Il giovane Simone sarà rimasto deluso. È arrivato da Palermo all’una di notte e si è subito andato a posizionare in piazza Duomo, in modo da poter seguire il funerale di Silvio Berlusconi dalla prima fila. Ma avrebbe tranquillamente potuto trascorrere la notte in albergo, riposare e presentarsi nella tarda mattinata: arrivare davanti al sagrato sarebbe stato comunque abbastanza semplice. Chi si aspettava il pienone, infatti, ha sbagliato il pronostico. Saranno state le 48 ore di lutto televisivo no stop, il caldo o forse anche solo il giorno e l’orario, non esattamente comodi per chi lavora. Fatto sta che alla fine i funerali di Stato dell’uomo di Arcore non hanno fatto registrare l’atteso sold out. La folla ha rimpito più o meno a metà piazza Duomo, la cui capienza era già stata quasi dimezzata per motivi di sicurezza: di solito può accogliere fino a 25mila persone, ma dalla mattinata una serie di transenne ha ridotto il numero massimo a circa diecimila. Alle 15, quando il sole è alto e il feretro di Berlusconi arriva davanti alla basilica, attorno alla statua di Vittorio Emanuele ci saranno tra le quattro e le cinquemila persone. Dentro, invece, i duemila posti previsti per familiari e autorità sono già tutti pieni: gli ultimi ad arrivare, come da rigido protocollo, sono Giorgia Meloni e Sergio Mattarella. La piazza li vede salire le scale dai due maxischermi: applaude brevemente entrambi.

Si potrebbe dire che a dare l’ultimo saluto a Berlusconi ci sia una folla variopinta e variegata, ma in realtà è soprattutto bicolore: rosso e nero come le dieci bandiere del Milan che sventolano davanti ai due maxischermi. Com’è noto il cavaliere non era più proprietario della società dal 2017, eppure ai funerali di Stato sono andati soprattutto ultras del Diavolo. Meno diffuse, paradossalmente, sono le bandiere di Forza Italia. Un paio le sventolano i Giovani come Simone, il ragazzo arrivato in piena notte. Nel resto della piazza i militanti della primavera del partito saranno una ventina, tutti o quasi vestiti di blu, occhiali scuri e sneakers bianche. Si mixano alla varia umanità che ogni giorno attraversa piazza Duomo: famigliole di turisti americani, coppie orientali e studenti a zonzo in un mercoledì di giugno. Alcuni sembrano passare di lì per caso, ma si fermano, rapiti da quello che succede sui maxischermi. Senza l’audio potrebbe sembrare la cronaca di un giro d’Italia, di una Parigi-Roubaix, ma non ci sono biciclette: solo le ammiraglie che da Arcore scortano l’auto con a bordo il feretro in direzione Duomo. È un funerale di Stato ma è soprattutto un funerale in diretta televisiva, minuto per minuto, con le immagini montate dalla regia: il defunto è pur sempre l’inventore della videocrazia, dove una cosa è vera solo se la dice la tv.

Per stare più comodi un paio di signori anziani si sono portati le sedie da casa: sono sdraio basse, di quelle che si usano in spiaggia. I due anziani non vedono nulla, protestano con un uomo davanti, che indossa la maglietta dei Deep Purple e una mascherina chirurgica. L’uomo chiede scusa e si sposta, ma in piazza sono tutti in piedi: la visuale dei due signori seduti resta impallata. Poco più avanti un tipo attempato, coi capelli grigi e il riporto si è presentato completamente avvolto da una bandiera di Forza Italia: tiene in mano il telefonino e con lo zoom sparato al massimo registra tutta la cerimonia funebre che viene proiettata dal maxischermo. È attentissimo e in religioso silenzio, non parla con nessuno, anzi zittisce chi gli sta attorno. Dall’altra parte della piazza, invece, c’è un uomo che vuole parlare con tutti: “Io sono suo coetaneo, lo seguo da sempre”, dice, quasi vantandosi. Coetaneo di chi? “Di lui, di Silvio”. “Anche lei è nato nel ’36?”. “No, no, sono del ’37, quasi ’38”.

Sul fondo della piazza c’è un tipo completamente vestito di bianco, con un sorta di Panama in testa: dicono sia il sosia di Albano, nel senso che di lavoro fa proprio questo. Al suo fianco una signora di mezza età cerca di trattenere lacrime che non si vedono, anche perchè indossa un paio di occhialoni scuri. “A lui devo tutto, devo tutto”, dice, mentre in chiesa è appena cominciata la funzione. Intanto dall’ala sinistra i tifosi rumoreggiano, si sentono un paio di “vergogna”, qualche fischio. Ce l’hanno con un contestatore, che ha una maglietta con scritto: “Io non sono in lutto”. A un certo puntoalcuni l’hanno accerchiato, spingendolo via: “Scemo, vai fuori dai coglioni“. È dovuta intervenire la Polizia per sottrarre il contestatore alla folla. Una maglietta identica la indossa anche una donna, che si muove dall’altra parte della piazza. “Lei deve rispettare innanzitutto una persona morta. Serve rispetto per la morte, se lei non è in lutto se ne vada a casa”, quasi le urla un tipo con la maglietta del Milan. “Perché dovrei andarmene? Io non condivido il lutto nazionale, che non è stato concesso neanche a persone che sono morte e hanno dato la loro vita per lo Stato italiano”, dice lei, che in mano ha un libro di Giovanni Falcone. A parte questi piccoli incidenti la piazza rumoreggia poco. Lo fa quando qualcuno fa partire il coro: “Chi non salta comunista è“. Dura solo qualche istante, il tempo di fare commuovere l’inviata del Tg5 in diretta. Qualcuno prova a far partire il tipico “Silvio, Silvio”, ma le voci si disperdono dopo pochi secondi. I cori che attecchiscono di più tra la folla sono soltanto quelli degli ultras. Soprattutto alla fine, quando il feretro esce sulla basilica. “Un presidente, c’è solo un presidente”. Ovviamente intendono presidente del Milan, non del consiglio. Alla fine ai Funerali da Stato c’era soprattutto gente da stadio.

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