciato la chiusura dell’operazione con una lettera aperta sui giornali locali e internazionali. L’acquisizione di Credit Suisse pone fine ai 167 anni di indipendenza della banca. L’annuncio arriva dopo che nei giorni scorsi Ubs ha sottoscritto un accordo con il governo svizzero per una garanzia di 9 miliardi di franchi svizzeri (10 miliardi di dollari) per potenziali perdite sugli asset del Credit Suisse. Ubs è intervenuta a metà dello scorso marzo per salvare il Credit Suisse, travolto da una crisi di fiducia che stava trasformandosi in una fuga di clienti. La banca è stata acquisita per soli 3 miliardi di franchi e con ampie garanzie e sostegno finanziario da parte del governo e della banca centrale svizzera.
L’operazione non è stata del tutto ortodossa visto che ha comportato l’azzeramento del valore di bond subordinati per un controvalore di 16 miliardidi franchi in via prioritaria rispetto alle azioni. Una scelta contro cui sono avviate numerose cause legali da parte degli obbligazionisti penalizzati. La gestione operativa dell’integrazione spetterà a Sergio Ermotti, già amministratore delegato di Ubs in passato e richiamato in servizio per far fronte alla nuova sfida. L’avvio dell’integrazione è stata accompagnata da una serie di regole per gli ex dipendenti Credit Suisse, storicamente più propensi al rischio (e coinvolti in numerosi scandali). Avranno limiti per la negoziazione dei prodotti finanziari più rischiosi e opachi come alcune tipologie di derivati. Vietato inoltre acquisire nuovi clienti da una serie di paesi ad alto rischio. Questi includono Afghanistan, Albania, Bielorussia, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, El Salvador, Eritrea, Etiopia, Guinea, Haiti, Iraq, Kosovo, Kirghizistan, Libia, Moldavia, Myanmar, Nicaragua, Palestina, Russia, Sud Sudan, Sri Lanka , Sudan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Venezuela, Yemen e Zimbabwe. Stop anche alla gestione di operazioni con clienti e aziende ucraine. Ubs fu salvata dalle autorità svizzere nel 2008 con uno stanziamento di una sessantina di miliardi di franchi.