“Il lutto nazionale per Berlusconi è inopportuno e fuori luogo. Condivido la decisione di Tomaso Montanari“. Così a Tagadà (La7) l’ex ministro della Sanità Rosy Bindi commenta la scelta del lutto nazionale e dello stop dei lavori del Parlamento in omaggio a Silvio Berlusconi, applaudendo la decisione del rettore dell’Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari, che si è rifiutato di far sventolare le bandiere a mezz’asta nel suo ateneo.
Bindi spiega: “Penso che il lutto nazionale lo si debba riservare alle personalità che hanno unito il Paese e non a quelle che lo hanno diviso, alle persone che si sono distinte per particolari risultati ottenuti, alle personalità dell’arte e della cultura, a chi ha sacrificato la propria vita per il Paese. Ma trovo inopportuno il lutto nazionale per un presidente del Consiglio che è stato tanto amato – sottolinea – ma che è stato anche capace di non farsi amare da altre persone. E che è stato un elemento di divisione su questioni fondamentali, come il senso delle istituzioni, il rispetto della Costituzione, il rispetto nei confronti delle donne, l’immagine del paese in giro per il mondo. Perché il lutto nazionale? Per quale motivo tutte le istituzioni del paese dovrebbero avere una bandiera a mezz’asta e il Parlamento si deve fermare?“.
E aggiunge: “Siamo in una fase di santificazione, realizzata dalle sue tv ma anche dalla Rai, che non fa bene al paese e che non corrisponde alla verità. Berlusconi ha cambiato tanto l’Italia, ma per quanto mi riguarda non l’ha cambiata in meglio, soprattutto perché ha sdoganato certi comportamenti nei confronti delle donne, del denaro, del senso delle istituzioni. Berlusconi ha avuto un atteggiamento padronale con tutte le cose al mondo, come le donne, la politica, il potere, il rapporto tra pubblico e privato. Lui ha avuto un rapporto patrimoniale con tutte le cose e con tutte le persone che lo circondavano. E questo per me era inaccettabile”.
Bindi menziona poi la frase con cui fu apostrofata da Berlusconi, in collegamento telefonico, a Porta a porta l’8 ottobre del 2009 (“Ravviso che lei è sempre più bella che intelligente”). Lei rispose con la celebre replica: “Non sono una donna a sua disposizione”. Frase che poi fu stampata su diverse magliette indossate da esponenti dem alla convention nazionale del Pd che si tenne 3 giorni dopo.
L’ex presidente della Commissione Antimafia ricorda: “Lui mi disse che ero più bella che intelligente perché contestai il fatto che attaccasse Corte Costituzionale e presidente della Repubblica (Giorgio Napolitano, ndr) che avevano bocciato il lodo Alfano, una delle tanti leggi ad personam che aveva fatto votare in Parlamento, al quale fece anche votare che Ruby era nipote di Mubarak. Il berlusconismo? Tutto questo è stato possibile perché l’aspetto culturale di Berlusconi non è mai stato preso sul serio dalla sinistra, né persino dalla Chiesa, né da alcuni intellettuale, né dai mezzi di comunicazione”.