“Francamente non sono d’accordo con il lutto nazionale per la morte di Silvio Berlusconi. Capisco i funerali di Stato per un ex presidente del Consiglio, ma il lutto nazionale per un leader politico che è stato così profondamente, volutamente e aggressivamente divisivo non va bene”. Sono le parole dello scrittore e giornalista Corrado Augias, ospite di Dimartedì (La7) dove fa un ritratto sfaccettato di Silvio Berlusconi.
“Il bilancio politico di Berlusconi – aggiunge – a mio giudizio è quello meno positivo. Lui da quel punto di vista ha sostanzialmente fallito. Nel ’94 aveva promesso una rivoluzione liberale, accompagnata da slogan illusori come “un milione di posti di lavoro” e “meno tasse per tutti”, che erano solo propaganda. Ma il nodo è che quella rivoluzione liberale non c’è mai stata. La sua politica economica è stata sbagliata e lo dicono i fatti”.
Augias riconosce nell’ex Cavaliere le doti di simpatia, “un po’ da venditore”, ma sottolinea: “Berlusconi, insieme al gesso e alla giunture anchilosate, alla comunicazione politica ha tolto anche le forme. E questo è brutto, perché in una democrazia la Repubblica vive di forme, che sono come i riti per una chiesa. Insultare i tuoi avversari, vilipendere le istituzioni, dire che le tasse sono lo Stato che ti mette le mani in tasca (frase infelicissima, ereditata dalla presidente del Consiglio che ha parlato di ‘pizzo di Stato’) significa togliere le forme e far barcollare la democrazia“.
Lo scrittore poi evidenzia uno dei tanti paradossi di Berlusconi: “Se nella comunicazione politica era fortemente innovativo, tuttavia nel rapporto con l’altro sesso era rimasto un italiano vecchio, addirittura della generazione precedente alla sua. Io, che sono suo coetaneo, ho imparato da molti decenni che il rapporto uomo-donna deve essere imbastito in maniera diversa. Lui no, era rimasto alle barzellette scollacciate“.
Augias rivela che una volta Berlusconi gli disse che sembrava un funzionario del KGB. E conclude, a proposito dell’idiosincrasia dell’ex Cavaliere per le istituzioni e delle sue doti di simpatia: “C’è una scena che non dimenticherò mai. Lo vidi parlare all’Accademia della Guardia di Finanza e lui raccontò la famosa barzelletta dell’uomo che sente bussare alla porta di casa, chiede chi è e quando gli viene detto che è una rapina, risponde: ‘Ah, meno male, pensavo fosse la Guardia di Finanza”. E quegli sventurati che erano presenti sorrisero anziché cacciarlo”.