di Alessandro Volpi

È morto Silvio Berlusconi, per chi come me si è formato politicamente giovanissimo negli anni dell’opposizione al suo governo fa uno strano effetto vedere come ciò avvenga in una fase nella quale questo episodio, escludendo le questioni relative alla piccola politica di Palazzo, non ha nessun significato ragguardevole sul piano della politica. Come scarsamente rilevante era ormai per gli italiani che decidono di votare a destra e a sinistra la sua figura. È strano perché per molti anni abbiamo vissuto in una condizione nella quale sembrava che un evento relativo alla persona di Berlusconi avrebbe avuto un significato escatologico.

Berlusconi ci lascia con un paese devastato, e in gran parte per sua responsabilità. L’implementazione delle politiche neoliberiste nel suo ventennio – in alternanza anti-democratica con le sinistre – di cui la fase successiva alla sua deposizione è stata coronamento. La distruzione culturale attraverso la televisione, la devastazione della scuola dell’università con le sue controriforme, rispetto alle quali, va detto, il governo Renzi è stato più che degno continuatore. Per non parlare del rapporto con la giustizia, e tutto ciò che ne è conseguito. L’anticomunismo farsesco ma ideologicamente violento… E si potrebbe andare avanti.

Ma senza temere di esagerare possiamo dire che il frutto più velenoso del berlusconismo è stato l’antiberlusconismo. Non che non ci fossero verità e ragioni in quel movimento – soprattutto nella parte migliore della società civile, meno nell’espressione politica – se pensiamo che una figura come Michele Santoro, simbolo di quella fase, è oggi uno dei più importati oppositori della deriva bellicista europea. Ma il dramma è che l’antiberlusconismo inaugurò quella logica viziosa senza contenuti che ci impedisce di uscire dalle continue ristrutturazioni del blocco del vincolo esterno. Se Berlusconi è stato una figura cardine della svendita dell’Italia, non va dimenticato cosa avevano fatto i governi di centro-sinistra prima di lui, e cosa avrebbero fatto Monti e tutti gli altri, resi digeribili solo dalla voglia di liberarci dal “tiranno”. Insomma l’antiberlusconismo ha preparato l’arrivo della tecnocrazia, e noi abbiamo pure festeggiato.

Ma ho parlato di logica viziosa perché non riusciamo più ad uscirne, perché lo spettro della seconda (pseudo)repubblica continua ad infestare inesorabilmente la politica italiana. Al frutto marcio dell’anti-berlusconismo infatti, il paese ha reagito, se si eccettua una breve parentesi populista che ha portato i più importanti avanzamenti sociali degli ultimi venti anni, con un “anti-sinistrismo” ugualmente subalterno. Individuato il nemico principale, il Pd, la sinistra ecc… – anche qui, con grandissime ragioni – si è passati dalla critica alla tecnocrazia e ai suoi più strenui difensori all’accettazione di qualsiasi soluzione che li avesse cacciati dal governo. E così il sistema si è di nuovo ristrutturato con il governo Meloni, un neoliberalismo conservatore, ultra-atlantista, con il plus di essere reazionario sul piano dei diritti civili. La realizzazione rovesciata della critica al neoliberalismo presente nei partiti di sinistra.

Solo uscendo da questa logica viziosa della contrapposizione fra idoli, che serve solo alla ristrutturazione del sistema potremo liberarci del fantasma di Berlusconi e dell’antiberlusconismo, che continua ad infestare la politica italiana. Che non significa – beninteso – accettare la stanca retorica liberale contro la polarizzazione, tesa a rompere il conflitto, contro la cosiddetta “politica fatta con la pancia”, per riaffermare una moderata logica di razionalismo dialogico. Si tratta piuttosto di uscire dalla caverna e guardare in faccia i nemici del 99% del popolo italiano, non farsi dettare l’agenda dal “mostro” di turno, in un’infinita ripetizione del sempre identico del vincolo esterno, che sia con il berlusconismo, la tecnocrazia di sinistra o il conservatorismo neoliberista meloniano. Finché non ci libereremo di questo continueremo a ingoiare i frutti più avvelenati del berlusconismo, la pianta nata dalla fine della possibilità di ogni autonomia della politica nel nostro paese.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

B.COME BASTA!

di Marco Travaglio 14€ Acquista
Articolo Precedente

Travaglio e Santoro ricordano quando Berlusconi pulì la sedia del direttore del Fatto: “Perse 6 milioni e mezzo di voti”. Su La7

next
Articolo Successivo

La riforma della giustizia di Nordio giovedì in Cdm: “Segnale nel solco dell’eredità di Silvio”

next