C’era l’alleato europeo, tedesco della Csu e presidente del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber. C’era l’ex compagno di partito, da lui difeso fino in fondo, fino alla sua espulsione dal Ppe, il premier ungherese Viktor Orban. C’erano l’emiro del Qatar Tamim bin Ḥamad al-Thani e il presidente iracheno Abdul Latif Rashid, il premier albanese Edi Rama e i capitani reggenti di San Marino, Alessandro Scarano e Adele Tonnini. A fare notizia ai funerali di Silvio Berlusconi sono però le assenze dei leader internazionali di oggi e di ieri. Quelli conosciuti nel corso dei suoi quattro mandati a Palazzo Chigi, quelli incontrati nel corso delle sedute del Consiglio europeo, quelli che ha visitato e accolto da ministro degli Esteri. E soprattutto quelli che ha sempre considerato “amici”.
Per ovvi motivi non poteva esserci Vladimir Putin, ma l’altro grande leader, alleato nella Nato e considerato un amico, Recep Tayyip Erdoğan, non ha messo piede in Italia e ha preferito inviare l’appena nominato ministro degli esteri Hakan Fidan. Questo nonostante i rapporti tra lui e Berlusconi sono sempre stati considerati stretti, dato che fu lo stesso leader di Forza Italia a raccontare di aver sfruttato il loro rapporto personale per convincere il Sultano di Ankara, nel 2009, a togliere il veto sulla nomina di Anders Fogh Rasmussen come segretario generale del Patto Atlantico.
Mancava anche un altro storico alleato, con il quale Berlusconi nel 2002 riuscì a mettere in piedi i colloqui che portarono alla firma degli accordi di Pratica di Mare: il 76enne George W. Bush. Dagli Stati Uniti non è venuto, come prevedibile, Joe Biden, non è venuta la sua vice Kamala Harris e nemmeno il segretario di Stato, Antony Blinken. Ma quello tra Bush e Berlusconi fu non solo un rapporto tra capi dell’esecutivo di Paesi alleati, tra leader che condividevano un’idea di Stato e di mondo abbastanza simile, ma tra due amici. Furono loro stessi a definirsi tali nei primi anni del 2000, come testimonia anche la visita del politico di Arcore al ranch del capo della Casa Bianca nel 2003. Rapporto simile a quello che lo ha legato all’ex primo ministro britannico, il 70enne Tony Blair, anche lui assente. Fu lui l’altro artefice dell’invasione occidentale dell’Iraq alla quale Berlusconi diede il proprio appoggio e quello dell’Italia. E fu anche con lui che il leader di Forza Italia decise di condividere una vacanza a Porto Cervo, nel 2004, quella della famosa bandana immortalata nelle foto dell’epoca.
Rimanendo in Europa, non c’era certo da aspettarsi la presenza di Angela Merkel, che con Berlusconi non ha mai avuto un rapporto idilliaco e che, comunque, ha deciso di non partecipare più a eventi istituzionali, o di Nicolas Sarkozy. Dalla Germania non si registrano presenze di spicco e tantomeno dalla Francia, con Parigi che ha deciso di inviare l’ambasciatore a Roma. Una scelta, questa, che stride con quelle prese nel recente passato: ai funerali dell’ex premier giapponese, Shinzo Abe, appena un anno fa, Emmanuel Macron decise di inviare un ex presidente come Sarkozy, mentre, senza scomodare la cerimonia per la regina Elisabetta II, ai funerali del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Khalifa bin Zayed Al Nahyan, si presentò di persona. Va detto, però, che l’emiro è deceduto mentre era ancora in carica.
Berlusconi e il suo partito, inoltre, vantano storici rapporti con gli esponenti del Partido Popular e della monarchia spagnola. Ma anche da Madrid, dove è in corso una crisi di governo, non è arrivato alcun rappresentante. Non c’era nemmeno Mariano Rajoy, con il quale il ministro degli esteri Antonio Tajani mantiene stretti legami di amicizia. Ma l’assenza più evidente tra gli ex leader del Paese iberico è quella dell’ex capo del governo José María Aznar, storico alleato di Berlusconi che dopo la notizia della morte ha parlato ai giornali: “Ho perso un amico, il mondo un uomo unico”. Non è bastata la loro “profonda amicizia”, però, per vederlo ai funerali nel Duomo di Milano.